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mercoledì 5 marzo 2014

Lo Sapevate che: Legge E Libertà....


Presidente, dì qualcosa di sinistra

Matteo Renzi ha indicato quattro emergenze: lavoro, tasse, burocrazia e giustizia. Ce n’è una quinta, l’eguaglianza.
Ecco tre proposte per raggiungerla. Che arrivano da altre sponde politiche. Mentre il Pd osteggia….

Lavoro, tasse, burocrazia, giustizia. Sono le quattro emergenze che Renzi ha promesso d’affrontare nei suoi primi quattro mesi di governo. Ma c’è una quinta emergenza sullo sfondo, c’è un male che comprende tutti gli altri mali, tanto da profilarsi come la più grande questione nazionale: l’eguaglianza. O meglio la disuguaglianza, la divaricazione inaccettabile fra gli ultimi e i primi della fila. Nelle retribuzioni così come nel trattamento fiscale, dinanzi alle vessazioni burocratiche così come rispetto ai disservizi giudiziari, perché con 130 mila processi che si prescrivono ogni anno (…) il disservizio diventa un salvagente per i ricchi, per quanti possono pagare un avvocato che sappia tirarla per le lunghe.
I dati, del resto, suonano eloquenti. La Banca d’Italia attesta che il 10 per cento delle famiglie italiane possiede quasi la metà (46,6 per cento) della ricchezza nazionale. L’Istat aggiunge che una famiglia su 4 versa in condizioni di disagio. Negli ultimi vent’anni il reddito dei giovani è sceso di 15 punti percentuali, quello degli anziani è salito di 8 punti. La crisi economica ha falcidiato posti di lavoro soprattutto fra le donne, i cui stipendi rimangono peraltro più bassi dell’11,5 per cento rispetto agli uomini. Dal Nord al Sud si rovescia la qualità dell’istruzione, della sanità, perfino fell’acqua potabile. E in conclusione il divario fra i redditi aumenta senza sosta: negli anni Novanta era di 8 a 1, adesso è 10 a 1.
Questa sproporzione è un danno per l’economia, perché se i poveri diventano troppi crollano i consumi. E’ un rischio per la democrazia, perché non c’è democrazia senza ceto medio: c’è solo l’America latina, con le favelas da una parte e le ville blindate dall’altra. Ma è soprattutto una ferita al senso della giustizia. Da qui un problema che tocca la sinistra, dunque il Pd, dunque Matteo Renzi. Ma in Italia la sinistra è ancora di sinistra? Stando alle categorie di Bobbio, l’eguaglianza dovrebbe custodirne l’ideale, mentre la destra ha per valore di riferimento la libertà. Adesso, viceversa, proposte e soluzioni vengono da altre sponde, e il Pd le osteggia. Ecco tre esempi.
Primo: le gabbie salariali. Cancellate nel 1969, rilanciate nel 2009 dalla Lega. Niet da sinistra e sindacati, perché s’indebolirebbe la coesione nazionale. Come se gli Usa, dove il salario minimo cambia da Stato a Stato, fossero un Paese disunito. Ma se un carciofo a Catanzaro costa la metà che a Milano, perché un postino dovrebbe ricevere il medesimo stipendio? Senza dire che il redditometro, varato nel 2013, adotta già le gabbie. E senza contare i benefici che potrebbe trarne il Mezzogiorno: attraendo investimenti per il minore costo del lavoro e frenando perciò l’emigrazione. Insomma, parliamone.
Secondo: il reddito di cittadinanza. Cavalcato dai grillini. Nel silenzio dei sinistrino. Perché? Non è forse vero che la sopravvivenza andrebbe garantita a tutti, non solo a chi lavora? E non è vero che l’Italia rimane l’unico Stato europeo (insieme alla Croazia) che non contempla una forma di sussidio universale? Poi, certo, c’è sussidio e sussidio: in Europa i modelli sono molto variegati, come ha documentato “L’Espresso” il mese scorso. E d’altra parte la soluzione che propone il M5S prescinderebbe dalla situazione economica individuale; funziona così solo in Alaska, dove c’è il petrolio e dove la popolazione è scarsa. Però, ancora una volta, parliamone.
Terzo: gli ordini professionali. Lascito imperituro del fascismo (la legge istitutiva è del 1938), con un volume d’affari che vale il 15 per cento del Pil, e con un patrimonio complessivo di 50 miliardi. Formano un tappo sulla libertà di concorrenza, oltre che una diga per i giovani. Ma non per tutti i giovani: per quelli senza un babbo iscritto all’ordine. Sicché in Italia il 44 per cento degli architetti è figlio d’architetti, il 42 per cento degli avvocati genera figli avvocati, così come il 39 dei medici o degli ingegneri. Sennonché gli unici a reclamare la chiusura sono i radicali, liberisti alla Giannino, associazione liberali come l’Istituto Bruno Leoni. Non invece la sinistra. Ma che sinistra è?

Michele Ainis – L’Espresso – 6 marzo 2014

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