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venerdì 11 ottobre 2013

Lo Sapevate Che: Per Ricordare: Annali...


Fra Italia e Germania Lunga Storia d’Amore,
di Sospetti. E Lingotti-

Angela Merkel ha stravinto e, come si sa, Angela non è tenera con noi, specie quando le chiediamo soldi. Bisognerà tenerne conto, anche perché l’ultimo che non lo fece – e anzi si dimostrò scioccamente offensivo e volgare nei suoi riguardi
-         perse  immediatamente il posto da primo ministro. Indubbiamente quando Italia e Germania si guardano negli occhi, lampi di quanto siano stati spaventosi e tragici i nostri rapporti, vanno oltre la bonarietà dei pizzaioli italiani a Berlino e la felicità delle segretarie di Francoforte in vacanza a Riccione. Le nostre due economie sono fortemente integrate, ma appena due generazioni fa ci furono l’Asse e l’8 settembre, Cefalonia e Marzabotto. Appena una generazione fa, i maggiori politici italiani, da Andreotti a Berlinguer, vedevano come la riunificazione tedesca come il fumo negli occhi e Helmut Kohl mise una sorta di  antimafia al nostro ingresso in Europa.
A dimostrazione di quanto antico sia il sospetto, gli annali ci ricordano un dimenticato episodio della metà degli anni Settanta del Ventesimo Secolo che è interessante rileggere adesso.
Siamo nel 1974 e l’Italia, come spesso le succede, ha un urgente bisogno di soldi, che il governatore della Banca d’Italia Guido Carli implora alla Bundesbank. Presidente del Consiglio italiano è il democratico Mariano Rumor; il socialdemocratico Willy Brandt è il suo omologo tedesco, Helmut Schimidt (che lo sostituirà dopo pochi mesi come cancelliere), è il ministro delle Finanze. La Banca centrale tedesca concede all’Italia un prestito di due miliardi di dollari, a un tasso dell’otto per cento, ma pone delle condizioni pesantissime e senza precedenti nei rapporti tra i due Paesi. Chiede, in sostanza, di essere garantita con l’oro dei forzieri di via Nazionale e lo vuole “fisicamente”. E così 500 tonnellate di oro vengono trasportate da Roma ai sotterranei della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea sotto forma di 41.300 lingotti del peso di 12,5 chili. I dettagli dell’operazione, abbastanza umilianti, sono ancora oggi sconosciuti. Nette le parole di Schmidt: “ Non dobbiamo offrire le nostre riserve monetarie per il consumo altrui…a meno che non otteniamo un progresso politico che agli occhi della nostra opinione pubblica venga considerato meritevole di un sacrificio”. Per gli amanti della dietrologia, quel prestito ebbe anche un codicillo: la liberazione dell’ex capo della Gestapo a Roma, Herbert Kappler, morente di cancro. Lo richiedeva la moglie Anneliese, solida ed importante membro della Spd. Come qualcuno ricorderà, Anneliese Kappler, il 15 agosto 1977, mise in una cesta di vimini il marito (che pesava 45 chili) e così lo fece evadere dall’ospedale militare del Celio, riportandolo in Germania. Il suo status era stato cambiato, da parte del governo italiano presieduto da Arnaldo Forlani, da “detenuto” a “prigioniero di guerra”, che prevede il diritto di fuga.
Storie vecchie. Che si faceva, allora, per due miliardi di dollari…
A proposito: ma quei lingotti, poi, tornarono indietro?

Enrico Deaglio – Venerdì di Repubblica – 4 Ottobre 2013

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