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venerdì 19 maggio 2017

Lo Sapevate Che: Italia terra di conquista in balia di tanti Micron...



Sembra già di sentirli: Renzon, Berluscon, Grillon, D’Alemon. Ma non sarà che alla fine sono tanti Micron? Perché l’indole mimetica della politica italiana, l’atavico vizietto di vestire i panni del vincitore di turno (basti ricordare Tsipras, poi scomparso con il suo ruggito rivoluzionario nelle segreterie del Bundestag) sembrerebbe dare alla politica italiana nuova linfa. Dopo Parigi. Tutti in campo a spiegare come il Dr. Frankenstein di Mel Brooks che “Siiii puòòòòò fareeeeee”, E nel profluvio di commenti seguiti alla vittoria di Emmanuel Macron, ci siamo subito rivestiti alla parigina. Ma se è vero che, almeno sui libri di storia e su qualche manuale di economia, Francia e Italia qualcosa in comune ce l’hanno, qui il rischio è l’opposto: prendere una cantonata. L’errore più grossolano che può fare oggi la classe dirigente del Paese è ripetere #jesuismacron, darla per fatta, convincersi che il vento populista si è piegato alle fitte foglie della foresta democratica che silenziosa cresce di nuovo. Non è così. Ciò che determinerà l’esito del voto nostrano non riguarda Parigi, riguarda noi. Noi che abbiamo una sinistra ancora strutturata in partito organizzato, ma al tempo stesso divisa in mille rivoli di contestazione fuori e dentro il Pd. Noi che abbiamo una destra mezza populista e mezza liberale, ma che da vent’anni al grido di guerra di Silvio Berlusconi si riunisce in bizzarre giostre elettorali capaci, tuttavia, di stupire sempre sondaggisti e commentatori. Noi che abbiano un Movimento 5 Stelle che interpreta un populismo 2.0. molto più complicato da arginare rispetto al postfascismo dichiarato della famiglia Le Pen, marcato a destra e apertamente reazionari. Se guardiamo dunque le differenze fra noi e loro, anziché le somiglianze, ci rendiamo conto che non solo la partita non è vinta, ma l’Italia potrebbe essere l’unica vera sconfitta del campionato democratico mondiale in corso. Potrebbe uscire in finale. E sarebbe grave e pericoloso. La Francia è in marcia, appunto, verso una ridefinizione politica dei blocchi antagonisti che hanno caratterizzato l’Europa degli ultimi decenni, sta andando al reale superamento di destra e sinistra tradizionali, premiando un leader che da una parte non ha un partito ma dall’altra ha preso “parte” alla battaglia contro Le Pen senza mai retrocedere o inseguirla sul terreno dell’antisistema, inventando una sorta di nuova maison dei moderati. Qui da noi, al contrario, il sistema si sta ricomponendo secondo uno schema pre-crisi. Il Pd ha di nuovo il suo leader Renzi, ma è sempre diviso in correnti. La sinistra ha generato un partitino, come sempre dalla svolta di Occhetto, che lotterà per far perdere voti a Renzi. La destra è bicefala, ma pronta a sfidare tutti e prendersi la pancia dell’Italia di mezzo che Silvio Berlusconi ha sempre interpretato meglio degli altri. E Grillo sta giocando una partita intelligente: far credere al Paese che lo scontro finale sia fra lui e Renzi che certo è una bella sfida, ma non rappresenta l’Italia. Se vinceranno i 5 Stelle, dunque, saremo noi l’anello debole della vecchia Europa democratica. Ma pure se vincerà qualcun altro senza una maggioranza coesa, perché il Palazzo qualcun altro senza una maggioranza coesa, perché il Palazzo darà alle opposizioni un’arma letale: quella di gridare al governo illegittimo. Non vedremo nessuna folla con le bandiere italiane assediare le piazze per fare festa. Né vedremo nessuna folla con le bandiere italiane assediare le piazze per fare festa. Né vedremo un volto in cui si riconoscono i vincitori quanto, nel nome dell’opposizione, gli sconfitti. E finiremo per essere l’ultima terra di conquista, ghiotta a molti (..).
Tommaso Cerno – Editoriale – L’Espresso – 14 Maggio 2017 -

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