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domenica 14 luglio 2013

Lo Sapevate Che: Inserisci Nell'Alleanza Medico- Paziente...


E Ai Bimbi Leggiamo Le Fiabe Fanno Bene Pure Ai Genitori

Gli ottimi risultati del progetto del Centro di riferimento oncologico di Aviano

Le favole come un viaggio per combattere la malattia. Nelle sale del Centro di riferimento oncologico di Aviano si leggono racconti. Fra un “ C’era una volta” e l’altro, i medici curano le paure dei pazienti più piccoli e le ansie dei genitori.
“La fiaba parla un linguaggio trasversale a singola età e cultura, aiuta a comprendere gli eventi importanti della vita come la malattia. E’ preziosa per riscoprire le proprie risorse ed i propri talenti, permette di ritrovare ogni tanto anche la leggerezza del vivere – spiega Nicoletta Suter, curatrice del progetto Croccanti Fiabe – Servono a trasformare il nostro atteggiamento verso la vita e a favorire il cambiamento”.
L’ansia è difficile da controllare quando si ammala un bambino, una situazione che spezza gli equilibri familiari e che si complica con gli adolescenti. “Il minore deve diventare attore principale e quando i genitori pretendono di conservare la propria autorità, compiono l’errore di considerare i figli incapaci di provvedere alle decisioni riguardanti la loro salute – dice Maurizio Mascarin, responsabile dell’Area giovani del Centro riferimento oncologico di Aviano – Questo aumenta paure e frustrazione nel figlio, tendendo a creare conflitti tra quest’ultimo e i medici e i genitori. E pi ci sono fratelli, spesso dimenticati. Diventano figli di serie b, ma anche loro sono un cardine di questa alleanza. Famiglia, fratelli, amici, scuola, personale medico-sanitario sono importanti. E’ un’alleanza che va fortificata”.
Il tumore fra i giovani è ancora tabù, eppure i casi non mancano. Lorenzo Spaggiari, direttore di Chirurgia Toracica all’Istituto europeo di oncologia di Milano ha scritto un libro che raccoglie le esperienze dei suoi giovani pazienti: Io dopo. Io adolescente e la mia vita con il cancro (pensiero Scientifico editore). “Il rapporto con i giovani ammalati di cancro è particolare, diverso rispetto a quello con gli adulti. Per alcuni aspetti più semplice per altri più complicato. Innanzitutto per i minorenni esiste sempre un interfaccia con i genitori, pertanto il rapporto non è medico-paziente, ma medico, giovane paziente e due genitori i quali spesso sono destabilizzati dalla lunga storia della malattia del figlio – dice Spaggiari – Alla base di ogni comunicazione, anche nei casi più difficili deve essere dato molo spazio alla speranza e all’ottimismo. Bisogna tranquillizzare il giovane paziente e fargli capire che la filosofia dei piccoli passi, dei piccoli successi giornalieri è la nostra strategia”.
“Il vero problema di un genitore quando il figlio si ammala di tumore è quello di riuscire a tollerare angosce e sensi di colpa – spiega Lucio Samo, primario del servizio di Psicologia Clinica al San Raffaele Milano – La cosa più importante è quella di non farsi travolgere dalle ansie e di non trasmetterle al figlio. Risulta fondamentale invece trovare la forza per far prevalere la fiducia nelle cure e mantenere vive le risorse che possono motivare il ragazzo e il gruppo familiare nel suo insieme ad avere un atteggiamento positivo e propositivo nei confronti della vita”.

Valeria Pini  Salute L’Assistenza  di Repubblica – 2-7-13

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