Convinciamo I Ragazzi A Non Lasciare
La Scuola
Con il Progetto Dedalus 251 studenti
della terza media di Biella e 73 svizzeri hanno preso parte a un programma di
storytelling per contrastare l’allontanamento dalle aule. I test, invece, mettono
in luce solo i punti deboli dei giovani.
Mi è
capitato di parlare del Pisac, un’indagine curata dall’Ocse che indagava le
capacità di literacy, numeracy e problem solving su un campione selezionato di
adulti tra i 16 e i 65 anni in 24 paesi aderenti al programma. L’Italia è
risultata all’ultimo posto per literacy, al penultimo per numeracy e non ha
consegnato i dati per problem solving.
Se invitavo
a non addossare responsabilità eccessive alla scuola, per osservare invece il
grado di sviluppo della nostra società e il tremendo ritardo rispetto ad altre,
è vero anche che non è possibile ignorare i dati sulla dispersione scolastica
resi noti dall’Istat nel 2013: il 18,2 per cento dei giovani tra i 18 e i 24
anni ha abbandonato la scuola prima di conseguire il diploma superiore. La
media nella Comunità europea è del 23,5 per cento. Siamo ben al di sopra.
L’Italia sconta una colpevole mancanza di investimenti nell’istruzione pubblica
che mirino ad avvicinare il mondo della scuola alle famiglie e a ridurre la
distanza tra gli studenti e l’ambiente educativo. Un altro dato indicativo è
che secondo il Rapporto Almadiploma 2013, il 44 per cento dei diplomati avrebbe
frequentato una scuola diversa. E’ evidente che scontiamo una carenza
sostanziale nelle capacità di orientamento scolastico a danno degli studenti
della scuola media inferiore. Sembra proprio che in un’età delicatissima, cioè
la fase che coincide con l’inizio dell’adolescenza, i ragazzi italiani vengano
lasciati soli. Soli a decidere del proprio futuro, soli con le proprie famiglie
che nella maggioranza dei casi non hanno gli strumenti per dare un orientamento
corretto.
In Questo Vuoto si inserisce il Progetto Dedalus,
un’avventura che ha coinvolto 251 studenti della terza media di classi a
rischio dispersione della provincia di Biella e 73 studenti svizzeri del
Cantone dei Grigioni. Questi studenti hanno partecipato a un programma basato
sullo storytelling il cui scopo era, attraverso il racconto, contrastare
l’allontanamento dalla scuola per orientare i ragazzi in età scolare. E’ emersa
una cosa semplice cui raramente si presta attenzione: il racconto di sé, di ciò
che si sta diventando e di ciò che si vorrebbe diventare, segna già una strada,
quella che sogna di percorrere. E lo fa in maniera più proficua dei test
attitudinali che vengono proposti nelle. I test in genere mettono in luce i
punti deboli dei ragazzi e non valorizzano i loro punti di forza in un momento
in cui c’è bisogno di rafforzare certezze piuttosto che sottolineare lacune.
“Vogliamo
raccontare che si può prevenire la dispersione”, lavorando con i ragazzi quando
sono ancora a scuola, non cercarli dopo quando non si sa dove sono”, scrive
Caterina Corapi la project manager del Progetto Dedalus. E ha perfettamente
ragione, perché immaginiamo quanto sia difficile poter riavvicinare alla scuola
chi per vari motivi se n’è allontanato. La capacità di concentrazione,
l’elasticità mentale e la spensieratezza per potersi dedicare allo studio sono
prerogative dell’età scolare. Crescendo ci si costruisce una vita al di fuori
dalla scuola che rende difficilissimo poterci rientrare.
Dare Ai Ragazzi Un Motivo per continuare la scuola che non sia
un vago senso del dovere. Far capire loro che la passione può sostituire il
vuoto di diritti, che può rendere immuni dall’inferno che talvolta ci è
attorno. Far comprendere a chi vuole abbandonare la scuola che non bisogna
cedere a quel senso di illusoria libertà che può dare l’aver scelto di
ritirarsi, magari per poter gestire la propria vita in maniera più autonoma. La
libertà di oggi potrebbe diventare schiavitù di domani, se sarà incapacità di
leggere ciò che ci succede attorno per mancanza di strumenti. Io faccio parte
di una generazione che ha visto nella sua terra molti ragazzi lasciare la
scuola e scegliere con facilità la via del cantiere, in alcuni casi attigua al
mondo criminale, solo per la sensazione di sentirsi già adulti, per cominciare
a guadagnare. Oggi quelli stessi ragazzi – qualcuno è stato ammazzato, qualcuno
è caduto dalle impalcature – hanno una vita piena di rimpianti e spesso
maledicono loro stessi per non aver dedicato del tempo a imparare, a capire, a
non farsi ingannare. Abbandonare la scuola è stato come uccidere la loro anima,
il loro valore.
E se il
Progetto Dedalus è stato un esperimento unico, sarebbe bellissimo riuscire a
trovare i fondi per estenderlo ad altre aree a rischio dispersione scolastica
in Italia. Sarebbe fondamentale farlo per ricostruire il nostro Paese dalle
macerie.
Roberto
Saviano – L’Espresso – 19 dicembre 2013
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