Il Supersalmone OGM è
già pronto
a saltare in tavola
Cresce in diciotto mesi anziché in tre anni, però minaccia di
far estinguere i fratelli “normali”.
Dopo le piante alimentari Ogm. Con il loro seguito di
polemiche, ecco arrivare i primi animali da allevamento geneticamente
modificati. A fare da apripista saranno probabilmente i salmoni: una società
biotecnologica canadese, la AcquaBounty, ha ottenuto infatti l’autorizzazione a
produrre (ed esportare, anche se per ora solo verso un altro suo vivaio a
Panama), 100 mila uova l’anno di una varietà transgenica di salmone, chiamata
AcquAdvantage, ottenuta inserendo due geni estranei nel Dna del salmone
atlantico. Il primo gene è quello che produce l’ormone della crescita nel
salmone del Pacifico, che ha una taglia doppia del cugino atlantico. Il secondo
gene inserito è invece quello che regola la crescita dello Zoarces americanus, una specie simile all’anguilla che vive in
acque molto fredde.
I salmoni crescono lentamente e hanno bisogno di tre anni per
raggiungere la taglia commerciale di tre chili, perché il gene che regola la
loro crescita è inibito dal freddo. Possedendo il gene dello Zoarces, AcqAdvantage invece raggiunge i
tre chili in soli 18 mesi. Per adesso però l’AcquaBounty può produrre le uova
del suo “Frankenfish” (come l’hanno
chiamato i tavloid inglesi) su scala industriale e spedirle al suo vivaio di
Panama per ulteriori esperimenti sull’allevamento del “superpesce”, in vasche
lontane dal mare, così da evitare possibili fughe di esemplari transgenici. I
salmoni AcquAdvantage non possono invece essere ancora venduti sul mercato:
perché questo possa avvenire serve infatti l’autorizzazione dell’americana Food
and Drug Administration. Se questa verrà concessa, non solo il salmone Ogm si
troverà in decine di allevamenti e finirà sui mercati di tutto il mondo, ma si
apriranno le porte a molte altre specie di animali, dalle carpe alle mucche,
modificati geneticamente per essere più produttivi, più resistenti alle
malattie o con carni contenenti meno grassi.
Produrre salmoni transgenici, quindi, è cosa buona e giusta?
Risponde Simone Mirto, biologo marino dell’Istituto
dell’ambiente marino e costiero del Cnr a Mazara del Vallo. “Ci sono due
considerazioni da fare. La prima è che, come è noto, dagli allevamenti in mare
i pesci fuggono. Se fuggono salmoni con geni modificati che li rendono più
grandi e voraci, si rischia, attraverso competizione per il cibo e incroci con
esemplari selvatici, di danneggiare o persino far estinguere le attuali
popolazioni di salmone, con conseguenze imprevedibili su tutto l’ecosistema. La
seconda è che si insiste ad allevare specie carnivore di pesci, che richiedono
la pesca di dieci volte il loro peso in pesci da trasformare in mangime e
quindi, indirettamente, esercitano una pressione insostenibile sulle
popolazioni ittiche. I sodi investiti nella modifica genetica dei salmoni
sarebbero stati spesi meglio per studiare l’allevamento di specie di pesce non
carnivore, o per la produzione di mangimi che non contribuiscano alla
distruzione del’’ambiente marino”
Alex Saragosa – Venerdì di Repubblica – 20 dicembre 2013
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