Il Sindaco Anti-Ponte E Il
Cementificatore
Che Si Suicidò Vent’Anni Fa
ESTATE 2013. Il professor Renato
Accorinti, a piedi nudi e indossando a maglietta “No ponte” del suo movimento,
entra nel palazzo del governo di Messina, città di cui è stato eletto sindaco,
a dispetto di qualsiasi previsione.
Estate
1993. Vent’anni fa, all’apice di Tangentopoli. Nel pieno dell’emozione per il
suicidio dell’ex presidente dell’Eni
Gabriele Cagliari nella sala docce del carcere di San Vittore, Milano è scossa
da un’altra tragedia: Raul Gardini, il fascinoso industriale che tiene svegli
gli italiani con le strambate del Moro di Venezia in Coppa America, la mattina
del 23 luglio si alza, fa la doccia, legge i giornali, si stende sul letto in
vestaglia e spara un colpo di pistola.
Du
e eventi che senza dubbio rimarranno scolpiti negli annali della nostra storia.
A prima vista è difficile trovare i legami del secondo con il primo, ma in
realtà un tratto d’unione c’è. E’ il cemento.
Erede
del più grande patrimonio italiano, costruito dal suocero Serafino Ferruzzi,
Raul Gardini, dal suo quartier generale di Ravenna, spaziava tra la chimica, la
coltivazione della soia, lo zucchero e il cemento. In quest’ultimo settore
aveva preso un’iniziativa singolare. Metà delle azioni della sua Calcestruzzi
Spa erano state vendute a due rappresentanti della mafia corleonese, nelle
persone dei signori Bonura e Buscemi, che per conto di Salvatore Riina
partivano da Palermo e andavano a Ravenna per firmare i verbali dei consigli di
amministrazione. Tutto era pubblico e la Calcestruzzi era quotata in borsa. Ma
nessuno ne parlava. L’alleanza con Cosa Nostra aveva portato Gardini in una
posizione privilegiata nell’ottenimento degli appalti siciliani, la più grande
torta di denaro pubblico dell’epoca. A quel tempo, l’Italia consumava il triplo
del cemento degli altri paesi europei e la Sicilia era scandalosa e felice con
i suoi viadotti, autostrade, ponti ed edifici pubblici cominciati e non finiti.
Negli
anni seguenti il mostruoso intreccio tra mafia e cementari – benedetto da tutta
la politica del tempo – venne (un po’) alla luce: qualche sentenza, qualche
pentito. Ma ci vorranno molti anni ancora per avere piena contezza del
colossale business che Mafia, Politica&Cemento stavano preparando sotto la forma
di Ponte sullo Stretto di Messina, il più grande business che si potesse
immaginare.
Ormai
– toccando ferro- siamo quasi sicuri che il Ponte non si farà più e salutiamo
il coraggio della città di Messina che ha voluto come sindaco uno dei pochi che
contro quell’intreccio si era battuto da vent’anni. Renato Accorinti passerà
alla Storia come il protagonista di una delle poche vittorie sul suolo
siciliano.
E
Gardini? E’ totalmente dimenticato. Dopo la sua morte, il valore azionario
della Calcestruzzi precipitò a zero e la società passò nelle mani del suo più
acerrimo concorrente, la Italcementi. Società che oggi, per fortuna, cerca e
trova il proprio fatturato e mercato più in Europa che tra Sicilia e Cariddi.
Gardini
si suicidò per il timore della galera a Milano, o per il timore dei Padrini che
aveva portato a Ravenna? Questo è probabilmente un pezzo di storia che non si
saprà mai.
Enrico
Deaglio – Venerdì di Repubblica – 12-7-13
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