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martedì 8 ottobre 2013

Lo Sapevate Che: L'Antitaliano...


E Di Corruzione Nessuno Parla

I valori “non negoziabili” cambiano come le stagioni. Si invoca la stabilità, senza la quale non si fanno le riforme per la democrazia. Ma nessuno dice che il nostro paese è condizionato dall’alta incidenza della criminalità

“Prima di tutto condanniamo il narcotraffico e partecipiamo a una energica battaglia politica per disinnescare gli errori e i contenuti della cosiddetta guerra al narcotraffico, così come si chiama l'attuale politica Usa in materia”. E poi: “Il narcotraffico è un business capitalista, dall’inizio alla fine, che produce più di 600.000 milioni di dollari di guadagni ogni anno”. Questo è parte di un comunicato stampa diffuso da una delegazione delle Farc (Forze Armate rivoluzionarie di Columbia) impegnate a Cuba nelle trattative di pace con il governo della Columbia. Se addirittura un’organizzazione che notoriamente traffica droga afferma di voler combattere il narcotraffico, si comprende bene il baratro nel quale – anche a causa delle politiche proibizioniste – si trovano Centro e Sudamerica.
Domenico Cirilli ha 52 anni ed è pilota professionale di off-shore. E’ stato arrestato qualche giorno fa per narcotraffico in Spagna dalla Guardia Civil su mandato d’arresto internazionale emesso dalle autorità italiane. Si trovava a Espinardo, a nord della città di Murcia. Cirilli è finito in manette perché pare fosse in grado di rifornire le organizzazioni criminali di potenti imbarcazioni utilizzate per il traffico di stupefacenti.
L’11 settembre in Francia sono stati sequestrati dalle forze di sicurezza francesi 1.382 chili  di cocaina purissima. Erano a bordo di un aereo cargo di Air France proveniente da Caracas e diretto al Charles De Gaulle. Il ministro dell’Interno francese, Manuel Valls, si è affrettato a dichiarare che si tratta della più grande operazione antidroga mai realizzata a Parigi. In manette sono finiti tre italiani e due inglesi accusati di narcotraffico. Si ipotizzano collegamenti con lan’ndrangheta. Dal Venezuela, intanto, avvertono che ci sono anche una decina di funzionari che da lì hanno preso parte a questo traffico di proporzioni gigantesche, che avrebbe fruttato in Francia oltre 250 milioni di euro.
Secondo l’Onu in Venezuela non ci sarebbero coltivazioni illegali, ma per la sua posizione -  con la Columbia e le coste sul mar dei Caraibi – il paese è strategico per le rotte del narcotraffico verso Europa e Usa. Le frontiere venezuelane, anche quelle con il Brasile, sarebbero poco controllate e sarebbe relativamente agevole far partire carichi per via aerea. Bayardo Ramirez, ex-presidente della Commissione Nazionale Antidroga, commissione che ora non esiste più, dichiara senza mezzi termini che il Venezuela è uno dei Paesi più corrotti del mondo. Secondo Raminez, gli alti livelli di impunità presenti nel paese, lo renderebbero appetibile per le attività dei cartelli del narcotraffico. La corruzione agevola il narcotraffico e allo stesso tempo è da esso aggravata. Perché i capitali criminali scavano gli stati come il verme mangia il frutto dall’interno.
Nelle operazioni internazionali contro il narcotraffico che ho citato, l’Italia è sempre presente. Questo accade perché – anche se nessuna Istituzione ha il coraggio di ammetterlo – il narcotraffico è uno dei maggiori business a interessare il nostro paese. L’Italia è al centro di una vasta rete, è cervello, garante, quartier generale di traffici che collegano  America e Asia, Africa e Nord Europa. Ignorare tutto questo, tacerlo, non è solo un atto di incoscienza, ma anche di colpevole superficialità.
Eppure, I Valori “Non Negoziabili” cambiano come le stagioni, lasciando
Immutata la sostanza. Oggi si parla di stabilità. Ci si ripete che senza stabilità non saranno possibili le riforme necessarie perché la nostra democrazia finalmente possa dirsi compiuta. Nessuno dice che il futuro del nostro Paese è fortemente condizionato da un’enorme incidenza della corruzione. Questo silenzio non depone bene e data l’indifferenza mostrata rispetto al dibattito internazionale in corso sul ripensamento delle politiche proibizioniste, bisogna ritenere che ci sia qualcosa di più. Forse il frutto è ormai completamente bacato. E anche se secondo l’indice di Percezione della Corruzione (CPI) diffuso a dicembre del 2012 dalla Ong. Transparency International, il Venezuela occupa il 165° posto dei paesi più corrotti, mentre l’Italia il 72°, l’amara conclusione è che ci sono già tutte le premesse per peggiorare.
Roberto Saviano – L’Espresso – 10 Ottobre 2013


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