Francesco
E il libero arbitrio
Ho chiesto al papa chi
ha creato il male. Mi ha risposto: Dio
si interessa soltanto del bene, è l’uomo che sbaglia. Perché può scegliere.
Ecco allora che tocca alla società frenare la tendenza insita nell’animo umano
Pochi giorni fa ho ricevuto una lettera da Papa Francesco che
rispondeva a una mia precedente. Credo di non commettere alcuna indiscrezione
se riferisco qui una frase del Santo Padre che mi onora della sua amicizia
ancorché sappia della mia posizione di non credente. Nella mia lettera mi
permettevo di comunicare al Papa un tema che avrei desiderato approfondire con
lui quando avesse “voluto e potuto” incontrarci di nuovo e portare avanti il
nostro dialogo. Il tema si riassume in una domanda: chi ha creato il male?
Sua Santità nella prima parte della sua risposta scrive che
anche lui desidererebbe proseguire il nostro dialogo “se la Provvidenza gli
darà il tempo libero necessario”. Quanto alla domanda da me posta risponde
letteralmente così: “Il tema da lei proposto è molto importante. Dio crea
soltanto il bene. Quanto alla sua domanda ne modifico soltanto il verbo: chi ha
causato il male? L’uomo dovrebbe seguire il bene ma è libero e può scegliere.
Se sceglie il male ne è lui la causa”.
Detto dal Papa, che è il Vicario di Cristo in
terra, questa risposta non fa una grinza ma apre un dibattito estremamente
interessante. Anche perché io non credo
in Dio e quindi la mia domanda, come Papa Francesco ha certamente capito, non
era provocatoria. Se il Papa avesse risposto che non è Dio ad avere creato il
male, io avrei dal canto mio obiettato che non credo in Dio ma neppure nel
diavolo. L’uomo è libero e libero è stato creato. Quindi il male non può che
essere lui, l’uomo, a causarlo.
Sono quindi d’accordo su questo punto con il Papa. La mia
domanda infatti voleva appunto proporre un argomento centrale per un nostro
eventuale dialogo se ci sarà come vivamente spero, sul male: come e perché è
presente nell’animo di tutte le creature umane e che cosa si può fare, che cosa
può fare la società, per attenuarne gli effetti e ridurne la quantità e
l’intensità. E’ una sorta di missione che riguarda allo stesso modo e con la
stessa responsabilità sia i credenti di qualunque religione e in particolare i
cristiani che credono soprattutto nell’amore verso il prossimo, sia i non
credenti.
Questo E’ Dunque Il
Tema e a me sembra
affascinante e pieno di implicazioni : religiose, sociali, scientifiche,
terapeutiche, legislative e quindi perfino politiche. A mio parere, il male si
può raccontare, e infatti è il tema principale della letteratura, dei romanzi,
del teatro; nella tragedia si racconta il male, nei romanzi il nucleo portante
è il male, il dramma, la trasgressione. Si racconta naturalmente anche il bene,
ma in che modo? Come lotta e possibile superamento del male. I due concetti
sono strettamente legati tra loro, ma senza l’uno non ci sarebbe neppure
l’altro con lo stesso rapporto che passa tra le tenebre e la luce. Bisognerebbe
a questo punto definire con esattezza che cosa è il male e che cosa è il bene.
L’impresa non è affatto semplice: come mai i concetti di bene e di male non
riguardano nessuna delle altre specie viventi?
La risposta è facile. Ovviamente i vegetali, che sono
anch’essi esseri viventi, ma anche gli animali, tutti gli animali, non hanno
coscienza di sé, non hanno l’io e quindi seguono solo i loro istinti che in
realtà sono un unico istinto, quello di sopravvivenza, il quale detta i loro
comportamenti concreti. L’uomo è la sola specie vivente che ha coscienza di sé
e questo, tra le altre numerose implicazioni, comporta il suo rapporto con gli
altri, le regole che disciplinano questo rapporto, le eventuali trasgressioni,
la creazione continua di nuove regole, la nascita di concetti come “ideali”, “principi”,
“valori”. L’uomo conosce la colpa e ragiona su di essa. E qui probabilmente i
religiosi in genere e i cristiani in particolare, differiscono dalle opinioni
dei non credenti.
Insomma, carissimo e da me molto amato Papa Francesco, a me
sembra importante discutere insieme questi argomenti, sempre che la Provvidenza
glielo permetta.
Eugenio Scalfari – L’Espresso 12 dicembre 2013
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