Walter Siti, favorito al premio strega,
se la vedrà con altri quattro
finalisti. Li presentiamo tutti
Favorito
al Premio Strega, nonostante i numeri della Cinquina, è Walter Siti con la
storia di Tommaso, un borgataro, ex obeso, figlio di un detenuto. Le sue
straordinarie doti matematiche spingono l’associazione criminale a cui il padre
appartiene a investire su di lui. Con un’operazione chirurgica gli vengono
asportati i sessanta chili in eccesso e con un fisico più accettabile (anche se
ricucito sembra un orsacchiotto rappezzato) Tommaso si iscrive alla costosa
Luiss . Diventerà un bankster, un gangster
della finanza che dal computer fa sparire soldi sporchi e li fa riapparire
puliti e profumati. Siti anche questa volta entra nel romanzo, non come
protagonista, ma come testimone chiamato da Tommaso per raccontare la
trasformazione criminale della finanza e dell’economia, dove i mafiosi non
imbracciano più la lupara ma prendono master all’estero. Un mondo ossessionato
dal denaro, dove le donne sono oggetto di scambio. Tommaso si innamora di
un’olgettina, un sentimento autentico che non gli impedirà atti odiosi su una
minore. In questa melma di turpitudini l’autore non giudica,non c’è moralismo,
ed è questo il maggior pregio del libro.
Per fortuna lei è un romanziere e non un
analista economico.
“
Diceva Aristotele che i romanzieri si occupano di quello che potrebbe
succedere”.
Quindi, lei ritiene che la mafia sia la
prosecuzione naturale del capitalismo?
“No,
credo che esista la possibilità di fare mercato senza le acrobazie della
finanza creativa. Non è uno sbocco obbligatorio del capitalismo, ma una
malformazione. Si sale su un tapis roulant accelerato. Ma come in tutti i miei
libri il mio interesse è puntato sul desiderio che adesso, nella nostra
società, è diventato infinito. Non si soddisfa mai, si ha l’impressione che non
si possa rinunciare ai desideri e il denaro diventa lo strumento. Se poi si
vuole anche il potere l’escalation è inarrestabile”.
Come nei libri precedenti lei tratta i
mutamenti sociali, ma questa volta lascia da parte l’omosessualità.
“Walter
Siti è presente perché non so fare il narratore onnisciente, ho bisogno di
spiegare come vengo a sapere le cose che racconto”.
Ma la struttura con tre incipit è
piuttosto complicata.
“Il
romanzo moderno nasce così. Don Chisciotte nella seconda parte del libro legge
di Don Chisciotte e si arrabbia perché
non è trattato bene. Giocare con le forme mi è connaturato”.
Come risponde ai due esclusi alla
Cinquina, Busi e Cappelli, che sono andati piuttosto pesanti su di lei e sul
suo romanzo?
“Non
rispondo. Penso che se Busi ha detto certe cose è perché le pensa, e a
Cappelli, c’è poco da dire visto che non fa critiche circostanziate”.
Brunella
Schisa – Venerdì di Repubblica – 28 – 6 13
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