Siamo Uomini, Non
Culattoni
Il nuovo segretario
della Lega torna alle origini. Tra camicie verdi fatte in Cina, cerimonie a
Pontida e alle sorgenti del Po, Matteo Salvini riscopre i vecchi nemici del
movimento padano: dagli immigrati agli omosessuali
L’appello del nuovo segretario della Lega Matteo Salvini è
chiaro: “Tornare alle origini”. Ma i militanti sono disorientati. Come tornare
alle origini dal momento che non se ne sono mai allontanati? Il circolo
culturale “Babbut, Mammut e Figliut”, che tiene viva la cultura preromanica
della Padania praticando la caccia alla nutria con asce di pietra, ha fatto
sapere a Salvini che più “alle origini” di così è difficile. Il gruppo
dirigente ha deciso di diramare una serie di istruzioni e suggerimenti.
Dio Po Viene ripristinata la cerimonia del
prelievo delle acque alla sorgente, pronunciando l’antica formula “Urka, se l’è
bouna!” e andando a consumare il tradizionale pic-nic con tavolino pieghevole
nella più vicina piazzola dell’autostrada. In aggiunta, Salvini propone un
rituale anche alla foce, con immersione di massa delle famiglie padane. Grazie
alla caratteristica composizione chimica delle acqua sarà possibile far
coincidere la cerimonia del battesimo e quella della estrema unzione.
Camicia Verde La camicia verde (nelle tonalità
rana, biliardo, pisello, o automobile tedesca) non è più sufficiente. Almeno
nelle occasioni ufficiali la divisa dovrà essere completata con pantaloni
verdi, giacca verde scarpe verdi e berretto verde. Il tessuto di quel colore,
introvabile da molti decenni, è stato infine reperito nei fondi di magazzino di
Chang Hu, decano dei cinesi di Prato, che ne aveva portato alcuni scampoli,
negli anni Cinquanta, dalla provincia di Chong. Veniva usato dalle donne del
paese per fare scherzi. Si tratta di un panno di scadentissima qualità,
ottenuto dalla macerazione del cartone e colorato con alghe scadute. I leghisti
dovranno ostentarlo, con fierezza popolana, in contrapposizione al cachemire
dei radicali-chic. Una sola accortezza: evitare movimenti bruschi per non
lacerare gli indumenti.
Rapporto Con I Media Replicare punto su punto senza
lasciarsi intimidire da domande tendenziose. L’esempio è stato dato dallo
stesso Salvini. A un giornalista che gli chiedeva “quali fossero, nella Lega,
gli uomini a lui più vicini”, ha risposto “ non sono mica un culattone”.
“Volevo dire il suo entourage”, si è corretto il giornalista. Salvini ha
considerato l’uso del francese una nuova, pesante allusione all’omosessualità e
lo ha fatto allontanare.
Pontida Come non amare il grande prato di
Pontida? Quell’erba stenta, quel profumo di gasolio di pullman, quella
fanghiglia incrostata di biglietti dell’autobus, gomme da masticare, suole di
scarpa, sacchetti di plastica, pezzi di spago, pacchetti di sigarette, così
caratteristici del paesaggio padano? L’idea di Salvini è chiedere per Pontida
lo status di “ patrimonio dell’umanità”. Gli esperti dell’Unesco incaricati di
decidere sono già atterrati a Orio al Serio e stanno cercando di raggiungere il
posto, ma le centinaia di rotonde stradali da superare richiederanno ancora
qualche giorno di viaggio, pernottando nei suggestivi motel e costeggiando gli
imperdibili centri commerciali vanto della Padania.
Altri Luoghi Sacri Anche Pecorara, il paese del piacentino
dove Bossi ogni anno va con l’amico Tremonti a mangiare porco ripieno di zucca,
zucca ripiena di porco, gelato di porco e distillato di zucca, chiede un
riconoscimento internazionale. Ma il consiglio comunale è diviso: meglio “città
della zucca” o “città del porco”? Possibile anche la candidatura al Nobel di
uno scienziato locale che, in gran segreto, sta cercando l’ibridazione del
porco con la zucca.
Fòra di Ball! Le categorie indesiderabili sono ormai così
numerose che Salvini ha chiesto a un’apposita commissione di riclassificarle,
pubblicando lo studio sulla rivista “La difesa della rassa”. Oltre alle
categorie tradizionali (negri, arabi, terroni, culattoni) sono stati inseriti i
vegetariani, i non fumatori, gli abbonati ai cineclub e le donne che non
cucinano.
Michele Serra – L’Espresso – 9 gennaio 2014
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