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domenica 28 febbraio 2021

Speciale: Il menù del dì di festa! …☺♥ …

 

Chi insegnerà agli uomini a morire, insegnerà loro a vivere.” Michel De Montaigne

 

 

Puntarelle alla Senape

Per 4 persone

 

Ingredienti:

 

Un piccolo cavolfiore, 1 cespo di puntarelle, una cipolla rossa, un cucchiaio di semi di senape, un pizzico di peperoncino, ½ cucchiaino di zucchero, olio, sale.

 

Pulite, lavate e asciugate le puntarelle. Tagliatele a pezzi di 2 – 3 cm.  Mondate il cavolfiore, dividetelo a cimette e poi a fettine. Fate tostare in una padella con l’olio, i semi di senape, aggiungetevi la cipolla, tagliata a fettine sottili, lo zucchero, il cavolfiore e il chili e fate friggere ancora per qualche minuto. Mettete il tutto in un piatto di portata, unendovi sopra le puntarelle, salate. Servite.

 

 

 

Cannelloni con Asparagi, Erbette e Uova strapazzate

Per 4 persone

 

Ingredienti:

 

350 gr di pasta fresca già pronta, 500 gr di asparagi, 300 gr di erbette, 4 uova, burro, formaggio parmigiano grattugiato, basilico, 1 scalogni, sale e pepe.

 

Stendere la pasta in sfoglia sottile e ricavarne 8 rettangoli delle dimensioni di cm 8 x 10. Farli cuocere, pochi alla volta, in abbondante acqua salata in ebollizione, per tre minuti. Scolarli, raffreddarli sotto l’acqua fredda, scolarli nuovamente e stenderli sopra un canovaccio, uno accanto all’altro. Pulire gli asparagi privandoli della parte più dura del gambo, lavarli accuratamente, tagliare i gambi a rondelle e lasciare le punte alte 2 cm, tagliate a metà per il lungo. Pulire le erbette, lavarle in abbondante acqua fredda e tagliarle a listerelle. In una padella con 30 gr di burro, fare appassire lo scalogno sbucciato e tritato, aggiungere i gambi e le punte degli asparagi, far rosolare per 3 minuti. Unire le erbette, far rosolare ancora per 3 minuti, insaporire con un pizzico di sale e pepe. Continuare la cottura per 6 minuti a fuoco moderato, aggiungendo, se necessario, un po’ d’acqua. In una terrina battere leggermente le uova con un pizzico di sale e pepe e 40 gr di parmigiano grattugiato, versarle nella padella con gli asparagi e le erbette e mescolare rapidamente con un cucchiaio di legno a fuoco dolce, fino ad ottenere un composto appena rappreso e molto morbido. Mettere un poco del composto al centro di ogni rettangolo di pasta preparato, avvolgere ognuno formando dei cannelloni e disporli in una pirofila imburrata. Preparare il condimento: in una terrina mescolare 50 gr di burro, ammorbidito a temperatura ambiente con il basilico lavato e tritato e spennellare il composto sopra i cannelloni. Farli cuocere in forno preriscaldato a 180° per 10-15 minuti, facendoli anche gratinare leggermente.


 

 

Crepe Suzette

Per 4 persone

 

 

Ingredienti:

 

120 gr di farina, 2 cucchiai di zucchero, un pizzico di sale, 2 uova, un bicchiere e mezzo di latte, 110 gr di burro, 60 gr di zucchero a velo, una scorza di limone grattugiata, scorza grattugiata e succo di una arancia, 6 cucchiai di Cointreau e 4 cucchiai di Cognac.

 

Unite alla farina 40 gr di zucchero e sale, facendo cadere il tutto nella terrina. Sbattete le uova in una ciotola con la forchetta e versatele nella terrina. Aggiungete, versandolo poco alla volta, il latte, poco burro fuso, 2 cucchiai di cognac. Mescolate e lasciate riposare per 2 ore. Lavorate il burro rimasto con lo zucchero restante, la scorza del limone e arancia grattugiate, il succo d’arancia, 4 cucchiai di Cointreau e mettete da parte. Scaldate il padellino, versatevi per ogni crêpes 2 cucchiai di pastella e lasciate friggere per circa 1 minuto e mezzo da una parte e 1 minuto dall’altra. Quando tutte le crêpes saranno pronte e messe da parte, scaldate bene anche il burro lavorate nella padella e immergetevi una a una le crêpes piegate in quattro. Aggiungete pochissimo zucchero, il Cointreau, il Cognac rimasti e date fuoco al liquore. Servite le crêpes calde

 

Lo Sapevate Che: Michel de Montaigne, attento studioso del genere umano, fu uno dei pionieri del pensiero moderno e uno degli aforisti più apprezzati


Chi insegnerà agli uomini a morire, insegnerà loro a vivere.” Michel De Montaigne

 

Alla luce dello scetticismo

Viaggiatore e moralista antesignano del "filosofo ideale" degli illuministi, Michel de Montaigne nacque il 28 febbraio 1533 nel castello di Montaigne nel Périgord in Francia. Educato dal padre in modo del tutto libero ed esente da inutili costrizioni, imparò il latino come lingua materna da un precettore che non conosceva il francese. Studiò diritto e divenne consigliere nel parlamento di Bordeaux (1557).

Il suo primo lavoro letterario fu la traduzione di un'opera del teologo catalano Raimondo di Sabunda (morto a Tolosa nel 1436), ossia il celebre "Libro delle creature o Teologia naturale", un testo di apologetica che cercava di dimostrare, più che con l'appoggio dei testi sacri o dei canonici dottori della chiesa, la verità della fede cattolica mediante lo studio delle creature e dell'uomo. Nel 1571 si ritirò nel suo castello per dedicarsi agli studi. I primi frutti del suo lavoro, raccolti tuttora nella sterminata raccolta di saggi, sono semplici collezioni di fatti o di sentenze, desunte da scrittori diversi antichi e moderni, nelle quali non ancora compare la personalità dell'autore.

Ma in seguito questa stessa personalità comincia ad essere il vero centro della meditazione di Montaigne, la quale assume il carattere di una, per unare una sua espressione, "dipintura dell'io". Nel 1580 egli pubblicò i primi due libri di quelli che divennero i celeberrimi "Saggi", di cui usci una prima edizione in due libri nel 1580. Negli anni successivi continuò a rivedere ed ampliare l'opera fino all'edizione de11588, in tre libri. La morte gli impedì invece di ultimare la revisione di quest'ultima edizione.

Sempre nel '71, invece, Montaigne lasciò la Francia e viaggiò in Svizzera, in Germania e in Italia dove, a Roma, trascorse l'inverno 1580-1581. Nominato sindaco di Bordeaux, ritornò in patria, ma le cure della carica non gli impedirono di attendere allo studio e alla meditazione.

Montaigne attendeva come detto ad una nuova edizione della sua opera con ulteriori arricchimenti, quando morì nel suo castello il 13 settembre 1592.

"La riflessione di Montaigne si colloca in un momento di profondi rivolgimenti nella cultura e nella storia europea, ed egli può dirsi testimone per eccellenza della crisi dei valori e del sistema di conoscenze scientifiche e filosofiche avvertita nell'Europa della seconda metà del Cinquecento: da un lato, la caduta del geocentrismo, la critica ai principi di Aristotele, le innovazioni mediche dimostravano la provvisorietà di ogni acquisizione umana nelle scienze; dall'altro, la scoperta del continente americano imponeva la riflessione su valori morali fino ad allora giudicati eterni e immutabili per tutti gli uomini. Lo sconvolgimento dell'orizzonte culturale convince Montaigne che il cambiamento non è uno stato provvisorio cui possa succedere un assestamento definitivo del mondo umano: la mutevolezza si rivela infatti espressione tipica della condizione umana, impossibilitata a raggiungere verità e certezze definitive; di qui ha origine lo scetticismo montaignano, la critica alla ragione stoica che, fiduciosa nella propria capacità di essere il veicolo della liberazione umana, non si accorge di essere a sua volta determinata da consuetudini, influenze geografiche e storiche" [Enciclopedia Garzanti di Filosofia].

I suoi filosofi preferiti furono Seneca, per il suo stoicismo e la sua razionalità, Catone per il rifiuto alla tirannide, e Plutarco per la sua profondità etica.Fondamentali furono però gli scettici: nota, infatti, è la sua preferenza alla volontà razionale contro le passioni che spingono sovente al fanatismo.

Di lui Nietzsche dirà: "Che un tale uomo abbia scritto, ha accresciuto il nostro piacere di vivere su questa terra".

https://biografieonline.it/biografia-michel-de-montaigne

Lo Sapevate Che: 28 febbraio 1953, scoperta la struttura del DNA

 

Ben 67 anni fa, James Watson e Francis Crick riuscirono ad identificare la struttura del DNA (acido desossiribonucleico), descrivendo, in modo completo, il meccanismo che conduce alla sua duplicazione.

Tale scoperta, annunciata il 28 febbraio 1953, permise loro di vincere, nel 1962, il Premio Nobel per la Medicina. Tuttavia, dietro le loro fondamentali ricerche vi è una lunga storia, fatta di esperimenti e studi, senza i quali i due statunitensi non sarebbero giunti a comprendere la natura di quest’importantissimo elemento.

Il primo ad isolare il DNA fu il biochimico svizzero Friedrich Miescher, il quale, nel 1869, individuò una sostanza microscopica contenuta nel pus di bende chirurgiche utilizzate. Decise di chiamarla nucleina, in virtù della sua localizzazione all’interno del nucleo.

In seguito, alcuni scienziati giunsero alla conclusione che il DNA risulta capace di trasmettere il codice genetico da un organismo all’altro. Esito ottenuto grazie a diversi  test condotti su microrganismi.

La scoperta di Watson e Crick ha però il merito di aver definito, in modo preciso, la struttura a doppia elica del DNA, costituita da due filamenti di unità ripetitive (dette nucleotidi) avvolti a spirale.

E ancora, ulteriori studi, i quali hanno consentito di approfondire l’interpretazione del codice genetico, permettendo di scoprire come l’organismo possa decodificare informazioni, al fine di sintetizzare le proteine necessarie al suo sviluppo.

È stato così possibile capire alcune funzioni operative dei geni e, da queste, apprendere le cause e la natura di alcune malattie, riuscendo dunque a sviluppare nuove tecniche per debellarle.

Insomma, un nuovo corso per la ricerca scientifica e una speranza per milioni di pazienti.

https://www.21secolo.news/28-febbraio-1953-scoperta-la-struttura-del-dna/

Lo Sapevate Che : Dino Zoff, nato a Mariano del Friuli è un ex portiere di calcio, allenatore e dirigente sportivo. È stato campione d’Europa nel 1968 e campione del mondo nel1982 con la nazionale italiana, che ha anche allenato dal 1998 al 2000


Finché sei zero a zero puoi vincere uno a zero.” Dino Zoff

 

Difese di ferro

Per tutti gli anni '70 Dino Zoff è stato indubbiamente uno dei migliori portieri del mondo e a detta di molti proprio il migliore. Oltre a quello di presenze, ha al suo attivo due record davvero notevoli: con la Nazionale è rimasto imbattuto per 1.134 minuti, dal 20 settembre 1972 al 15 giugno 1974, quando nella partita contro Haiti venne infilato da Sanon al 46'; in campionato ha mantenuto inviolata la porta per 903 minuti nella stagione 1972-73, record rimasto imbattuto per più di dieci anni e superato dal portiere del Milan Sebastiano Rossi nel 1994.

La sicurezza, la sobrietà dei gesti, la sua impassibilità anche in stadi caldi come quello di Napoli, squadra con cui ha giocato 141 volte prima di passare alla Juventus, hanno fatto di Dino Zoff un personaggio a sé nel mondo del calcio. Ovunque abbia giocato ha sempre avuto la discrezione tipica del suo temperamento di uomo del Friuli.

Nato il 28 febbraio 1942 per più di vent'anni anni Zoff ha ricoperto il ruolo di portiere ai più alti livelli. Ha debuttato in serie A il 24 settembre 1961 con l'Udinese. Il suo addio al calcio giocato avvenne nel 1983 al termine di un'annata che non fu certamente tra le più felici.

Campione del mondo in carica l'Italia giocò una stagione largamente al di sotto delle aspettative. Zoff lasciò la Nazionale proprio dopo la sconfitta contro la Svezia che costò agli azzurri la qualificazione agli Europei del 1984.

Solo quattro giorni prima la Juventus, largamente favorita, aveva perso contro l'Amburgo la finale di Coppa dei Campioni ad Atene.

I cronisti tuttavia si premurarono di riconoscere che tanto a Göteborg che ad Atene Zoff non era responsabile dei gol subiti. Anche se non ha partecipato alla finale, Zoff ha comunque terminato la sua carriera con una vittoria nella Coppa Italia 1983.

Dopo il ritiro è stato preparatore dei portieri nella Juventus prima di essere chiamato ad allenare la Nazionale olimpica. Proprio in qualità di allenatore è tornato alla Juventus guidandola per due anni e conquistando la Coppa UEFA e la Coppa Italia nel 1990.

Dalla Juve è passato alla Lazio dove ha rivestito il ruolo sia di allenatore che di dirigente.

Dopo una parentesi di due anni con la Nazionale maggiore, dal 1998 al 2000, è tornato ai colori biancocelesti.

Dino Zoff è chiamato anche "l'uomo di tutti i record". Ha infatti giocato 112 partite con la Nazionale, della quale è stato capitano per 59 volte ed è stato con essa campione del mondo a 40 anni, nella mitica estate del 1982, quella del Mundial spagnolo.

Ha esordito nella Nazionale all'età di ventisei anni il 20 aprile 1968 nella partita Italia - Bulgaria, poi finita 2 a 0 sul terreno del San Paolo di Napoli. Sei settimane più tardi Zoff si rivelò un giocatore determinante per la vittoriosa avventura italiana agli Europei.

Ha disputato il suo ultimo incontro per la squadra azzurra il 29 maggio 1983 a Göteborg, contro la Svezia. Nelle qualificazioni per gli Europei del 1984 l'Italia fu battuta per 2 a 0.

Riassumendo, questo è il totale delle sue vittorie da giocatore: coppa del Mondo:1982; Campionato europeo:1968; Campionato italiano: 1973, 1975, 1977, 1978, 1981 e 1982; Coppa Italia: 1979 e 1983; Coppa Uefa: 1977.

Persona tutta d'un pezzo, da buon friulano (direbbe qualcuno), non ha esitato nel 2000 a dimettersi e a sbattere la porta in seguito alle critiche incautamente espresse sul suo operato come allenatore della Nazionale da Silvio Berlusconi.

Nel 2014 esce il libro autobiografico "Dura solo un attimo, la gloria".

https://biografieonline.it/biografia-dino-zoff

sabato 27 febbraio 2021

Speciale: Il menù del sabato! …☺♥ …

 

Ti rendi conto di chi siano i tuoi veri amici quando sei coinvolto in uno scandalo.     Elizabeth Taylor

 

 

Rigatoni alle Nocciole

Per 4 persone

 

Ingredienti:

 

450 gr di rigatoni, 1 mazzetto di basilico, 1 mazzetto di erba cipollina e di maggiorana, 250 gr di nocciole spellate, 300 gr di mascarpone, 100 gr di yogurt magro, olio, sale e pepe.

 

Lavate e asciugate le foglie delle tre erbe e tritatele molto fini. Tritate anche le nocciole, grossolanamente, fatele insaporire in una padella con 4 cucchiai d’olio, a fuoco veloce. Unite le erbe e fate scaldare dolcemente per 5 minuti. Mettete il mascarpone in una ciotola e lavoratelo con un cucchiaio di legno, amalgamatevi lo yogurt, aggiungete sale e pepe. In una casseruola con abbondante acqua bollente in ebollizione, fate cuocere la pasta al dente. Scolatela, mettetela in una zuppiera e conditela con l’olio alle nocciole, aggiungete la salsa di mascarpone. Amalgamate bene e servite.

 

 

Costolette al cartoccio con insalata di Tarassaco

Per 4 persone

 

Ingredienti:

 

4 costolette di maiale, 1 cipolla, 2 etti di funghi champignon, ( o porcini ), 250 gr di pomodori pelati, 4 fette di prosciutto crudo, tagliate spesse, farina, vino bianco, maggiorana, olio, burro, sale e pepe.

 

Tagliare la cipolla e soffriggerla in 2 cucchiai di olio e burro. Scolare i funghi, tritarli grossolanamente, mescolarli con i pomodori, pelati e tritati e unirli al soffritto. Lasciare restringere il sugo e correggere con un po’ un po’ di vino bianco. Pepare e salare. Cuocere per ¼ d’ora, aggiungere maggiorana. Rosolare le cotolette, prima infarinate, da entrambi le parti e condirle con pochissimo sale. Ritagliare 4 fogli di alluminio, e su ognuno adagiarvi una costoletta, con sopra una fetta di prosciutto crudo e una porzione di sugo con i funghi. Richiudere i cartocci e metterli in forno per 20 minuti a 180°. Servirli con tarassaco all’insalata (segue ricetta)

 

 

Tarassaco in Insalata

Per 4 persone

 

Ingredienti:

 

250 gr di foglie e 5 radici di tarassaco giovane, 250 gr di yogurt naturale intero, ½ limone spremuto. 2 cucchiaini di miele di acacia, peperoncino rosso in polvere, sale.

 

Pulire con cura sotto l’acqua corrente il tarassaco, eliminando le impurità e la terra. Asciugarle accuratamente con un panno di cucina o una centrifuga manuale. Con un coltello tagliarle nelle dimensioni giuste da mangiare. Grattare con un coltello le

radici e ridurle a sottili rondelle. Mettere il tutto in una insalatiera in frigorifero, coperte, sino al momento di servire. In una ciotola, versare lo yogurt, il limone spremuto, il miele, ½ cucchiaino di peperoncino e 2 cucchiaini di sale. Amalgamare con accuratezza il tutto, sin ad ottenere una morbida e cremosa salsina. Togliere dal frigorifero l’insalatiera con tarassaco e condirla con la salsa preparata. Servire con le costolette di maiale.

 

 

Crepes alla Ricotta con Salsa di Arance amare

Per 4 crepes

 

Ingredienti:

 

90 gr di farina, 1 uovo leggermente battuto, 250 ml di latte, 20 gr di burro fuso, una presa di sale, una nocciola di burro per ungere la padella. Per il ripieno: 2 cucchiai di latte, 250 gr di ricotta, 2 cucchiai di uva sultanina, 1 cucchiaino di scorza di limone grattugiata, 1 cucchiaino e mezzo di zucchero a velo, ½ cucchiaino di estratto di vaniglia. Burro per il tegame. Per accompagnare: zucchero a velo per spolverare, salsa alle arance amare.

Per preparare le crepes, setacciare la farina in una ciotola, aggiungere l’uovo, il latte, il burro fuso e il sale, poi mescolare sino ad ottenere un composto omogeneo. Prima di utilizzarlo tenere la preparazione in frigorifero per 2 ore. Nel mentre preparare il ripieno scaldare il latte e l’uva sultanina in una casseruolina a fuoco basso per 3 minuti. Togliere dal fuoco e lasciare raffreddare 5 minuti. Trasferire latte e uvetta in una terrina e unire la ricotta, la scorza di limone, lo zucchero a velo e l’estratto di vaniglia, poi amalgamare bene gli ingredienti. Scaldare un padellino antiaderente con la nocciolina di burro e ungerlo bene dappertutto. Versare 2 cucchiai di pastella al centro e poi inclinare velocemente la padella per distribuire la pastella in modo omogeneo. Dopo 1 minuto sollevare il bordo esterno della crepe e girarla dall’altra parte. Ripetere sino ad esaurimento degli ingredienti.

Mettere un cucchiaio di ripieno al centro di ogni crepe, ripiegarle in 4 parti. Riscaldare un tegame con un po’ di burro, appoggiarvi le crepes ripiene, ripiegate e fare cuocere per 30 secondi da ogni lato, sistemare le crepes nel piatto di portata e spolverarle con zucchero a velo. Servire con salsa di arance da mettere sopra le crepes.

Salsa di arance amare:

80 gr di marmellata di arance, 60 ml di succo d’arancia, 1 cucchiaio di Gran Marnier.

Mettere la marmellata, il succo d’arancia e il Gran Marnier in un casseruolina a fuoco basso, mescolare sino a che la marmellata sarà sciolta. 

Lo Sapevate Che: 74 anni fa, Martin Kamen e Sam Ruben individuano l'isotopo che rivoluzionerà il sistema di datazione dei reperti archeologici organici

 

Il loro obiettivo era quello di studiare il movimento del carbonio nella fotosintesi. Per riuscirci Martin Kamen e Sam Ruben, ricercatori dell’ Università di Berkeley, speravano di poter usare uno degliisotopi di questo elemento (atomi di carbonio che presentano un numero di neutroni nel nucleo diverso da sei): il carbonio 11. Purtroppo per loro questo atomo è molto difficile da tracciare in quanto resiste nella sua forma stabile appena 21 minuti.

Per questo motivo, i due erano da tempo molto demoralizzati. Tuttavia, quella mattina del 27 febbraio 1940, analizzando i dati relativi a cinque giorni di esperimenti realizzati con il ciclotrone dell’università alla ricerca di questo isotopo, Kamen e Ruben trovarono qualcosa di cui rallegrarsi: un nuovo isotopo del carbonio con sei protoni e ben 8 neutroni, il carbonio 14. A tradire la presenza di questo atomo fu l’energia da lui emessa. Questo infatti è un isotopo radioattivo, ovvero si trasforma (decade) nel tempo in un altro elemento, l’azoto 14, emettendo energia. Questo atomo, inoltre, è molto più stabile del suo fratello più piccolo: ha un’ emivita (cioè un tempo di decadimento) di più di 5mila anni.

I due ricercatori si concentrarono sulla loro scoperta per due anni poi, con l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, furono dirottati su altri campi di ricerca. Kamen, immigrato dal Canada, venne chiamato a lavorare al Progetto Manhattan, salvo venire licenziato nel 1944 e cacciato da Berkeley perché sospettato di essere una spia del Kgb, il servizio segreto sovietico. Sette anni dopo sarebbe stato formalmente accusato e processato, e gli sarebbe stato tolto il passaporto. Solo alla fine degli anni’50 sarebbe riuscito a liberarsi delle accuse e a riabilitare la sua reputazione. Sam Ruben invece cominciò a studiare le proprietà di un gas velenoso realizzato con il carbonio 11, il fosgene, e morì in seguito a un incidente di laboratorio.

Chi si dedicò seriamente, e con successo, allo studio di questo isotopo del carbonio fu invece, dieci anni dopo la sua scoperta, Willard Frank Libby, chimico dell’ Università di Chicago. Il ricercatore calcolò che l’emivita dell’isotopo era di 5568 anni, un valore molto vicino a quello indicato nel 1962 dai ricercatori dell’ Università di Cambridge oggi considerato valido. Libby teorizzò anche che analizzando il contenuto di carbonio 14 di un reperto di origine organica, non più antico di 60mila anni, fosse possibile ricostruire la sua origine temporale. E mise a punto una tecnica che gli permise di datare perfettamente un’imbarcazione risalente all’Antico Egitto. Una tecnica, oggi conosciuta come datazione al radiocarbonio, che gli valse la vittoria del premio Nobel per la Chimica nel 1962 e che rivoluzionò l’archeologia. (Caterina Visco)

https://www.wired.it/scienza/lab/2014/02/27/scoperta-carbonio-14/?refresh_ce=

Lo Sapevate Che: Elizabeth Taylor, ultima diva dell’epoca d’oro di Hollywood, con i suoi occhi viola ha rappresentato un’icona di talento, fascino e sensualità senza tempo


Ti rendi conto di chi siano i tuoi veri amici quando sei coinvolto in uno scandalo.     Elizabeth Taylor

 

Impossibile da non amare

Una delle più grandi star della storia di Hollywood, e senza dubbio una delle attrici più affascinanti, sensibili e raffinate che il cinema abbia mai avuto. La sua immagine divistica e l'attenzione della stampa per i suoi numerosi quanto burrascosi matrimoni, hanno purtroppo rischiato di spostare l'attenzione dal suo grande talento. Ma lei ha sempre affrontato la vita di petto, mettendosi sempre in gioco e deliziando intere generazioni di spettatori con un talento e un sex-appeal fuori dal comune.

Bruna, dal volto perfetto e dallo sguardo irresistibile, la grande Elizabeth Taylor nasce a Londra, in Inghilterra, il 27 febbraio 1932. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si trasferisce con la famiglia in America, e a soli dieci anni debutta nel cinema in una piccola parte in "There's One Born Every Minute".

Messa sotto contratto con la Metro Goldwyn Mayer, prende parte in ruoli di giovane protagonista in film come "Torna a casa, Lassie!" (Lassie Come Home, 1943) di Fred MacLeod Wilcox, e "Gran Premio" (National Velvet, 1944) di Clarence Brown, nei quali riesce a farsi notare per una dolcezza per niente leziosa, e una sensibilità che da una bambina neanche adolescente non ci si aspetterebbe.

Con l'adolescenza la giovane Elizabeth sviluppa disinvoltura e forza di carattere, così, a partire dai primi anni '50, riesce a scrollarsi di dosso i ruoli di ragazzina fragile in cerca d'amore, per passare a quelli di giovani donne che sanno quello che vogliono, ma con una insicurezza di fondo che la porta a cercare nell'uomo amato la propria completezza. E lei li interpreta splendidamente. Il primo di questi ruoli è quello dell'affascinante ragazza dell'alta società che continua ad amare il suo uomo anche quando lo scopre reo di omicidio in "Un posto al sole" (A Place in the Sun, 1951) di George Stevens.

In questo film nasce il sodalizio artistico e affettivo con Montgomery Clift. La Taylor si innamora subito del problematico e affascinante attore omosessuale, ma quando lui le fa capire le sue vere tendenze, lei gli resterà comunque al fianco come leale e affettuosa amica. Sarà proprio lei a salvargli la vita quando, una sera del 1956, dopo un party a casa di Elizabeth, Clift finisce con l'auto in un burrone e lei gli presta i primi e necessari soccorsi.

Con la maturità e la forza di carattere Elizabeth Taylor continua ad affrontare ruoli di donne conturbanti e volitive, ma con una certa insicurezza latente, con una sempre più vasta gamma espressiva. A tal proposito la ricordiamo come bella e ricca ragazza del Sud contesa tra due uomini nel coinvolgente "Il gigante" (Giant, 1956) di George Stevens, con Rock Hudson e James Dean; come avvenente bruna con turbe infantili e incubi razziali che si fa sposare con l'inganno ne "L'albero della vita" (Raintree County, 1957) di Edward Dmytryk; come bella e insoddisfatta moglie di un ex-atleta nevrotico nel morboso "La gatta sul tetto che scotta" (Cat on a Hot Tin Roof, 1958) di Richard Brooks, tratto dal celebre dramma teatrale di Tennessee Williams; e come introversa ragazza che rischia di essere lobotomizzata perché dimentichi di aver assistito ad un terribile omicidio in "Improvvisamente l'estate scorsa" (Suddenly, Last Summer, 1959) di Joseph L. Mankiewicz, sempre tratto da Williams.

Le sue interpretazioni di questo periodo mostrano una sorprendente incisività interpretativa, e un uso sapiente che ormai l'adulta e prosperosa attrice fa della sua provocante femminilità. Ma mentre diventa la più grande star di Hollywood, la Taylor fa anche avanti e dietro dall'altare: negli '50 infatti l'attrice si sposa per ben quattro volte.

Il primo matrimonio (1950-51) è quello con Conrad Hilton jr., il proprietario di una celebre catena d'alberghi; il secondo (1952-57) è con l'attore inglese Michael Wilding, da cui ha due figli, Michael Howard e Christopher Edward; il terzo (1957-58) è quello con l'impresario Michael Todd, molto più maturo di lei e che sarebbe morto un anno dopo averla sposata, da cui ha una bambina, Liza; il quarto (1959-64) invece è con l'attore Eddie Fisher, "rubato" all'attrice Debbie Reynolds, così che Liz si guadagna l'appellativo di "rovina famiglie".

Nel 1960, dopo aver vinto un Oscar per l'interpretazione della squillo di lusso che tenta invano di riprendersi una vecchia fiamma nel mediocre "Venere in visone" (Butterfield 8, 1960) di Daniel Mann, l'attrice comincia malvolentieri, ma con un compenso di 1 milione di dollari, la travagliata lavorazione di un kolossal destinato a fallire: "Cleopatra" (Cleopatra). Il budget è tra i più elevati della storia di Hollywood, e la regia passa in breve tempo dalle mani di Rouben Mamoulian a quelle di Joseph L Mankiewicz. Dopo vari problemi il film esce nelle sale nel 1963, ottenendo un enorme fiasco al botteghino. L'interpretazione di Elizabeth della "regina del Nilo" è comunque convincente, e la sua bellezza è sempre intrigante, ma questo disastroso polpettone verrà ricordato per motivi tutt'altro che artistici.

Sul set di "Cleopatra" infatti, l'attrice e il suo co-protagonista, l'affascinante attore inglese Richard Burton, si innamorano follemente l'una dell'altro. Nascerà così un'appassionata quanto travagliata storia d'amore sfociata per ben due volte nel matrimonio (1964-74 e 1975-76), e seguita dalla stampa e dalla gente di tutto il mondo, conclusasi tristemente con la prematura morte di Burton nel 1984, a causa di un'emorragia cerebrale.

Passioni e follie della vera vita coniugale vengono rappresentate con grande istrionismo dalla coppia in una serie di indimenticabili film: uno su tutti il morboso "Chi ha paura di Virginia Woolf?" (Who's Afraid of Virginia Woolf?, 1966) di Mike Nichols. In questo film Burton e la Taylor interpretano rispettivamente un professore di storia e la moglie isterica e semialcolizzata, che coinvolgono una coppia di ospiti nelle loro liti furiose. Elizabeth Taylor è straordinaria in questo ruolo: non ha paura ad ingrassare e a farsi imbruttire, per dimostrare tutto la sua vivacità di spirito, prendendo in giro il suo status di sex-symbol di Hollywood. Per questa sua magnifica interpretazione riceve un meritatissimo premio Oscar.

A cavallo tra gli anni '60 e i primi anni '70 la coppia Taylor-Burton fa faville sullo schermo in una serie di film decisamente riusciti, come "La bisbetica domata" (The Taming of the Shrew, 1967) di Franco Zeffirelli, "La scogliera dei desideri" (Boom!, 1968) di Joseph Losey, e "Divorzia lui, divorzia lei" (Divorce his - Divorce hers, 1973) di Waris Hussein. Ma l'attrice continua a mietere successi anche da sola, regalando mirabili interpretazioni, come quella della moglie fedifraga di un maggiore dell'esercito segretamente omosessuale nel suggestivo "Riflessi in un occhio d'oro" (Reflections in a Golden Eye, 1967) di John Huston; della prostituta che dopo aver perso la figlia accetta la proposta di una nevrotica ragazza ricca di fingersi sua madre nell'ambiguo "Cerimonia segreta" (Secret Ceremony, 1968) di Joseph Losey; e della ballerina sposata per interessi che vorrebbe legarsi a un giovane giocatore d'azzardo nel doloroso "L'unico gioco in città" (The Only Game in Town, 1970) di George Stevens.

Gli anni '70 sono segnati dai tira e molla con Burton e dalla partecipazione a pellicole spesso deludenti. Sul finire del decennio fa scalpore il suo matrimonio (1976-82) con il politico John W. Warner, senatore della Virginia. L'attrice passa così dai party hollywoodiani alle cene con senatori e capi di stato.

Negli anni '80 la sua silhouette si fa più tondeggiante e la parte debordante e salace della sua personalità ha ormai preso il sopravvento su quella più raffinata e sensuale, ma Elizabeth Taylor dimostra di essere l'indomita e generosa donna di sempre, impegnandosi in prima persona per la creazione di una fondazione per la cura dell'AIDS.

Non abbandona le scene, dedicandosi con grande successo sia al teatro (la sua interpretazione della gelida Regina nel dramma "Le piccole volpi", di Lillian Hellman, le fa guadagnare nel 1981 una nomination ai Tony) che alla tv. Contemporaneamente però continua col vizio per gli alcolici (appreso da Burton) e con l'eccessivo uso di farmaci. Nel 1984 viene ricoverata in una clinica per disintossicarsi, e ne esce sobria e con un nuovo marito, il carpentiere Larry Fortensky. Questa bizzarra unione non può non far scalpore, e durerà solo poco tempo (1991-96).

Negli ultimi anni di vita Elizabeth Taylor ha continuato la sua campagna di sensibilizzazione in favore dell'AIDS, e a raccogliere fondi per finanziare la ricerca, senza smettere di giocare con la sua immagine di ex-icona del sesso e di diva dello schermo, e con il fascino, la dolcezza e l'umorismo a cui ha sempre abituato il suo pubblico.

Da tempo malata di cuore Liz Tayolr muore il 23 marzo 2011 presso il Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles (California, USA), all'età di 79 anni.

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venerdì 26 febbraio 2021

Speciale: Il menù del venerdì! …☺♥ …

 

La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, di essere amati a dispetto di quello che si è.” Victor Hugo

 

 

Risotto con Branzino

Per 4 persone

 

Ingredienti:

 

2 branzini da 700 gr puliti, 2 cipolle, 1 carota, 1 costa di sedano, 300 gr di riso, brodo vegetale, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, 1 caprino, olio, sale.

 

Diliscare i branzini e tenere le teste e lische da parte. In una casseruola con un filo d’olio, fare rosolare per 3 minuti le teste e le lische. Unire 1 cipolla, la carota e il gambo di sedano, rosolare ancora per 3 minuti, coprire a filo d’acqua e cuocere per 40 minuti. Scolare schiacciando bene nel colino le teste. In una casseruola scaldare 1 filo d’olio, unire la cipolla a fette e 1 bicchierino di brodo e fare stufare per 15 minuti. Poi frullare. Scaldare la casseruola a fuoco allegro e gettarvi il riso lavato e scolato, farlo tostare mescolandolo con un cucchiaio di legno per 3 minuti. Spegnere il fuoco, unire 2 mestoli di brodo e la cipolla soffritta e portare a cottura, unendo il brodo, mestolo dopo mestolo. Un minuto prima che sia pronto, unire i branzini tagliati a dadini e regolare di sale. Mantecare alla fine con olio, prezzemolo e un caprino.

 

 

 

Salmone al Sale Marino

Per 6 persone

 

Ingredienti:

 

I salmone piccoli intero, non squamato, ma pulito, bacche di pepe rosa, 1 cucchiaio di semi di finocchio, un mazzetto misto di basilico, finocchietto, prezzemolo, 3,5 kg di sale marino grosso, 1 bicchierino di vino bianco aromatico, 1 limone, olio.

Frullare il sale grosso con le erbe versarne metà sulla placca del forno foderata con carta da forno. Sistemare nel ventre del pesce un cucchiaio di erbe e delle fettine di limone e posarlo sul sale. Spruzzare il pesce col vino, aggiungere le bacche rosa, i semi di finocchio. Coprirlo con il residuo strato di sale alle erbe e cuocerlo in forno caldo a 180° per un’ora. Togliere la placca dal forno, staccare la crosta di sale, la pelle, la testa e la coda. Trasferire il letto di sale sul piatto di portata, e adagiarvi il salmone cospargendolo con bacche di pepe rosa e finocchietto. Servire caldo o tiepido.

 

 

 

Trota affumicata con Lenticchie

Per 4 persone

 

Ingredienti:

2 filetti di trota affumicati, 200 gr di lenticchie di Castelluccio, 1 limone, 1 scalogno tritato, 1 foglia di alloro, erba cipollina, aceto bianco, salsa al rafano cremosa, panna, olio, sale, pepe nero in grani.

 

Sciacquare le lenticchie e metterle in una casseruola con la scorza grattugiata di ½ limone, lo scalogno tritato, 1 cucchiaino di pepe nero in grani, la foglia d’alloro e ½ lt di acqua. Non salare. Portare a ebollizione, ridurre la fiamma al minino e fare sobbollire per 30 minuti. Salare q.b. e lasciare raffreddare la preparazione. Mettere in una ciotola 6 cucchiai d’olio, 2 cucchiai d’aceto bianco, 1 cucchiaio di salsa di rafano cremosa, 3 cucchiai di panna leggermente montata, salare e pepare. Amalgamare bene il composto con cura. Poco prima di servire, riscaldare le lenticchie e dividerle in singole ciotole. Coprirle con strisce arrotolato di trota, spalmate prima di panna acida (ottenuta mescolando 1 cucchiaino di succo di limone con 4 cucchiai di panna) e un filo di erba cipollina.

La stessa preparazione si può ottenere con filetti di aringa.