Chi Ci Guadagna Con
L’Accordo Sulle Armi
Assad è più debole.
Obama, Putin e Israele
possono essere soddisfatti.
Ma il conflitto non è
risolto. E occorre trattare ancora
L’accordo del’ultimo momento tra Stati Uniti e Russia sulla
confisca e la distruzione dell’arsenale chimico siriano ha sventato il rischio
di un altro conflitto in Medio Oriente, ma molti adesso si chiedono che cosa
tale accordo implichi per l’equilibrio dei poteri nella regione, il corso della
guerra in Siria e le opportunità di ulteriori sviluppi diplomatici. Esistono
molti modi con i quali la Siria e le opportunità di ulteriori sviluppi
diplomatici. Esistono molti modi con i quali la Siria potrebbe procrastinare
l’attuazione pratica dell’accordo, ma è poco plausibile che lo faccia in modo
palese. Qualora Damasco frenasse un accordo russo-americano, danneggerebbe la
credibilità di Mosca , il suo più importante alleato globale, e di conseguenza
eviterà in tutti i modi di farlo. Per di più, gli Stati Uniti non hanno escluso
del tutto un intervento armato.
Per il Regime Siriano l’accordo sulle armi chimiche rappresenta un vantaggio sul
breve periodo: cedere il controllo del proprio arsenale chimico è meno
deleterio che essere sottoposti a un attacco militare su vasta scala da parte
dell’esercito americano. Quindi dal punto di vista militare il regime sarà più
debole rispetto a quanto era appena poche settimane fa, ma non così debole come
se ci fosse stato il blitz statunitense. Le armi chimiche non sono mai state un
fattore di primo piano nelle battaglie interne del regime contro la sua
opposizione armata: la guerra andrà avanti utilizzando armi convenzionali.
Inoltre, l’accordo comporta che Assad resti dov’è, partner di un processo
internazionale, quanto meno fino alla metà del 2014 come è previsto
dall’accordo stesso.
Sul lungo periodo, tuttavia, la
perdita dell’arsenale chimico lascia il regime di Assad più debole. Di certo,
ad Assad non sarà sfuggito il fatto che quando altri regimi, come quello di
Gheddafi in Libia, hanno rinunciato ai propri programmi di sviluppo di armi di
distruzione di massa hanno perduto anche buona parte del loro potere deterrente
e alla fine sono stati rovesciati da interventi esterni. Si dovrebbe tenere
conto che il programma nucleare in fase iniziale di Assad è stato interrotto da
un blitz aereo israeliano nel 2007, ma si dice che Damasco abbia nel proprio
arsenale anche armi biologiche. Di queste ultime nell’accordo Usa-Russia non si
parla.
I ribelli siriani considerano
l’accordo che è stato raggiunto un tradimento, una secca sconfitta. Speravano
in un blitz su vasta scala da parte degli Usa, tale da alterare l’equilibrio
dei poteri sul terreno, e invece l’intervento armato è stato sospeso e Assad ha
ricevuto una sorta di rinnovo, in qualità di partner di un accordo
internazionale. La possibilità che egli perda il proprio arsenale chimico non
modificherà non modificherà granché il corso dei combattimenti sul terreno. Al
contrario, l’opposizione forse ha sempre sperato che ne facesse uso proprio per
creare le premesse per un intervento occidentale contro il regime.
Obama Sembra Aver avuto una grandissima fortuna. Ha ottenuto più di quello che voleva
e ha evitato il pantano di un’altra guerra in Medio Oriente. Voleva impedire
che la Siria attaccasse di nuovo con i gas e ha ottenuto invece l’impegno
formale da parte dei russi a togliere ad Assad tutte le armi chimiche. Ha
minacciato di fare la guerra, ma non ha dovuto andare fino in fondo e può ora
tornare a occuparsi di urgenti questioni di politica interna. La decisione più
importante che deve prendere per andare avanti è se aumentare seriamente gli
aiuti statunitensi all’opposixione siriana non jihadista.
Israele è soddisfatto. Non soltanto
aveva paura delle armi chimiche in mano ad Assad, ma qualora quest’ultimo fosse
stato destituito temeva che quelle armi potessero finire nelle mani di
Hezbollah o di gruppi jihadisti dell’opposizione siriana. La decisione di
togliere completamente alla Siria l’arsenale di armi chimiche è lo scenario
migliore che Israele potesse desiderare. Oltretutto, si dovrebbe anche tenere
conto che se gli Stati Uniti sono riusciti a esercitare la deterrenza nei
confronti della Siria con una semplice minaccia di attacco, allora la
deterrenza statunitense è viva e vegeta e potrebbe essere ancora praticabile
nei confronti del programma nucleare iraniano.
Putin Si E’ Affermato come politico diplomaticamente abile a livello globale, anche
se non potente dal punto di vista strategico. Agli altri paesi della regione –
soprattutto l’Iran – non sarà certo sfuggito il fatto che quando gli Stati
Uniti hanno minacciato la Siria e Assad si è rivolto al suo alleato globale, la
Russia, Mosca non ha avuto potere deterrente nei confronti degli Usa, e il
consiglio migliore che la Russia è riuscita a dare al suo assistito è stato:
“Rinuncia alle tue armi”. Resta ancora da vedere se la svolta diplomatica sulle
armi chimiche porterà a un progresso diplomatico risolutivo del conflitto
siriano. La cooperazione tra Stati Uniti e Russia è sicuramente uno sviluppo
gradito, e Assad potrebbe rendersi più disponibile adesso a partecipare alla
conferenza Ginevra II. In ogni caso, il conflitto in Siria appare lungi
dall’essere risolto. Il regime di Assad considera tuttora i propri nemici come
mercenari e terroristi da eliminare, e l’opposizione è troppo divisa e
radicalizzata per trovare una posizione unitaria. E per di più in buona parte
non è disposta a negoziare con Assad. La comunità internazionale deve
adoperarsi quindi, a partire dal recente accordo, per esercitare pressioni su
entrambe le parti affinchè siedano al tavolo delle trattative, e per aumentare
gli aiuti umanitari ai milioni di civili siriani che stanno soffrendo per
questo devastante conflitto.
Direttore del Carnegie Middle East Center di Beirut in Libano –
traduzione di Anna Bissanti
Paul Salem – L’Espresso – 26
Settembre 2013
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