Scrive San Tommaso: “Certi atti sono virtuosi per
alcuni in quanto appropriati e adatti a loro, e immorali per altri in quanto a
loro inappropriati”
Alcune riflessioni sulla sua risposta all’aulico
omosessuale che invocava rispetto dal Santo Padre. Non volendo presupporre la
sua malafede, devo pensare che non sia insufficientemente informato sulla
morale cattolica:
A)
L’omosessualità in quanto tale non è affatto bandita né è
moralmente accettabile negare comprensione e amore ai fratelli omosessuali.
Come saprà, di moralmente illecito ci sono solo gli atti omosessuali. Ma allo
stesso modo lo sono gli atti eterosessuali al di fuori del matrimonio.
B)
Scrivere che la Chiesa condanna l’omosessualità solo dal XIII
secolo non solo va contro le evidenze Scritturali neotestamentarie, ma anche
contro quelle Patristiche.
C)
La natura genera tante aberrazioni. Ma parlando di natura è chiaro
che si voglia perseguire una propria ideologia, anche solo per restare nel
politicamente corretto.
D)
Lei è certo che scopiazzando gli eterosessuali in una delle
istituzioni più importanti della nostra società, qual , non si riducano gli
omosessuali a semplici macchiette parodistiche degli etero?
Un non lettore di Repubblica e di D (perché smodatamente faziosi come troppa stampa
di destra o di sinistra) che per caso ha letto le sue righe.
Daniele Caselli
Il fatto che lei definisca con tono ironico
“aulica” la bella lettera che un omosessuale ha scritto per questa rubrica, già
denuncia il pregiudizio che lei nutre nei confronti degli omosessuali. E quando
il pregiudizio si accompagna al tono di sufficienza, se non addirittura di
superiorità, di chi tiene a precisare di essere un non lettore di alcuni
giornali perché troppo faziosi, l’impressione che se ne ricava è che proietta
sugli omosessuali e sui giornali la faziosità sua, tipica di chi assume un
codice morale, nel suo caso quello della morale cattolica, per esprimere
giudizi categorici, senza confrontarsi con altre posizioni o concezioni della
morale. Detto questo, entriamo nel merito delle sue considerazioni.
A)
Quando lei dichiara “amore e comprensione per i fratelli
omosessuali ribadendo subito dopo il principio della morale cattolica che
considera “moralmente illeciti i loro atti”, sta dando del “povero peccatore”
all’omosessuale che, per redimersi dalla sua condizione, dovrebbe astenersi
dall’esercizio della sessualità. E’ allora evidente che il suo amore è in
realtà per il “principio”, magari “non negoziabile”, che vieta l’esercizio
della sessualità agli omosessuali, nei confronti della quale, il suo amore e la
sua comprensione ha tutto il sapore di una dichiarazione retorica.
B)
Nella Scrittura neotestamentata e nella Patristica non c’è alcuna
“evidenza”, come lei dichiara, di esplicite condanne dell’omosessualità. Per
convincersi, legga John Boswell, professore di Storia all’Università di Yale,
il suo documentatissimo libro Cristianesimo,
tolleranza, omosessualità. La Chiesa e gli omosessuali dalle origini al IV
secolo (Leonardo editore). E poi di seguito legga l’epistolario di
Sant’Anselmo, priore di Bec e poi arcivescovo di Canterbury, che proibì la
promulgazione della prima legislazione anti gay in Inghilterra. Anselmo aveva
una serie di frequentazioni straordinariamente “emotive” con i suoi allievi,
tra cui Lanfranco e Dom Gilberto a cui, per esempio, rimprovera “la compagnia
di qualcun altro che ami non meno, o quanto più di me. Così tu godi della tua
consolazione, mentre nulla è lasciato a me se non il cuore spezzato”.
C)
Definire “contro natura” l’omosessualità ha come premessa taciuta
che “naturale” è solo la sessualità “riproduttiva”, per cui sarebbero “contro
natura” anche gli atti eterosessuali non riproduttivi. Se poi consideriamo che
comportamenti omosessuali si registrano in tutte le specie animali, come già
riscontrato da Aristotele nel suo trattato La
riproduzione degli animali, allora possiamo dire che l’omosessualità, al
pari dell’eterossessualità è evento di natura e non “contro natura”.
D)
Quando gli omosessuali chiedono la legalizzazione dei loro
rapporti, non stanno “scopiazzando”, come lei dice, gli eterosessuali, ma
chiedono semplicemente che venga riconosciuto che i loro legami affettivi sono
prima di tutto caratteriali, intellettuali, emotivi, comportamentali, e solo
dopo anche sessuali, esattamente come le relazioni eterosessuali. E siccome i
cittadini dovrebbero essere uguali davanti alla legge, perché negar loro un
riconoscimento legale? Eppure tra i laici c’è sempre qualcuno che vuol essere
più cattolico del Papa, che non molto tempo fa ha dichiarato: “Chi sono io per
giudicare un gay?”.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 1 marzo 2014 -
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