Bossi, Berlusconi,
Grillo:
i nemici della casta
sono i suoi migliori amici
Per riformare le
pensioni ci hanno messo una settimana. Il finanziamento
pubblico ai partiti,
illegale da quindici anni secondo la Corte dei Conti, sparirà
nel 2017. Vale a dire, vent’anni dopo il
referendum che l’aveva abolito.
Forse. Perché da qui al 2017, con le elezioni di mezzo, tutto
può accadere. Questa pagliacciata del taglio ai costi della politica, promessi
da destra e sinistra e anche da quelli “né di destra né di sinistra” da un
ventennio, prima o poi dovrà finire. E’ già imbarazzante che sia ormai da anni
il principale argomento di dibattito in un Paese con problemi assai più seri. A
riprova dell’estrema modestia del personale politico e giornalistico in circolazione.
I costi della politica italiana sono una barzelletta nel
resto d’Europa. I 25 miliardi calcolati dalla ricerca della Uil, con una stima
molto prudente, potrebbero essere ridotti di un terzo da domani senza intaccare
minimamente l’efficienza della macchina statale, anzi. Non esiste davvero una
ragione al mondo per cui il Quirinale debba avere il triplo dei dipendenti
dell’Eliseo o di Buckingham Palace o perché gli stipendi dei parlamentari siano
i più alti d’Europa e così pure i vitalizi, senza contare lo spreco delle
province, l’incredibile montagna di soldi buttati in consulenze agli amici
degli amici, eccetera. Detto questo, in un Paese con il terzo debito pubblico
del Pianeta, la più alta pressione fiscale delle nazioni Ocse, la disoccupazione
giovanile al 40 per cento e un terzo del territorio in mano alle mafie,
discutere ogni giorno da anni di queste inerzie, senza peraltro cambiare di una
virgola l’andazzo, è francamente da dementi.
Capisco che la (non) volontà della politica di riformare se
stessa sia diventata per gli italiani una faccenda d’alto valore simbolico. Ma
il livello di retorica e demagogia della discussione è un insulto
all’intelligenza. Otto milioni d’italiani hanno votato un comico plagiato da un
guru informatico quasi soltanto perché promette di costare meno degli altri
partiti. Si tratta di un calcolo ridicolo e anche smemorato. Negli ultimi
vent’anni molti hanno costruito le proprie fortune politiche e quindi personali
sulla promessa di abolire i privilegi del palazzo, dai primi Bossi e Berlusconi
fino all’ultimo Di Pietro. E’ finita che Berlusconi si è enormemente arricchito
impoverendo il resto del Paese, con Bossi e il Trota come sappiamo e con Di
Pietro ricco immobiliarista. Possiamo stare sicuri che anche Grillo e Casaleggio
non ci rimetteranno.
Poche attività, nella crisi italiana, fanno guadagnare come
la guerra alla “casta”. E fintanto che la risposta sarà di mettere in cantiere
riforme per il 2017, continueranno a guadagnarci.
Curzio Maltese – Venerdì di Repubblica – 27 dicembre 2014
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