Con gli auguri di Natale ci si sfida l’un l’altro (....)Sotto
l’apparente bontà degli animi e sotto l’innocenza dei doni scambiati (...) ciò
che veramente si celebra è la potenza delle sfide simboliche dell’uomo contro
l’uomo(…)
In ogni dono che diamo o riceviamo c’è infatti qualcosa di
inquietante, perché quando è donata ,
quella cosa non è più solo quella certa cosa, ma porta con sé lo spirito del
donatore ed è questo spirito che si scambia
nei doni non le cose(...)
I doni non sono una cosa innocente (…) essi infrangono la
norma economica che regola la circolazione
degli oggetti che si acquistano e si vendono per porre a confronto le
soggettività che, attraverso il dono, ponendo sul tavolo quel pezzo da novanta
che non si può né comprare e né vendere , ma solo accettare o rifiutare,
l’amore.
Ma anche l’amore non è una cosa innocente (…) a confronto
sono le rispettive soggettività, allora
si esce dalla logica del mercato dove tutte le cose hanno un prezzo per entrare
nella logica irrazionale del simbolo dove ciò che viene a confronto sono le
potenze dell’anima che conoscono solo la legge del tutto o nulla
gli antichi (…) si sfidavano (...) doni contro doni (...)perché
nella magnificenza del dono c’era la
celebrazione del proprio potere e l’umiliazione dell’altro.
Per questo avvertiamo tutti un sottile senso di costrizione
nel dare e nel ricevere un dono, perché sotto l’apparenza della gratuità, in
quel gesto, assolutamente non innocente, avvertiamo la trama segreta delle
sfide delle soggettività (...)
Non guardiamo allora i
doni e gli auguri di Natale con occhi innocenti (...) il Natale è anche, quando
non soprattutto, la festa della nostra ombra e di quell’insincerità che, per
mille ragioni e opportunità durante l’anno possiamo tenere ben nascosta nelle cantine della nostra
anima.
Umberto Galimberti – La Repubblica - 1996
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