La Lenta Caduta Del Leader Che Lascia
Dietro Di Sé
Un Paese Alla Bancarotta
La lenta caduta di Berlusconi e del
berlusconismo non assomiglia alla tragica fine di altri regimi della storia
d’Italia. Non vi sarà un piazzale Loreto, per fortuna s’intende, sebbene
qualche macchietta di corte si sforzi di evocarlo.
Non
avremo da vivere neppure una Mani Pulite, con il suo carico di speranze e di
dolori, come quella che pose fine al cinquantennale corso della Prima
Repubblica. Berlusconi e il Berlusconismo sono immagini di plastica che
ingialliscono col tempo, mentre piovono condanne dai processi per miserabili
reati comuni assai frequentatati dagli italioti, come evadere le tasse e
incoraggiare la prostituzione. E’ la fine grottesca che merita la più ridicola avventura
politica nella storia del Dopoguerra.
Il
bilancio del ventennio, più che drammatico, suona imbarazzante. Una generazione
di padri puerili dovrà spiegare a una generazione di figli resa adulta dalla
crisi le strane ragioni per cui un Paese ricco di talenti e di risorse si sia
ridotto a un passo dalla bancarotta per inseguire i sogni ignoranti di un
imbonitore televisivo, di un peracottaro nemmeno così affascinante e geniale
come l’hanno dipinto servi e nemici.
Una
Nazione non soltanto rimbecillita, ma torvamente rimbambita. Attraverso il
quotidiano esercizio di un astio derisorio nei confronti di ogni forma di
intelligenza, eccellenza, rigore morale. Il peggio non sono state una politica
economica inesistente e una politica estera da buffoni, ma la sistematica
svalutazione di ogni valore di civiltà e cultura. Per vent’anni si è raccontato
ai giovani che non vale la pena di studiare e migliorarsi perché altre erano le
strade verso il successo. Lo scandalo vero di Berlusconi non sono Ruby e le
altre ragazzine alle cene di Arcore, ma la Gelmini ministro dell’Istruzione. Il
risultato di questa egemonia anti culturale è devastante. L’Italia è l’unica
fra le nazioni ricche ad aver compiuto giganteschi passi indietro in tutti i
settori, in tutte le classifiche internazionali. I giovani migliori se ne sono
andati da un pezzo e non torneranno. Gli altri dovranno adattarsi a un futuro
da marginali.
Il
Berlusconi che pian piano scompare dalla scena lascia insomma un gran vuoto,
quello da lui stesso creato. Qui nella Macondo televisiva tutti hanno
disimparato a leggere e a scrivere e non ricordano più i nomi delle cose. Si
avrebbe almeno voglia di sperare, se non in una palingenesi, in una fine
rapida, che permetta di voltare pagina. Tocca invece tocca assistere al lento
dissolversi quotidiano dello stupidario di un ventennio. Anche stasera in
televisione straparla la Santanchè. La Santanchè, santo cielo. Ma in quale
povero altro Paese una così sarebbe un personaggio pubblico?
Curzio
Maltese – Contromano – Venerdì di Repubblica – 12-7-13
Nessun commento:
Posta un commento