(…)
“Le strade e le piazze brulicavano d’uomini, che trasportati
da una rabbia comune, conoscenti o estranei, si riunivano in crocchi, senza
essersi dati l’intesa, quasi senza avvedersene, come gocciole sparse sullo
stesso pendìo…(…)Tra tanti appassionati, c’eran pure alcuni più di sangue
freddo, i quali stavano osservando con molto piacere, che l’acqua s’andava
intorbidando; e s’ingegnavano d’intorbidarla di più, con que’ ragionamenti, e
con gli animi alterati sanno credere; e si proponevano di non lasciarla posare,
quell’acqua, senza farci un po’ di pesca. Migliaia d’uomini andarono a letto
col sentimento indeterminato che qualche cosa bisognava fare, che qualche cosa
si farebbe. Avanti giorno, le strade eran di nuovo sparse di crocchi:
fanciulli, donne, uomini, vecchi, operai, poveri, si radunavano a sorte; qui
era un bisbiglio confuso di molte voci; là uno predicava, e gli altri
applaudivano; questo faceva al più vicino la stessa domanda ch’era allora stata
fatta a lui; quest’altro ripeteva l’esclamazione che s’era sentita risonare
agli orecchi; per tutto lamenti, minacce, meraviglie: un piccol numero di
vocaboli era il materiale di tanti discorsi”. Scena che, nei “Promessi sposi”,
precede quella famosa dell’assalto ai forni (Capitolo XII). Tutto è stato già
vissuto e già scritto. Sempre alla disperazione di alcuni si aggiunge la violenza di chi s’intrufola nei tumulti
per sfruttarli ai suoi fini. Col risultato che i più deboli pagano un doppio
prezzo: al loro disagio e alla torbida furbizia di chi s’ingegna di trarne un
qualche utile.
Corrado Augias – La Repubblica – Lettere Commenti & Idee
- 13-12-2013
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