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giovedì 25 luglio 2013

Lo Sapevate Che: La Bella e La Scimmia


Il sogno più comune di ogni avvenente ragazza colombiana era, ed è ancora oggi, diventare reginetta di bellezza. Per l’elezione di “Miss Colombia” si scatena un delirio che parte in largo anticipo sulla finale. Sulla spiaggia di Cartagena de Indias sbarca il circo dei rotocalchi e ai bambini in età scolare di Cartagena vengono concesse addirittura due settimane di vacanza. La coroncina posta sul capo della vincitrice è placcata d’oro 24 carati con al centro uno smeraldo, la pietra nazionale, e nel corso dell’anno in cui detiene il titolo Miss Colombia viene persino ricevuta dal presidente della Repubblica.
Ma di concorsi minori ne esistono a centinaia. In ogni luogo dove si tengono, l’arrivo delle aspiranti reginette è un evento molto atteso dalla cittadinanza. La gente della Columbia ha il cuore gonfio del desiderio di lustrarsi gli occhi, compensare il duro vivere quotidiano, dimenticare le violenze, le ingiustizie, gli scandali politici che sembrano non poter aver mai fine. Sono gente allegra, i colombiani, di quell’allegria vitale che nasce come antidoto al fatalismo.
Eppure non è soltanto questo ciò che spiega il proliferare del fenomeno. In America Latina, e in particolare nei paesi del narcotraffico, i concorsi di bellezza sono anche fiere di cavalli di razza, in cui si esibiscono gli esemplari già approdati a una scuderia. Spesso la gara è truccata in partenza: vince la candidata che appartiene al proprietario più potente. Il più grande regalo che si possa fare a una donna è comprarle una coroncina da reginetta, dono che risplende sul prestigio di colui che l’ha prescelta. Così è stato per Yovanna Guzmàn, eletta “Chica Med” quando  era già legata a Wilber Varela detto “Sapone”, uno dei leader del cartello del Norte del Valle. Ma anche quando le cose vanno in questo modo, le ragazze meno fortunate possono
sperare di essere notate dagli altri narcos accorsi per selezionare l’amante del momento, o comunque ritentare la buona sorte nel prossimo concorso.
Persino le ragazzine delle campagne più misere e dei barrios più derelitti cominceranno a prostituirsi allo scopo di raggranellare i soldi per quelle protesi mammarie divenute prerequisito per entrare nelle grazie di un boss, unica prospettiva di riscatto che si trovi alla loro portata. E’ questa la storia narrata da Sin tetas no hay paraìso (Senza tette non c’è paradiso), la serie televisiva colombiana vista e adattata in versioni più edulcorate da mezzo mondo, ma all’origine basata su un rigoroso reportage condotto da Gustavo Bolivar Moreno nel Dipartimento meridionale di Putumayo, tradizionale zona di coltivazione della coca.

Roberto Saviano – ZeroZeroZero 

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