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martedì 10 dicembre 2013

Lo Sapevate Che: Il Sogno di Zoro...


In piazza va in scena l’allegro martirio del Cavaliere decaduto

“Portiereeeee!!!” urla Stefania Prestigiacomo cercando di attirare
L’attenzione di qualcuno che liberi lei e il plotone di deputate, deputati
Ed ex ministri berlusconiani accalcati sul cancello del retro di Palazzo
Grazioli, dalla agorafobica  e umiliante  sensazione di non poter più accedere a corte.
Carfagna, Polverini, Gelmini, Ravetto, Calabria, Brambilla, Vito, Rotondi, aspettano e sperano nell’usciere amico che li liberi da qualche telecamera e dal militante orgogliosamente  fascista che li bracca. “Tirate fuori le palle e restate in piazza come faccio io, così vinceremo pure ‘sta battaglia, col Duce al braccio! Ve siete alleati col Partito democratico, avete fatto la peggio cosa per l’Italia, questi so’ i risultati e mò non dovete piàgne, perché siamo di destra! Col duce al braccio!” E più Rotondi abbozza  un sorriso (“di destra non sono mai stato, ma se serve…” sussurra imbarazzato e intimorito), più l’uomo si incazza e scopre il profilo del Duce tatuato.
Prima di loro, erano entrati senza difficoltà Verdini e una dimessissima Santanchè in jeans e scarpe da ginnastica, unico vero segnale del dramma politico in corso. Dramma del quale, in questa improbabile edizione invernale dell’imbarazzante guerra civile evocata e portata da Berlusconi su questo stesso marciapiede un giorno di agosto, non v’è in realtà sentore.
Il ventennio scorre implacabile sul maxi schermo a lato del pulpito. Barzellette raccontate alle scolaresche, il GB di Genova, amici, nemici e presunti tali, quel che ci è successo per venti anni è stato tutto merito suo o comunque gestito in qualche modo da lui. Chi sventola le bandiere distribuite per la via non sembra particolarmente triste. Come non lo sembra Berlusconi quando inizia a parlare o quando prova ad emozionarsi senza riuscire come aveva previsto.
Chi indossa il Kit del decaduto, comprensivo di lutto al braccio e palette da talent inneggianti al colpo di stato, sembra badare più al souvenir che al messaggio. I più giovani saltano perché non sono comunisti, come richiesto dal coro più anacronistico e longevo che da queste parti ci sia, e quando il generale tranquillizza tutti citando Matteo Renzi e Beppe Grillo come esempi di veri leader extra-parlamentari come lui, il buon umore è tale che nessuno si preoccupa più del voto in corso al Senato.
Perché il Senato, in fondo non conta, e l’unico leader più forte di Berlusconi senatore è Berlusconi martire. Lo sa il suo popolo, lo sa lo schieramento avverso. Per decadere davvero ci vorrà altro.

Diego Bianchi – Venerdì di Repubblica– 6 dicembre 2013

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