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sabato 20 maggio 2017

Lo Sapevate Che: Dicono "Ultimi" ma vogliono il Potere...



Chi decide chi sono gli ultimi, ovvero quelle persone le cui sorti dobbiamo avere a cuore più di altre? Come individuiamo il momento esatto in cui una forza politica smette di parlare a nome degli ultimi e inizia a leggere la storia, a interpretare il presente, fornendo un racconto ormai lontano dai fatti? Ci sarebbe anche una terza domanda: l’individuazione degli ultimi, dei veri ultimi, non ha forse un po' troppo a che fare con la divisione che sembra netta, ma in realtà è aleatoria, fra un “noi” sempre meno inclusivo e un “loro” sempre più indistinto? Andiamo in ordine. Macron ha vinto le presidenziali in Francia, ma per alcuni il pericolo Le Pen è solo spostato in avanti di cinque anni. La teoria è questa: si è chiusa la porta al fascismo oggi per spalancare un portone domani. Sarebbe stato forse meglio aprire la porta oggi? Non riesco ad accettare, soprattutto sul piano filosofico, il rifiuto della logica del compromesso. E non riesco ad accettarlo perché rifiutare il compromesso significa rifiutare la politica, ma soprattutto significa qualcosa di addirittura peggiore: significa tirarsene fuori in nome di una superiorità affermata a parole, ma non provata dai fatti. Significa dire: non sono d’accordo, non mi piace Le Pen, ma Macron non è la soluzione, anzi, è una catastrofe posticipata che non ho scelto e di cui non sarò responsabile. Che tradotto in prassi politica significa: non tocca a me controllare. È questo passo indietro, questo stare alla finestra quando davvero conta essere dentro, a creare un cortocircuito nella capacità di capire quali sono le priorità. Per non essere troppo vago: gli ultimi nel mirino di Le Pen sono forse meno ultimi degli ultimi che, secondo alcuni, penalizzerà Macron con il suo “spietato neoliberismo”? Quindi la campagna di odio razziale che il Front National fa insieme ad altre forze politiche più o meno omologhe in Europa, è tutto sommato accettabile rispetto al timore di una società a doppia velocità? E veniamo alla seconda domanda: come facciamo a capire se una forza politica sta davvero parlando in nome degli ultimi o ha smesso di farlo per costruire un elettorato dai contorni sempre più definiti? Intanto pochi elementi base: diffidiamo da spiegazioni che si presentano come “tutta la verità su”.  Non esiste “tutta la verità” ma esistono molte verità e tutte servono alla creazione di un’idea che, per quanto personale, dovrà trovare riscontro nella verifica dei fatti. Diffidiamo di chi ci dice che non c’è bisogno di ragionare, perché la soluzione è lì davanti a voi, a portata di mano e qualcun altro l’ha confezionata a nostro uso. (..). Dunque nessuna verità su, ma tante linee che sembrano parallele eppure convergono in più punti e che insieme fanno un racconto senza divisioni nette tra “noi” e “loro”. Un racconto in cui ogni singola parola non ha mai un significato univoco. A questo proposito mi sono imbattuto in una lettura per me illuminante. “Fuggire” è il titolo dell’ultimo lavoro di Guy Delisle che illustra i 111 giorni di prigionia di Christophe André rapito nel 1997 in Caucaso, quando lavorava per Medici Senza Frontiere. Mentre leggevo, pensavo che le sorti di Christophe erano forse sovrapponibili a quelle di chi attraversa mezza Africa per fuggire a guerre, a crisi economiche, a fame, a persecuzioni e poi si trova detenuto i Libia, a un passo da quel mare che separa dalla terra promessa. A quelle di chi in mare su imbarcazioni di fortuna rischia la vita e viene poi fermato e (capita anche questo) torturato dalla guardia costiera libica. Catturato e portato in prigione. Colpevole di aver desiderato vivere. Fuggire: ho pensato a quanti significati può avere questa parola e ho pensato che dobbiamo stare attenti a non lasciare che storia la scriva chi racconta “tutta la verità su”, chi assicura di parlare per conto degli ultimi, ma ha lo sguardo spietato di chi già pregusta il potere.
Roberto Saviano – L’Antitaliano – L’Espresso – 14 Maggio 2017 -

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