Ma La Cura Non Funziona
Dopo
appena un anno in carica, il primo ministro greco Antonis Samaras si è trovato
con una maggioranza di tre voti in Parlamento. Sinistra Democratica s’è
defilata per protestare contro la decisione, qualche settimana fa, di chiudere
l’emittente radiotelevisiva nazionale ERT. Per compensare lo smacco, e nel
tentativo di scongiurare altre elezioni anticipate, Samaras ha ceduto ministeri
chiave chiave al Pasok. La nuova coalizione traghetterà il Paese fuori dalla
crisi? Non è certo. L’unica cosa certa è che milioni di greci della classe
media sono costretti a spingere il masso delle difficoltà su per il ripidissimo
pendio di oltre nove ondate successive di austerity.
La
Troika aveva “promessa” alla Grecia una crescita nel 2011, ma la recessione si
è aggravata costantemente, raggiungendo il – 7% nel 2012 e il 4,5 oggi. I greci
sono diventati ancora più cinici. Negli ultimi tre anni stipendi e pensioni
sono calati, in alcuni casi del 62%. Il governo è stato creativo nell’aumentare
le aliquote d’imposta: almeno otto diversi aggiustamenti fiscali (al rialzo e
al ribasso) nel giro di tre anni. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il
27%, il 6,5% tra i giovani. Cresce la povertà, e personalmente comincio a notare
un nuovo, allarmante problema: lo sviluppo di una dipendenza dagli aiuti.
L’inflazione
cresce. L’amministrazione fiscale opera con la solita inefficienza. La
magistratura è soffocata dalle lungaggini. I diritti che regolano le proprietà
fondiarie entrano in conflitto, come quelli che regolano le proprietà
demaniali. I I costi amministrativi pesano sul mercato del lavoro. Il governo
tenta più di raggiungere gli obbiettivi fiscali previsti dal prestito
salva-stati accordato dalla Troika che di stabilizzare il contesto finanziario,
perché per far ciò occorre tempo. Il malcontento sociale sfocia nell’ascesa di
partiti estremisti come Alba Dorata (terzo nei sondaggi). I suicidi sono
aumentati del 40%.
OGGI
LA Grecia non è né più competitiva né più produttiva, almeno non tangibilmente,
di com’era prima che la crisi scoppiasse. Tra l’altro, quella greca non è una
crisi di solvibilità, perché è causata da un deficit di tipo
burocratico-amministrativo, più che contabile. Ma è stata fatta una diagnosi
errata, e la medicina sbagliata è stata somministrata con cocciutaggine. Finora
le “riforme” hanno toccato il reddito disponibile, e non i costi amministrativi. E la situazione è
esacerbata dalla carenza di esperienza e competenze della Troika (il cui team è
composto da macroeconomisti ed esperti fiscali del Fini e da burocrati della
Ue, e non da economisti istituzionali). Il fatto che nemmeno in altri Paesi
dell’Eurozona, siano stati dati esempi concreti di semplificazione rende le
modifiche ancor più difficili. Insomma, sacrifici senza progetto.
Giunti
al terzo anno di crisi, non si è ancora imboccato un cammino chiaro verso la
ripresa. Come nel resto dell’Eurozona, anche in Grecia la leadership, è
preoccupata di sopravvivere a se stessa. La repentina serrata della ERT, per
esempio, ha rivelato una mancanza di pianificazione. La televisione è stata
chiusa per risparmiare denaro e raggiungere l’obiettivo, imposto dalla Troia,
di tagliare oltre 2000 mila posti di lavoro nel settore pubblico. Ma non è
stata proposta un’alternativa, se non la vaga promessa di creare un imprecisato
futuro un nuovo ente. In un contesto del genere, il rapporto di fiducia tra i
cittadini e lo stato continua a deteriorarsi. Ed è proprio questo il problema
che più disperatamente ha bisogno di essere risolto.
La
Grecia ha bisogno di tre cose: semplicità, coerenza, leadership. Semplicità nel
definire le regole, applicarle. Farle rispettare. Migliorerà così il modo di
gestire gli affari, l’amministrazione pubblica, il catasto. Altrettanto
importante è che nei provvedimenti adottati vi sia coerenza. La Grecia deve
modificare le ricette della Troika e concentrarsi sulla produttività. Più
queste modifiche andranno per le lunghe, più l’impresa srà difficile.
L’austerity ci costringe a tener d’occhio solo gli aspetti fiscali, e non la
riscrittura delle regolare. Infine ciò che serve alla Grecia, così come al
resto d’Europa, è una leadership che la smetta di indorare pillole, nella
speranza di scongiurare il dissenso popolare. (trad. di Matteo Colombo)
Elena
Panaritis – Donna di Repubblica – 20-7-13
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