Solo in Italia si avrebbero ogni anno 36mila decessi
in meno
Bastano infatti conoscenze minime di rianimazione per
evitare la morte di un infartuato. Aumentano gli apparecchi nei luoghi
pubblici, dalla spiagge alle farmacie. Una campagna europea
Come Salvare Un Cuore In Otto Mosse
Se,
tra chi si trova per caso vicino a una persona colpita da arresto cardiaco, ci
fosse qualcuno in grado di fare le poche, semplici, manovre di rianimazione, in
attesa dell’ambulanza, in Italia si potrebbero salvare 36 mila vite l’anno, in
Europa 100 mila. E se il soggetto è svenuto all’improvviso per altri motivi,
non ha un arresto cardiaco, non si rischia di fare danni? Nessun timore: il
massaggio cardiaco e il defibrillatore non danneggiano un cuore funzionante. Le
compressioni sul torace non intralciano il lavoro del cuore mentre il
defibrillatore è una macchina “intelligente che prima analizza il ritmo
cardiaco e poi, se ne rileva la necessità dice, nel senso letterale del
termine, di dare la scossa salvavita.
Per
tali motivi, di recente, il Parlamento europeo ha invitato gli Stati Membri a
istituire una Settimana di sensibilizzazione (in Italia sarà dal 14 al 20
ottobre) dedicata all’arresto cardiaco, con lo scopo di migliorare la
conoscenza e la formazione in caso di arresto cardiaco, La Settimana è stata
appena presentata in Senato dall’associazione “Viva” (www.viva2013.it) che coordinerà le
iniziative italiane di divulgazione e di formazione dei cittadini
“Dal
momento in cui il cuore si arresta e la circolazione si ferma, anche nel
muscolo cardiaco, inizia un conto alla rovescia drammatico: ogni minuto che
passa porta via un 10% delle possibilità di sopravvivenza. Col massaggio
cardiaco la perdita si dimezza – spiega Niccolò Grieco, Unità coronarica del
Niguarda e referente per la cardiologia del 118 di Milano e provincia –
Tradotto in chance di sopravvivenza, dopo neanche 10 minuti senza massaggio
potrebbe non esserci più nulla da fare, mentre con il massaggio il cuore può
ripartire anche dopo 20-30 minuti con le pratiche di rianimazione fatte dagli
specialisti. Un guadagno di tempo che fa la differenza tra la vita e la morte
se si tiene presente che, al momento, in Europa, solo il 10% dei colpiti da
arresto cardiaco si salva perché la spesso rianimazione inizia in ambulanza o
in ospedale”.
Mentre
si guadagna tempo col massaggio cardiaco e si attende l’arrivo del 118 si può
mandare qualcuno a cercare un defibrillatore. Anche in Italia, come in Europa,
centri commerciali, stabilimenti balneari (quelle di Roma e provincia sul sito www.federfarnaroma.com) ed altri
luoghi molto frequentati si stanno dotando di un defibrillatore, individuabile
dal simbolo internazionale del cuore verde attraversato da un lampo. “Purtroppo
tutto è lasciato alla libera iniziativa del singolo e si potrebbe verificare la
paradossale evenienza che il defibrillatore è disponibile ma nessuno lo sa –
osserva Grieco – Servirebbe un database nazionale con l’ubicazione,
consultabile poi anche da smartphone su Google-map. O almeno delle norme di
cartellonistica come quelle che indicano dove si trovano le uscite di
sicurezza, per raggiungere e prendere il defibrillatore. Tutto quello che
accelera l’arrivo del defibrillatore si
traduce in centinaia di vite salvate”.
Una
buona parte degli arresti cardiaci infatti è causata da una fibrillazione
ventricolare, una tempesta elettrica del cuore che di fatto lo paralizza. Ma
una scarica elettrica di opportuna intensità e durata che attraversa il cuore
riporta le fibre muscolari a contrarsi all’unisono, recuperando la forza
necessaria a spingere il sangue in circolo. Tra le cause più frequenti
l’infarto, di cui la fibrillazione ventricolare è spesso l’evento mortale. Seguono
vari disturbi del ritmo e anomalie congenite che in genere colpiscono soggetti
giovani, talvolta nel pieno dell’attività sportiva, come i casi clamoroso che
ricorrono nelle cronache. “Purtroppo spesso la fibrillazione ventricolare è il
primo segno della presenza di queste patologie cardiache, altrimenti non
individuabili – spiega Grieco – Ma vi
sono anche arresti cardiaci non causati da questa e dove la scarica elettrica è
inutile mentre il massaggio cardiaco può fare la differenza. In ogni caso la macchina
è “intelligente” e parlante: oltre a dare istruzioni su come e dove mettere gli
elettrodi, analizza l’attività elettrica del cuore e, se riscontra una
fibrillazione ventricolare, comunica l’opportunità della scarica. Il comando
finale è lasciato al soccorritore, che lo darà dopo che si è accertato che
nessuno sia in contatto col malato”.
Arnaldo
D’Amico – Salute in primo piano – La Repubblica -9-7-13
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