Dal Capitalismo al
Familismo
Ha ragione Vegas
presidente della Consob, quando dice che la crisi ha reso più complicata la
finanza di relazione. Ma in Italia il vero problema è che le imprese, invece di
competere, si scambiano favori. E anche i regolatori…
Le notizie sulla mia morte sono state grandemente
esagerate…Viene spontaneo ricordare questa battuta di Mark Twain di fronte alle
dichiarazioni del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, sulla fine del
capitalismo di relazione in Italia.
Vegas ha ragione quando dice che la crisi economica ha reso
troppo costosa la ragnatela di partecipazioni incrociate volte a proteggere i
manager dalla disciplina del mercato. Vegas ha ragione anche quando dice che il
regolamento Consob sulle operazioni con parti correlate ha giustamente ridotto
i benefici di questa ragnatela. Ma più ancora che sulle partecipazioni
incrociate e le operazioni in conflitto di capitalismo di relazione in Italia
si regge sul familismo amorale della nostra classe dirigente. Senza cambiare
quello, non c’è un vero miglioramento.
Per Apprezzare il problema è importante capire le
differenze tra il capitalismo di mercato e quello di relazione. In un sistema
di mercato ogni transazione viene effettuata sulla base della convenienza economica
della transazione stessa. In un sistema
di mercato quando la Fiat (per fare un esempio ipotetico) compra pneumatici
guarda solo al miglior rapporto qualità prezzo. In un capitalismo di relazione,
invece, le transazioni vengono analizzate nel complesso delle relazioni
esistenti. In questo caso la Fiat potrebbe scegliere pneumatici Pirelli, anche
se più costosi, in cambio di un sostegno della Pirelli alla scalata della Rcs
da parte di John Elkann, presidente della Fiat.
A prima vista può sembrare una forma più cooperativa di
capitalismo: invece di competere su tutti i fronti le imprese si scambiano
favori. In realtà, questo sistema ha grossi problemi. Innanzitutto, è un
sistema che difende l’establishment a danno dei consumatori e dei nuovi entranti.
Se, per ipotesi, la Bridgestone offrisse pneumatici migliori, non vincerebbe
comunque la commessa perché non è in grado di offrire favori su altri fronti.
Solo chi partecipa alla rete di relazioni può competere con successo.
In secondo luogo, è un sistema inefficiente. E’ facile per la
Fiat decidere quale sia lo pneumatico con il miglior rapporto qualità prezzo.
E’ molto più difficile stabilire se l’ipotetico vantaggio ricevuto in Rcs
compensi l’ulteriore costo sostenuto nell’acquisto degli pneumatici. Grossi
errori sono inevitabili anche quando il capitalismo di relazione è gestito con
la migliore buona fede.
Ma queste inefficienze diventano enormi quando la buona fede
viene a mancare, perché l’opacità del sistema facilita scambi che, se non
illegali, sono certamente immorali. Prendiamo ad esempio le ricche consulenze
date da Fonsai al figlio dell’allora presidente dalla Consob, Lamberto Cardia.
Furono date perché era il miglior avvocato in giro o come captaio benevolentiae
nei confronti del padre che doveva supervisionare Fonsai?
Nel secondo caso gli azionisti di Fonsai sarebbero cornuti e
pure mazziati: non solo spendono soldi per un avvocato di cui la stessa
Lionella Ligresti, all’epoca presidente di Fonsai, dice “non mi sembra un
luminare”, ma li spendono per assicurarsi che le autorità di vigilanza chiudano
un occhio per i benefici privati che i Ligresti godevano a danno della società,
benefici che – secondo la testimonianza di un ex dirigente Fonsai – erano pari
a 100 milioni di euro all’anno.
Purtroppo, anche grazie al
familismo amorale della nostra classe dirigente, questo è il tipo di
capitalismo di relazione che prevale in Italia. Le relazioni tra controllori e
controllati diventano incestuose e gli arbitri diventano di parte. Secondo
alcune testimonianze è quello che sarebbe avvenuto nella fusione Unipol-Fonsai,
dove Mediobanca interloquiva con L’Isvap (il regolatore delle assicurazioni) e
con la Consob, come fossero partner attivi dell’operazione. Con queste
relazioni, nessun concorrente ha una possibilità di riuscita.
Se vuole contribuire a seppellire il capitalismo
di relazione, Vega cominci a cambiare i suoi rapporti con i regolati. Si
impegni a non comunicare direttamente con loro, se non in incontri ufficiali
(verbalizzati) in presenza degli uffici legali della Consob. Sarebbe veramente
un segnale di novità.
Luigi Zingales – L’Espresso – 5 dicembre 2013
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