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sabato 21 dicembre 2013

Lo Sapevate Che: Poteri&Poteri...


Grillo Non Ci Ha Salvato Dai Forconi

La protesta credeva di aver trovato uno sbocco nel voto al Movimento 5 Stelle.
Che però ha tradito le attese rivelandosi incapace di tradurre i suoi slogan in iniziative politiche. E così sono arrivate le manifestazioni di piassa. Ma il Pd non ha da consolarsi

La protesta è arrivata. Anni di riduzione dei redditi, di limatura dei patrimoni, di disoccupazione e inoccupazione hanno eroso la pace sociale. La pace politica era tramontata nel febbraio di quest’anno con il voto al Movimento 5 Stelle. In quella occasione la rabbia nei confronti di una politica imbelle e di politici forchettoni era stata raccolta da Beppe Grillo. Grazie a lui e al suo movimento la protesta si è incanalata, volente o nolente, in un alveo istituzionale. Va ancora una volta riconosciuto, come già venne fatto come già venne fatto in queste pagine ben prima che lo sostenesse lo stesso Grillo, che il voto al MS5 ha offerto una valvola di sfogo pacifica agli arrabbiati. Solo che, dopo il voto, è venuto il nulla. L’attività parlamentare dei grillini è stata, ed è, incommensurabilmente inferiore alle attese. L’unica iniziativa di spessore, l’abolizione del reato di clandestinità , che per una volta aveva raccolto il consenso del Pd e di altri partiti, venne subito sconfessata dai dioscuri genovesi. Per il resto, si segnalano solo strepiti e radicalismi.
La Mancanza di uno straccio di risultato indebolisce l’appeal del M5S nei confronti delle frange più esasperate e anti-sistemiche. Se anche Grillo viene ricoperto di “vaffa” non ci sono più argini. E infatti, esaurita la carta pubblica, consumata la speranza (e l’illusione) che nuovi e puliti rappresentanti portassero la rivoluzione in Parlamento, non rimane che la Piazza: In questi ultimi giorni la protesta è esolosa come un classico movimento sociale, privo di una vera leadership e di interpreti autorizzati, magmatico e confuso, ribellistico e barricadiero. Si presente allo embrionale, ancora limitato a pochi partecipanti. Può esaurirsi in pochi giorni con qualche altra fiammata o può ingrossarsi fino a coinvolgere altre categorie sociali. Finchè il sindacato rimane alla finestra e la sua base non dà segni di irrequietezza è probabile che la protesta si esaurisca e i forconi rientrino a casa. Tutt’altro scenario nel caso in cui si incrinasse la pace sindacale. Ma è un’ipotesi remota perché chi protesta oggi lo fa proprio perché non ha rappresentanza.
Sono padroncini e partite Iva, commercianti e artigiani. Mentre rimangono ancora di riserva quei lavoratori un tempo definiti atipici e oggi più semplicemente – e drasticamente – precari. Il sindacato non è riuscito negli ultimi anni a dare voce alle categorie del lavoro precario. Lo smantellamento del lavoro salariato, avviato “scientemente” dai neoliberisti e sostanzialmente accettato per pura dabbenaggine anche dalla sinistra, non solo ha rinsecchito l’area dei dipendenti a tempo indeterminato ma ha creato mille figure professionali diverse, spezzando così ogni ipotesi di solidarietà collettiva e ogni capacità di rappresentanza. E ora i sindacati hanno perso i contatti con i segmenti più periferici e più e marginali della società da un lato, e con quell’enorme serbatoio di lavoro parcellizzato, temporaneo e precario dall’altro. Questa apnea sindacale rispetto al mondo che c’è fuori dalle residue fabbriche rende possibile il montare di un movimento sociale anti istituzione. Qualunque sia l’esito della mobilitazione dei forconi, è evidente che la protesta ha abbandonato la via dell’espressione politica e si è trasferita nelle piazze.
Ma Se Grillo ha sostanzialmente fallito e Berlusconi è patetico a pensare di potere cavalcare questo movimento, spetta alla nuova leadership del Pd e al governo deberlusconizzato trovare una strada per rispondere alla mobilitazione di questa massa indistinta di spaesati della crisi. Perché quando una società entra in tensione lo stato di stress che ne deriva da qualche parte “deve” trovare sbocco. E per quanto Pd e governo parlino da tempo della priorità del lavoro non è ancora stato presentato quel progetto che possa riaccendere la speranza. Il balletto  indecente dell’Imu, le timidezza sulla detassazione e sul cuneo fiscale, la non-riforma del mercato del lavoro impediscono a questa maggioranza di offrirsi come interpreti del malessere. Con il rischio che i meno garantiti non guardino più ai partiti di sinistra ma alle formazioni, oggi dal grillismo.

Piero Ignazi – L’Espresso – 26 dicembre 2013

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