Contro L’Italia
“Furbetta” Bisogna Combattere
(Almeno Non Ci Si
Deprime)
Caro Serra, ho smesso
di raccontarmi frottole e ho conseguentemente
cambiato idea. Mi sono
reso conto che quel che pensavo – e cioè che
negli ultimi
trent’anni, attraverso i suoi potenti mezzi persuasivi,
Berlusconi ci avesse lentamente e progressivamente piegati,
plagiati e resi irrimediabilmente i mostri che siamo oggi, a sua immagine e
somiglianza – è totalmente sbagliato. Noi italiani, ormai se sono certo, siamo
sempre stati così, ben prima del berlusconismo. Il Cavaliere non ha fatto altro
che sdoganare i nostri difetti ancestrali, le nostre mostruosità di forma e
pensiero, le peculiarità negative, fino a invertire il senso e renderle
addirittura pregio, esaltando i nostri vizi al punto di trasformarli in regole
se non leggi.
Berlusconi, in sintesi e come puro esempio, ha visto noi
italiani che non chiediamo la fattura e ci ha detto “bravi”, “non sentitevi in
colpa”, “io sono come voi”, “funziona così e va bene”. Berlusconi sapeva dei
nostri armadi pieni di scheletri – forse non come il suo, va detto – e non ha
fatto altro che diffondere empatia, pacche sulle spalle, barzellette con cui
riderci sopra.
Ecco perché penso che sia ridicolo, adesso prendersela con i
politici corrotti o con gli amministratori locali che hanno intascato soldi con
la frode, perché in fondo non sono altro che italiani che si sono comportati da
perfetti italiani. Ed io – colpevole come tutti, per carità –ad oggi non ho
ancora conosciuto eccezioni, non ho mai visto integrità cristalline, uomini
totalmente senza macchia, ma ho soltanto apprezzato chi fosse meno corrotto o
corruttibile della massa generale. Sperare che l’Italia cambi senza che
cambiamo radicalmente noi Italiani, tutti, è pura utopia.
Michele Grotti (Cesana)
Caro Grotti, scrivo da una vita che, in democrazia, ogni
popolo ha la classe politica che si merita, e che i vari Fiorito, Rosi Mauro,
Cota, e la cosiddetta “casta”, altro che non sono che italiani saliti di grado,
espressione della mentalità media, della furbizia media e della media pochezza.
Verissimo, poi, che Berlusconi, non per caso definito “arcitaliano” con ilare
complicità dai suoi esegeti, abbia goduto di tanta popolarità e tanto potere
proprio perché incarnava l’indulgenza plenaria nei confronti dei vizi
nazionali. Ma non sono affatto d’accordo con le sue conclusioni, specie quando
dice di “non avere ancora conosciuto eccezioni”. Ne conosco parecchie, di
eccezioni: perfino in Parlamento. E non si tratta di santi o di rivoluzionari,
di “buoni” da contrapporre ai “cattivi”. Si tratta di italiani che cercano di
fare il loro dovere civico e il loro lavoro senza sentirsi necessariamente
mosche bianche. Italiani serene e spesso silenziosi. Il problema di questa
parte di Paese è non avere trovato una rappresentanza politica (tal quale è
stato Berlusconi per l’Italia più disinvolta) in grado di coagulare le pulsioni
virtuose che l’Italia esprime, di renderle “visibili”. Ci ha provato il Pd (non
tutto, e solo a sprazzi), ci hanno provato, ma con rozzo manicheismo, i
grillini, ci ha provato con goffa presunzione la borghesia che ha creduto in
Mario Monti, ci provano quelle minoranze di destra che, con scarso successo,
tentano di restituire al Paese una destra etica e legalitaria, o meglio di
crearne una daccapo. Non è dunque soltanto una questione destra/sinistra, anche
se in parte lo è. E’ un problema di fiducia complessiva degli italiani in se
stessi, nella loro capacità di farcela senza imbrogliare, senza frodare,
insomma senza ignobiltà. Dalla sua lettera si intuisce che l’ignobiltà la
disgusta: si tenga stretto quel disgusto, ma cerchi di affiancarlo con un poco
di voglia di combattere.. Altrimenti, caro amico, ci si deprime.
Michele Serra – Venerdì di Repubblica – 13 dicembre 2013
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