La propria morte: un tabù. La maggior
parte degli italiani non ne vuole
sentir parlare.
Otto persone su dieci non hanno mai preso in
considerazione la possibilità di fare testamento. E sei su dieci non intendono
farlo neanche in futuro. Ad aver messo nero su bianco le proprie volontà sono
solo un milione e mezzo di italiani. E’ ciò che emerge da un’indagine di Gfk
Eurisko su un campione di quasi 1000 e 500 individui, rappresentativi della
popolazione italiana ove 55. In una società che
vive sempre più a lungo – e vagheggia una vita senza la morte – pensare
alla propria fine fa paura. Così come dà ansia, in famiglie sempre più
disgregate, immaginare possibili risentimenti dei propri eredi.
Eppure perfino il testamento
può essere un atto di vita: un modo per perpetuare nel tempo i propri valori,
ciò i cui si crede. Soprattutto se si sceglie di fare un lascito solidale a
favore di un0organizzazione non profit, che va ad aiutare chi è più
svantaggiato. Perplessità? Via gli equivoci. Primo, non è detto che leda i
legittimi eredi: si può destinare a una onlus anche solo una minima parte dei
propri averi, una piccola somma di denaro, un gioiello, un’opera d’arte, una
polizza a vita, lasciando il grosso ai propri cari. Perciò non c’è bisogno di
essere molto ricchi. Secondo, è facile : basta un testamento olografo (scritto
di proprio pugno a mano, datato e firmato), se non si vuole andare dal notaio.
E’ revocabile e modificabile in qualsiasi momento. Non ha costi specifici (è
esente da tasse di successione, ad esempio).
Purtroppo se ne sa poco: il 45 per cento del campione
Eurisko (più di 7 milioni di persone) non ne ha mai sentito parlare. Così sette
associazioni grandi e prestigiose si sono unite per promuovere la cultura della
solidarietà testamentaria: Action Aid, Ail, Aism, Fondazione Don Gnocchi, Lega
del filo d’oro, Save the Children e Unicef hanno creato u sito, testamentosolidale.org , e una guida
scaricabile online per rispondere a qualsiasi domanda. Fare un lascito a queste
associazioni significa aiutare bambini e disabili, sostenere la ricerca sulla
leucemia e la sclerosi multipla. Ma qualunque onlus ne ha un gran bisogno.
Antonella Barini – Venerdì di Repubblica -5-7-13
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