Uscire Ora Dall’Euro
Pericolosa Barzelletta
Per Prendere Voti
La proposta di uscire
dall’euro con un referendum è una barzelletta
raccontata a un
funerale, ma siccome sono le proposte più ridicole ad
appassionare da
vent’anni l’opinione pubblica nazionale, forse è il caso
di riflettere un po’. Nell’euro si poteva benissimo non
entrare, come hanno fatto dieci nazioni su ventisette dell’Unione e come
consigliavano alcuni economisti. All’epoca però non si trovava un euroscettico
a pagarlo oro. Erano tutti entusiasti della moneta unica, compresi Berlusconi,
la Lega e Grillo, ancora showman.
Nessuno conosceva o leggeva Stiglitz e Krugman. Per la verità, Grillo e
compagnia non li leggono neppure adesso, visto che li citano a capocchia. Una
volta adottato l’euro, nel 2002, si poteva controllare che il passaggio a questo dalla lira non comportasse il furto
del secolo sui prezzi ma neppure questo si è fatto.
Ora, un conto è non entrare nell’euro, un altro è uscirne.
Probabilmente non è possibile. Ma, se lo fosse, l’unico modo sarebbe di
deciderlo nottetempo, meglio se un venerdì sera, dopo aver bloccato tutti i
conti e schierato l’esercito alle frontiere, impedendo la libera circolazione
di merci e persone per qualche giorno, fino a operazione ultimata. Voglio
vedere un governo italiano che si assume una simile responsabilità. L’attuale,
per giunta di larghe intese, sta discutendo da mesi sulla modifica della
seconda rata dell’Imu, senza avere ancora scelto. Quanto ai grillini, una volta
al governo, di Parma e non dell’Italia, non sono stati in grado di fermare un
inceneritore.
L’alternativa al blitz, l’ipotetico referendum, è
semplicemente ridicola. Qualche giorno dopo la fissazione della data, L’Italia
sarebbe in default, con lo spread lanciato verso quota mille. Centinaia di
miliardi di risparmi, compresi quelli dei nostri leader antieuropeisti, si
trasferirebbero all’estero, con conseguente fallimento del sistema bancario. La
favola della fuoriuscita dell’euro serve a prendere voti e a perdere tempo, le
due attività principali del ceto politico vecchio e nuovo. Soprattutto
allontana il rischio di fare le cose giuste e serie, tipo trattare con l’Europa
una politica diversa e avviare le riforme che renderebbero il Paese più
competitivo e delle quali si chiacchiera da vent’anni, senza combinare nulla.
Certo è più facile pensare che con il ritorno alla lira
sparirebbero da un giorno all’altro la mafia, la corruzione, il debito
pubblico, la burocrazia incapace, il ritardo del sistema scolastico, la
mediocrità di una classe dirigente politica e industriale che non ha saputo mai
guardare al futuro. Se poi invece spariranno soltanto altri soldi dalla tasche
degli italiani, pazienza.
Curzio Maltese – 13 Dicembre 2013 -
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