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giovedì 11 maggio 2017

Lo Sapevate Che: Il complesso di Edipo? Neppure Freud sosteneva verità assolute...



Sono Una Studentessa di liceo classico, e attraverso la tragedia di Edipo Re abbiamo affrontato il tema del complesso omonimo. Con lo studio di Freud, il professore di filosofia ha aggiunto alla spiegazione un video della serie de Il Caffè Filosofico di Repubblica, proprio relazionato da lei, così ho pensato che fosse giusto porre a lei questa domanda: nelle coppie omosessuali che crescono un figlio, il complesso di Edipo come si sviluppa? Con quale dei due genitori il bambino entra in una relazione di “emulazione conflittuale” per sedurre, inconsciamente, l’altro? Grazie.  Nora Diofili  noradiofili1978@gmail.com
Con Il Complesso Edipico Freud intende illustrare come il bambino acquisisce la sua identità attraverso l’identificazione col padre, onde acquisirne le caratteristiche che gli consentono di sedurre la madre (modello del mondo femminile), da cui prende avvio la sua capacità di instaurare relazioni. Questo vale per il bambino. Per la bambina, Freud confessa che: “Le cognizioni da noi acquisite intorno a questo processo evolutivo nella bambina sono insoddisfacenti, lacunose e incerte”. Per quale ragione Freud per illustrare come si acquisisce “identità” e “relazione” usa la metafora sessuale? Perché come gli ha insegnato Schopenhauer, da lui considerato suo “precursore”, egli ritiene che il vero soggetto della nostra esistenza è la “specie” che ci prevede come suoi funzionari, e perciò ci fornisce per un certo periodo di sessualità per la riproduzione e di aggressività per la difesa della prole. Ma noi non ci rassegniamo a essere semplici funzionari della specie, perciò rimuoviamo nell’inconscio questa nostra condizione, per vivere secondo la rappresentazione che il nostro Io si costruisce per riflettersi nei suoi desideri, nei sui obiettivi, nei suoi progetti, nei suoi sogni, per poi disperarsi di fronte alla morte. La nostra fine, infatti, chiude il sipario su questi scenari, rispetto ai quali la specie è del tutto indifferente nel suo destinarci alla morte, come un tempo alla nascita e alla procreazione. (..). Che ne è allora, come lei mi chiede, dei figli adottati delle coppie gay, dove è impraticabile il rapporto edipico che Freud prevede essere alla base della costruzione di quelle figure che sono “l’identità” e “relazione”? Se adottiamo l’ipotesi di Freud, non possiamo negare che i figli delle coppie gay possano avere qualche problema. Ma l’ipotesi di Freud è incontrovertibile? No. E ne danno conferma la gran parte degli antropologi che hanno studiato come crescono i figli là dove, dopo la procreazione, è del tutto assente la coppia genitoriale nella cura dei neonati e nel percorso della loro crescita. (..). Oltre agli etno-psiconalisti, che sottolineano come i primitivi, crescendo in gruppo e non con un padre e una madre ben definiti, non percorrono le tappe edipiche descritte da Freud, val la pena di considerare le riflessioni di Gilles Deleuze e di Félix Guattari, che nell’ Anti-Edipo (Einaudi) introducono il termine “eso-edipico” (che significa “al di fuori dell’Edipo”) per tutti quelli che nascono e crescono senza vere una copia genitoriale come si è strutturata in Occidente e senza per questo essere più nevrotici o più pazzi di noi occidentali. Anzi, a loro parere, la triangolazione edipica ideata da Freud è un tentativo di contenere la forza del desiderio, potenzialmente rivoluzionaria e sovversiva, nell’ambito delle mura domestiche, alla quale dà da consumare mamma e papà, in modo che non fuoriesca da questo recinto e non diventi pericolosa per la società. Conclusione: il complesso edipico è un’ipotesi formulata da Freud e accolta con riserva, se non addirittura contestata, nello stesso mondo psicoanalitico. Ma la cosa più importante da considerare è che i bambini crescono bene o male a partire dalle cure che ricevono. E non è detto che le coppie omosessuali siano meno accudenti di quelle eterosessuali, spesso litigiose e non di rado violente.
Umbertogalimberti@repubblica.it – La Donna di La Repubblica – 29 Aprile 2017

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