E Di Corruzione Nessuno
Parla
I valori “non
negoziabili” cambiano come le stagioni. Si invoca la stabilità, senza la quale
non si fanno le riforme per la democrazia. Ma nessuno dice che il nostro paese
è condizionato dall’alta incidenza della criminalità
“Prima di tutto condanniamo il narcotraffico e partecipiamo a
una energica battaglia politica per disinnescare gli errori e i contenuti della
cosiddetta guerra al narcotraffico, così come si chiama l'attuale politica Usa
in materia”. E poi: “Il narcotraffico è un business capitalista, dall’inizio
alla fine, che produce più di 600.000 milioni di dollari di guadagni ogni
anno”. Questo è parte di un comunicato stampa diffuso da una delegazione delle
Farc (Forze Armate rivoluzionarie di Columbia) impegnate a Cuba nelle
trattative di pace con il governo della Columbia. Se addirittura un’organizzazione
che notoriamente traffica droga afferma di voler combattere il narcotraffico,
si comprende bene il baratro nel quale – anche a causa delle politiche
proibizioniste – si trovano Centro e Sudamerica.
Domenico Cirilli ha 52 anni ed è pilota professionale
di off-shore. E’ stato arrestato qualche giorno fa per narcotraffico in Spagna
dalla Guardia Civil su mandato d’arresto internazionale emesso dalle autorità
italiane. Si trovava a Espinardo, a nord della città di Murcia. Cirilli è
finito in manette perché pare fosse in grado di rifornire le organizzazioni
criminali di potenti imbarcazioni utilizzate per il traffico di stupefacenti.
L’11 settembre in Francia sono stati sequestrati dalle forze
di sicurezza francesi 1.382 chili di
cocaina purissima. Erano a bordo di un aereo cargo di Air France proveniente da
Caracas e diretto al Charles De Gaulle. Il ministro dell’Interno francese,
Manuel Valls, si è affrettato a dichiarare che si tratta della più grande
operazione antidroga mai realizzata a Parigi. In manette sono finiti tre
italiani e due inglesi accusati di narcotraffico. Si ipotizzano collegamenti
con lan’ndrangheta. Dal Venezuela, intanto, avvertono che ci sono anche una
decina di funzionari che da lì hanno preso parte a questo traffico di
proporzioni gigantesche, che avrebbe fruttato in Francia oltre 250 milioni di
euro.
Secondo l’Onu in Venezuela non ci sarebbero coltivazioni
illegali, ma per la sua posizione - con
la Columbia e le coste sul mar dei Caraibi – il paese è strategico per le rotte
del narcotraffico verso Europa e Usa. Le frontiere venezuelane, anche quelle
con il Brasile, sarebbero poco controllate e sarebbe relativamente agevole far
partire carichi per via aerea. Bayardo Ramirez, ex-presidente della Commissione
Nazionale Antidroga, commissione che ora non esiste più, dichiara senza mezzi
termini che il Venezuela è uno dei Paesi più corrotti del mondo. Secondo
Raminez, gli alti livelli di impunità presenti nel paese, lo renderebbero
appetibile per le attività dei cartelli del narcotraffico. La corruzione
agevola il narcotraffico e allo stesso tempo è da esso aggravata. Perché i
capitali criminali scavano gli stati come il verme mangia il frutto
dall’interno.
Nelle operazioni internazionali contro il narcotraffico che
ho citato, l’Italia è sempre presente. Questo accade perché – anche se nessuna
Istituzione ha il coraggio di ammetterlo – il narcotraffico è uno dei maggiori
business a interessare il nostro paese. L’Italia è al centro di una vasta rete,
è cervello, garante, quartier generale di traffici che collegano America e Asia, Africa e Nord Europa. Ignorare
tutto questo, tacerlo, non è solo un atto di incoscienza, ma anche di colpevole
superficialità.
Eppure, I Valori “Non
Negoziabili”
cambiano come le stagioni, lasciando
Immutata la sostanza. Oggi si parla di stabilità. Ci si
ripete che senza stabilità non saranno possibili le riforme necessarie perché
la nostra democrazia finalmente possa dirsi compiuta. Nessuno dice che il
futuro del nostro Paese è fortemente condizionato da un’enorme incidenza della
corruzione. Questo silenzio non depone bene e data l’indifferenza mostrata
rispetto al dibattito internazionale in corso sul ripensamento delle politiche
proibizioniste, bisogna ritenere che ci sia qualcosa di più. Forse il frutto è
ormai completamente bacato. E anche se secondo l’indice di Percezione della
Corruzione (CPI) diffuso a dicembre del 2012 dalla Ong. Transparency
International, il Venezuela occupa il 165° posto dei paesi più corrotti, mentre
l’Italia il 72°, l’amara conclusione è che ci sono già tutte le premesse per
peggiorare.
Roberto Saviano – L’Espresso – 10 Ottobre 2013
Nessun commento:
Posta un commento