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martedì 30 luglio 2013

Lo Sapevate Che: Per i Greci Pillole Amare.

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Ma La Cura  Non Funziona

Dopo appena un anno in carica, il primo ministro greco Antonis Samaras si è trovato con una maggioranza di tre voti in Parlamento. Sinistra Democratica s’è defilata per protestare contro la decisione, qualche settimana fa, di chiudere l’emittente radiotelevisiva nazionale ERT. Per compensare lo smacco, e nel tentativo di scongiurare altre elezioni anticipate, Samaras ha ceduto ministeri chiave chiave al Pasok. La nuova coalizione traghetterà il Paese fuori dalla crisi? Non è certo. L’unica cosa certa è che milioni di greci della classe media sono costretti a spingere il masso delle difficoltà su per il ripidissimo pendio di oltre nove ondate successive di austerity.
La Troika aveva “promessa” alla Grecia una crescita nel 2011, ma la recessione si è aggravata costantemente, raggiungendo il – 7% nel 2012 e il 4,5 oggi. I greci sono diventati ancora più cinici. Negli ultimi tre anni stipendi e pensioni sono calati, in alcuni casi del 62%. Il governo è stato creativo nell’aumentare le aliquote d’imposta: almeno otto diversi aggiustamenti fiscali (al rialzo e al ribasso) nel giro di tre anni. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 27%, il 6,5% tra i giovani. Cresce la povertà, e personalmente comincio a notare un nuovo, allarmante problema: lo sviluppo di una dipendenza dagli aiuti.
L’inflazione cresce. L’amministrazione fiscale opera con la solita inefficienza. La magistratura è soffocata dalle lungaggini. I diritti che regolano le proprietà fondiarie entrano in conflitto, come quelli che regolano le proprietà demaniali. I I costi amministrativi pesano sul mercato del lavoro. Il governo tenta più di raggiungere gli obbiettivi fiscali previsti dal prestito salva-stati accordato dalla Troika che di stabilizzare il contesto finanziario, perché per far ciò occorre tempo. Il malcontento sociale sfocia nell’ascesa di partiti estremisti come Alba Dorata (terzo nei sondaggi). I suicidi sono aumentati del 40%.
OGGI LA Grecia non è né più competitiva né più produttiva, almeno non tangibilmente, di com’era prima che la crisi scoppiasse. Tra l’altro, quella greca non è una crisi di solvibilità, perché è causata da un deficit di tipo burocratico-amministrativo, più che contabile. Ma è stata fatta una diagnosi errata, e la medicina sbagliata è stata somministrata con cocciutaggine. Finora le “riforme” hanno toccato il reddito disponibile, e  non i costi amministrativi. E la situazione è esacerbata dalla carenza di esperienza e competenze della Troika (il cui team è composto da macroeconomisti ed esperti fiscali del Fini e da burocrati della Ue, e non da economisti istituzionali). Il fatto che nemmeno in altri Paesi dell’Eurozona, siano stati dati esempi concreti di semplificazione rende le modifiche ancor più difficili. Insomma, sacrifici senza progetto.
Giunti al terzo anno di crisi, non si è ancora imboccato un cammino chiaro verso la ripresa. Come nel resto dell’Eurozona, anche in Grecia la leadership, è preoccupata di sopravvivere a se stessa. La repentina serrata della ERT, per esempio, ha rivelato una mancanza di pianificazione. La televisione è stata chiusa per risparmiare denaro e raggiungere l’obiettivo, imposto dalla Troia, di tagliare oltre 2000 mila posti di lavoro nel settore pubblico. Ma non è stata proposta un’alternativa, se non la vaga promessa di creare un imprecisato futuro un nuovo ente. In un contesto del genere, il rapporto di fiducia tra i cittadini e lo stato continua a deteriorarsi. Ed è proprio questo il problema che più disperatamente ha bisogno di essere risolto.
La Grecia ha bisogno di tre cose: semplicità, coerenza, leadership. Semplicità nel definire le regole, applicarle. Farle rispettare. Migliorerà così il modo di gestire gli affari, l’amministrazione pubblica, il catasto. Altrettanto importante è che nei provvedimenti adottati vi sia coerenza. La Grecia deve modificare le ricette della Troika e concentrarsi sulla produttività. Più queste modifiche andranno per le lunghe, più l’impresa srà difficile. L’austerity ci costringe a tener d’occhio solo gli aspetti fiscali, e non la riscrittura delle regolare. Infine ciò che serve alla Grecia, così come al resto d’Europa, è una leadership che la smetta di indorare pillole, nella speranza di scongiurare il dissenso popolare. (trad. di Matteo Colombo)

Elena Panaritis – Donna di Repubblica – 20-7-13

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