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martedì 31 gennaio 2012

Lo Sapevate Che: Il Festival di Sanremo 2012


Morandi e Papaleo, presentano il festival. Svelato il mistero delle polemiche nei giorni scorsi da alcuni quotidiani e, ieri da una serie di dichiarazioni di alcuni esponenti politici, che hanno gridato allo scandalo per il cachet di Adriano. Celentano percepirà per la sua partecipazione alla prossima edizione del Festival di Sanremo.
Il compenso di Celentano, centinaia di migliaia di euro, cifre che in questi momenti difficili che sta attraversando il Paese, colpiscono particolarmente di fronte ai ripetuti inviti alla sobrietà.
Invece, ancora una volta Celentano ha superato tutti, a sinistra!.
Il cantante già da alcune settimane aveva annunciato l’intenzione di devolvere tutto in beneficienza. .
Non si sa ancora per quante serate sarà presente, se una, due, tre o tutte e cinque.
Parte dei soldi che percepirà andranno ad Emergency e parte ad alcune famiglie bisognose, suggeritegli da sette sindaci di altrettante città italiane.
Il cantante ha detto il direttore artistico del Festival, si farà anche carico delle tasse da pagare sul denaro che andrà in beneficienza.
Con questo gesto darà un forte segnale che in questo momento è troppo importante.

Pensieri: La Mamma (seguito)

Grazie!

Grazie per avermi rifornito di poesie e di canzonette che potrebbero bastarmi per tutta la vita. Grazie per avermi mostrato il tramonto per la prima volta. E per aver camminato con me sotto la pioggia scrosciante. E per aver calpestato spiagge invernali. Grazie per avermi lasciato portare a casa sassi, conchiglie e rami caduti. Grazie per aver ospitato le mie rane. Grazie per avermi fatto sentire di essere viva.

Grazie per: Prova. Datti da fare. E se non riesci a farlo, dedicati a qualcosa d’altro.” Mi hai risparmiato un mucchio d’angosce.

Grazie per non avermi detto: “ Te l’avevo detto.” O meglio – non troppo spesso.

Grazie per essere sempre stata lì. Non inopportunamente.
Non con fare inquisitorio.
Lì.

Disponibile a tutte le ore per consigli sulla tosse, l’ortografia, buoni libri, macchie, Mozart, regali per gli amici, biblioteche, soluzioni di parole crociate.
Coi bagagli fatti e pronta a partire
Se ce ne fosse stato bisogno.
All’improvviso.
Spalla per piangerci sopra.
Qualcuno a cui raccontare le novità.
Qualcuno per ridere insieme di stupidaggini.
Qualcuno con un’inesauribile riserva d’amore.
Qualsiasi cosa io avessi fatto.
Sempre.

Bradley Trevor Greive

E Per Riscaldarci:....Babà All'Arancia


Per 6 persone

120 gr di farina, 60 gr di latte,  un pizzico di lievito di birra, 1 grosso uovo, 10 gr di zucchero a velo, la scorza grattugiata di un limone non trattato 2 cucchiai di gelatina di arance, 70 gr di burro, un pizzico di sale. Per lo sciroppo 250 gr di zucchero semolato, la scorza grattugiata di 1 limone e 2 arance non trattati, 50 gr di succo di arancia, 50 gr di Cointreau, ½ baccello di vaniglia. Per accompagnare 1,5 dl di panna, 1 cucchiaio di pistacchi pelati e tritati grossolanamente, un pezzo di scorza di arancia candita ridotta a piccoli filettini.

Fare sciogliere il lievito nel latte tiepido. Fare ammorbidire a temperatura ambiente 20 gr di burro. Versare la farina nel mixer, aggiungere il lievito sciolto nel latte, mescolare pochi secondi. Sempre mescolando aggiungere l’uovo, lo zucchero, il sale e la scorza di limone. Dopo 2 minuti, incorporare il burro rimasto e impastare a velocità media finché il composto sia diventato elastico e si stacchi dalle pareti. Dopo aver fatto riposare a temperatura ambiente il composto per 30 minuti, lavorarlo ancora un po’. Distribuirlo in 18 piccole formine da babà bene imburrate, lasciarle lievitare al caldo, finchè abbiano raddoppiato il volume. Infornare a 200° per 10 minuti. Nel mentre preparare lo sciroppo: fare bollire mezzo litro d’acqua con lo zucchero semolato, le scorze, la vaniglia e il succo di arancia, per un minuto. Togliere dal fuoco, fare intiepidire e aggiungere il liquore. Sformare i babà e immergerli ancora caldi nello sciroppo lasciando che lo assorbano bene e che diventino leggermente spugnosi. Metterli a sgocciolare su una griglia, lasciandoli raffreddare completamente. Nel mentre scaldare a bagnomaria la gelatina di arance e spennellarla sui babà. Sbollentare i pistacchi spellarli e tritarli. Tagliare a filettini sottili l’arancia candita. Incidere leggermente i babà a metà senza staccarli completamente. Montare la panna, trasferirla nella tasca da pasticceria e distribuirla nel centro dei babà incisi. Spolverizzare la panna con i pistacchi e l’arancia candida. Trasferire i dolci nei pirottini di carta, e poi appoggiare i pirottini su di un vassoio. Conservare al fresco sino al momento di servirli.


Maluns E Formaggio Di Malga, Ricetta Svizzera


Per 6 persone

1 kg di patate, 300 gr di farina, 150 gr di burro, 200 gr di formaggio Bergkaese (o Fontina), sale.

Due giorni prima della preparazione, far lessare le patate con la buccia in acqua salata e lasciarle asciugare in una terrina coperta. Pelarle, grattugiarle a piccoli bastoncini, mescolarle a lungo con la farina e il sale e lavorarle in modo da ottenere un composto a piccoli grumi. Scaldare in una padella circa metà del burro, versarvi il composto e farlo dorare, sempre mescolando per 30 minuti, unendo via via  il resto del burro. Servire i maluns con il formaggio preferito o una composta di frutta cotta.

Penne Con Cime Di Rapa


Per 4 persone

350 gr di penne, 800 gr di cime di rapa, 2 spicchi d’aglio, 4 filetti di acciuga sott’olio, peperoncino, olio, sale.

Eliminare i gambi e le foglie più dure delle cime di rapa tenendo solo le cimette e le foglioline più tenere, lavarle accuratamente in abbondante acqua fredda, scolarle e tenerle da parte. In un tegame, far scaldare 3 cucchiai d’olio con l’aglio affettato finemente e una presa di peperoncino, farli leggermente imbiondire, aggiungere i filetti d’acciuga spezzettati e infine unire alla salsa qualche cucchiaio d’acqua di cottura della pasta. Nel frattempo far bollire le penne in una casseruola con abbondante acqua salata in ebollizione e 5 minuti prima del termine della cottura al dente, unire le cime di rapa. Scolare le penne e le cime, condirle con la salsa all’acciuga preparata, mescolare accuratamente e irrorarle con qualche cucchiaio d’olio.

Farfalle Con Crema Di Nocciole


Per 4 persone

300 gr di farfalle all’uovo, 4 scalogni, 2 dl di brodo vegetale, vino bianco secco, 100 gr di nocciole tostate, 120 gr di ricotta piemontese, 50 gr di parmigiano grattugiato, noce moscata, olio, sale.

Tagliate a fettine gli scalogni, lavati e sbucciati. Fateli soffriggere in un tegame con 4 cucchiai d’olio per 4 minuti, unite mezzo bicchiere di vino bianco secco, lasciate evaporare e aggiungete il brodo vegetale. Fate ridurre il brodo di un terzo, versate tutto nel mixer, unite 60 gr di nocciole tostate, la ricotta, una grattata di noce moscata e il parmigiano grattugiato. Frullate sino ad ottenere una salsa omogenea che rimetterete nel tegame, tenendola al caldo. In una casseruola con abbondante acqua salata in ebollizione, fate cuocere la past al dente, scolatela e versatela nel tegame con la salsa, riaccendete il gas , mescolate e unitevi il rimanente delle nocciole tritate grossolanamente, mescolate, spegnete il gas e servite.

lunedì 30 gennaio 2012

Lo Sapevate Che: Il Nostro Caro Papa Benedetto XVI

Chi è quest’uomo dai capelli bianchi e gli occhi ridenti, dai modi raffinati e dall’aspetto così fragile? E' un papa che non teme in alcun modo il confronto col suo predecessore. Non lo imita in nulla. Sebbene tra i due pontificati esista una strettissima continuità ideale e dottrinale, le maniere dei due Successori di Pietro restano, per questioni di carattere, molto differenti. Giovanni Paolo II non camminava, incedeva solenne. Benedetto XVI si muove con passi svelti ed aggraziati. Giovanni Paolo II dominava la scena. Benedetto XVI cura di spostare l’attenzione a qualcosa che è al di là di se stesso. Non ha la grandiosa forza dei gesti, l'imponenza scenica del polacco, ma si esprime con gesti timidi e compunti, il suo portamento è quasi regale. E’ un Papa che ci ha abituati a più rigore di forma e dottrina e ci ha costretti ad abbandonare letture ingenue e frettolose della sua pastorale. Benedetto XVI svela tutta la sua grandezza nel leggerlo, nel seguirlo in ciò che fa e dice. Una figura enigmatica, chiusa in una dimensione del e fuori dal mondo, quasi shakspiriana, decisamente più ricca di sfumature e potenzialità di quanto ci si potesse aspettare. Un pontefice incompreso, non accettato, addirittura ripudiato da quella maggioranza di credenti, cattolici per battesimo, ma non per convinzione e passione, desiderosi di vedere nel pontefice solo l’immagine di un pio e simpatico nonnino, e non quella dell’ineccepibile teologo, della saggia guida morale, del gigante intellettuale. Indifferenti al Papa, perché sordi e disinteressati alla religione. Ma alla schiera dell’indifferenza, c’è poi quella tremendamente ostile a Benedetto XVI. Il motivo? E’ molto semplice: questo Papa ha dissolto in maniera drastica, quasi brutale, il sogno che la Chiesa potesse essere assorbita dalla logica del mondo, e infine ridotta a insignificante agenzia filantropica, a pura e semplice associazione umanitaria dedita esclusivamente alle attività benefiche, sorda e muta a tutto il resto. Alla faccia dei tanti laicisti che volevano la religione estirpata dalla società, rinchiusa nel buio delle chiese, Joseph Ratzinger ha urlato al mondo che il Cattolicesimo non è, come le religioni orientali, una filosofia astratta che si esaurisce nella coscienza dell’individuo, ma una religione rivoluzionaria che vuole essere attiva e presente, che vede nella società civile e le sue dimensioni e il proprio terreno di gioco, al fine di rendersi a tutti manifesta come “faro delle genti”. E nel perseguire questo scopo Ratzinger non parla solo col linguaggio del teologo o del Pontefice della Chiesa di Roma, ma anche con quello del professore, ricorrendo a delle analisi così lucide ed impeccabili, da aver suscitato fin da subito l’ammirazione e l’ interesse degli intellettuali del mondo intero. Benedetto XVI si è dimostrato un papa pericoloso, scomodissimo come una spina nel fianco. Ecco perché i tantissimi che speravano di confinare il Cattolicesimo in un piccolissimo recinto, in un dimenticatoio, ora lo disprezzano, lo odiano più che mai. Si son visti scendere in campo un pontefice coltissimo e raffinato, umilissimo, ma dai modi aristocratici, quasi principeschi, che sa parlare di tutto ed osa parlare di tutto, e che non solo non teme il confronto con nessuno, ma lo ricerca, lanciando continue provocazioni a quella stessa cultura laicista che, messa alle strette, non riesce a controbatterlo con serie argomentazioni, ma solo con insulti, proteste fanatiche, qualunquismo, anticlericalismo da bar, e soprattutto tranelli e menzogne. Già la scelta del nome Benedetto, quello del santo patrono d’Europa, era tutto un programma. Il Papa all’occasione spiegò: “La progressiva espansione dell'ordine benedettino fondato da San Benedetto da Norcia ha esercitato un influsso enorme nella diffusione del cristianesimo in tutto il continente. Egli costituisce un fondamentale punto di riferimento per l'unità dell'Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà”. Era chiaro: il focus di Joseph Ratzinger sarebbe stato sull’Europa, il caro vecchio continente, la terra di quelle colossali cattedrali gotiche che oggi, senza più fedeli, riescono meglio come musei che come roccaforti della fede. E Benedetto XVI così ha fatto. Da uomo che non ama girare attorno ai concetti, parla chiaro e usa mettere in pratica l’evangelico richiamo: “dite sì quando è sì, e no quando è no” (Mt, 5, 37). Accolto da troppi, all’indomani della sua designazione a Vicario di Cristo in terra, come fosse un pericoloso neo-nazista, Benedetto XVI si è presentato alla Chiesa e al mondo come una guida saggia, ragionevole e decisa. In molti tifavano – soprattutto all’interno della fila del “progressismo cattolico” – per un pontificato che durasse da Natale a Santo Stefano, eppure Ratzinger resiste. E il suo Magistero sta incidendo profondamente nella storia della Chiesa cattolica e del mondo. In piena continuità con gli sforzi evangelici del suo grande predecessore Giovanni Paolo II, il Papa tedesco ha lavorato per riportare la Chiesa cattolica ad essere una protagonista non silente del nostro tempo. Il cristianesimo di Benedetto XVI non ha nulla a che vedere con un certo irenismo di stampo borghese: Ratzinger ha insegnato al mondo intero che è disposto a pagare in prima persona pur di affermare tutto quello che pensa, fino in fondo. E a dispetto di una certa apparenza fragile e timida, il pontefice non indietreggia mai di un solo passo. Ha dimostrato di essere del tutto indifferente alla ricerca di popolarità, interessato a perseguire con tutte le sue energie la verità. Quella che vuole Benedetto XVI non è una Chiesa che segua le mode dei nostri giorni: il Papa vuole che i cristiani rialzino la testa e, riscoprendo le radici profonde della loro identità, sappiano testimoniare Gesù nel mondo moderno, senza vergognarsi di mostrare quella fede oggi vissuta con vergogna, imbarazzo e disagio. L’ambiente in cui, oggi, i cristiani si trovano a vivere ed a operare è un contesto difficile, irto di pericoli e pieno di odio laicista: ovunque, anche all’interno della stessa Chiesa cattolica, c’è troppa “sporcizia” che rema contro il progetto di Dio. Troppo spesso le posizioni dei più incalliti atei militanti impallidiscono davanti alle bestialità assurde proposte da certi uomini ecclesiastici, alcuni troppo impegnati a piacere al mondo contemporaneo, altri attenti nell’indossare ridicolamente le vesti di arcigni inquisitori. Laicità, manipolazione genetica, aborto, eutanasia, etica, famiglia: Benedetto XVI su questi punti non si è mai piegato ai diktat del “politicamente corretto” e ha sempre detto tutto quello che era giusto dire. Il pontificato di Joseph Ratzinger è complesso. Nella via Crucis del 2005 aveva dichiarato al mondo l’urgenza di “fare pulizia all’interno della Chiesa”. Le indagini avviate dal Papa per scovare il male, le celebri norme antiriciclaggio per lo Ior, le severissime norme per combattere la pedofilia, sono solo un esempio della silenziosa rivoluzione in corso; ma il pontefice è prima di tutto un professore alla ricerca di dialogo. Fecondissimo è quello con le altre Chiese cristiane al fine della grande riunificazione, prezioso quello con gli scienziati sul rapporto tra fede e scienza, singolare e brillante quello avviato con atei ed agnostici nel “Cortile dei gentili”. Benedetto XVI non si è scordato neppure dello splendido patrimonio culturale del Cattolicesimo, invitando alla riscoperta del sublime canto gregoriano, e concedendo la possibilità di celebrare la messa con rito tridentino, quella in latino per intenderci, la magnifica e solenne lingua universale della Chiesa su cui si è costruita la liturgia di due millenni di storia. Da fine intellettuale qual è, la vera guerra del Papa resta però quella contro il relativismo, il dominante pensiero odierno che nega ogni verità assoluta ed oggettiva, un’ideologia che considera la morale come puramente convenzionale, figlia del proprio tempo e suscettibile alle idee di ognuno. Contro questa visione, Benedetto XVI ha apposto gli immutabili principi evangelici, ponendo così il magistero della Chiesa come il più inespugnabile baluardo contro questa dittatura del relativismo che, negando ogni punto di riferimento, ha come sua logica conseguenza il regno dell’anarchia morale e del nichilismo. Sebbene sia solo l’inizio, l’attuale contesto sociale, specie giovanile, dà trionfalmente ragione a Benedetto XVI. Smarrita la fede e i suoi valori, la società è dominata dal materialismo in tutte le sue dimensioni. Estromesso dall’orizzonte dell’uomo Dio e la vita ultraterrena, si è visto l’essere umano incatenarsi al fango delle miserie terrene, alla sola ricerca dei nuovi idoli del denaro, la lussuria, i piaceri, la smania di affermarsi nella carriera come in una lotta selvaggia, quella che Hobbes definiva “la guerra di tutti contro tutti”. La precaria fugacità di questi "dei falsi e bugiardi" ha poi lasciato dietro di sé una spirale di mediocrità umana, infelicità, depressioni, divorzi, distruzione della famiglia tradizionale e un esasperato sessismo. E’ questo che ha gridato al mondo Benedetto XVI, ed è per questo che lo sbranano. Il teologo tedesco si oppone ad una degenerazione etica e culturale mascherata sinistramente col termine di progresso; della posizione papale ne sarebbe entusiasta il celebre poeta e scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton che già ai primi del Novecento affermava che “La Chiesa Cattolica è l’unica in grado di salvare l’uomo da una schiavitù degradante, quella di essere figlio del suo tempo”. Come ha scritto l’autorevole storico Ernesto Galli della Loggia: “Joseph Ratzinger è principalmente un testimone della nostra drammatica epocalità, l'uomo consapevole che, nella vampa infuocata dei tempi, interi universi storici, interi mondi antropologici e culturali che per secoli ci hanno plasmato, minacciano di venire annientati e di scomparire; e sente che, lungi dal corrispondere a un qualsiasi progresso, ciò apre solo la strada verso il nulla”. Ecco, la Chiesa vive momenti di tremende difficoltà, non solo esogeni, ma soprattutto endogeni: il Cattolicesimo sembra contare un esercito di oltre un miliardo di battezzati del tutto alieni a qualsiasi interesse religioso, che vivono come se Dio non l'avessero mai conosciuto. Benedetto XVI ha denunciato a voce grossa la banalità di questo modo di vivere la fede cristiana, avvertendo che accanto al credente tradizionale si sta sviluppando un nuovo modo di credere, che si muove alla periferia delle religioni senza identificarsi realmente con nessuna di esse. Si cerca una religione, e quindi un Dio, a propria immagine e somiglianza, che risponda alla propria sensibilità formando una sorta di collage autonomo e personale. Non si partecipa alla Messa, non ci si sente parte della Chiesa, non si legge il Vangelo, le Sacre Scritture, i testi ecclesiastici, non si conosce quindi la dottrina cristiana. San Girolamo diceva in merito che "ignorare le Scritture equivale ad ignorare Cristo". Si sbandiera il male presente in seno alla Chiesa come il legittimo pretesto per rifiutarla, ignorando che nel Vangelo il male nell’ovile di Dio è già tutta predetto, e mentre da un lato lo si annuncia e se ne mette in guardia, dall’altro si raccomanda di stringersi ancor di più intorno a quello che San Paolo chiama Corpo di Cristo, cioè la Chiesa stessa. Sono i segni della ricerca di un Dio personale, fatto a proprio uso e consumo, un dio-vestitino, cucito apposta da noi e a nostra misura, secondo le nostre idee e concezioni personali. Non si crede più nel Dio delle Scritture, ma nell’idea che di Dio ci siamo fabbricati. Si crede che l’ideale cristiano si esaurisca nel “non far male agli altri e nel comportarsi bene”, e che basti questo per piacere a Dio. Sarebbe sufficiente leggere già solo uno dei quattro Vangeli per provocare in questa tipologia di credenti una totale crisi di coscienza fino a piangere e disperarsi; ma non è il caso di parlarne. E’ questo che ha dichiarato Benedetto XVI, che ha poi difeso il credente tradizionale, quasi del tutto scomparso, riflettendo su come «Chi ha una fede chiara, veritiera, secondo il credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalista, ottuso, bigotto, mentre il relativista, colui che si costruisce una fede tutta personale, senza disciplina, accettando ciò che vi può essere di comodo e respingendo ciò che invece può risultare scomodo, va bene. La dittatura del relativismo ha come misura il proprio io e le sue voglie». Il Papa individua il nocciolo della questione e spiega, col cuore in mano, che «la fede non si conserva di per sé e ogni battezzato ha il dovere di annunciare la Parola di Dio». Quello del Papa è un atto di implorazione e sottomissione. Consapevole dell’insufficienza e delle deficienze del clero, quello del Pontefice è l’invito che Cristo stesso ha rivolto al popolo credente: impugnare il Vangelo e convertire il mondo. Non a caso è da quando al credente tradizionale è subentrato quello superficiale, da quando i cristiani hanno dimenticato la loro vocazione più naturale, che si è aperta la crisi più rovinosa della religione: un’emorragia lenta e silenziosa, un Popolo di Dio che non c’è più, l’imperare delle correnti dominanti del materialismo, dell’agnosticismo, dell’ateismo, dell’anticlericalismo. E così il Cristianesimo si sta ritirando dalla società come una bassa marea, mentre le chiese, come i seminari, sono ogni anno più vuote. I valori cristiani sono stati rinnegati e scordati, repentinamente soppiantati dai nuovi idoli. Sembrano, con leggero ritardo, essersi avverate le parole del più acerrimo nemico del Cristianesimo, il filosofo Friedrich Nietzsche, quando diceva che «La Chiesa è questa società al tramonto: vediamo la società religiosa del Cristianesimo scossa fin dall’infimo delle sue fondamenta, la fede in Dio è crollata, la fede dell’ideale ascetico-cristiano combatte la sua ultima battaglia». Eppure Benedetto XVI - cosciente della delicatezza di questi nostri tempi – insiste, instancabile, nell’indicare alla Cristianità e al mondo intero che la Chiesa è «la grande paladina di una sana ed alta tradizione» e che «se anche in essa la zizzania è molta, anche se la rete contiene pesci scadenti, cattivi, essa è stata fondata da Cristo, da Egli è sorretta e Sua rimane». In virtù di ciò, dovere dei cattolici è restare sempre fedeli al Papa, adottando quel motto che recita "cum Petro et sub Petro", memori di quelle parole di Gesù, salde come incise nella roccia, che dichiaravano: "Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'Inferno non prevarranno contro di essa. E a te darò le chiavi del Regno dei Cieli; e ciò che legherai sulla terra, resterà legato nei cieli, e ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto nei cieli" (Matteo 16:16-18). Che mai si dimentichi quando Benedetto XVI, alla sua prima messa di pontificato, disse, con delle parole che destarono scalpore e che all’immediato non furono comprese da nessuno: “Non lasciatemi solo, pregate per me, perché io non fugga per paura dinanzi ai lupi”. A distanza di poco tempo, tutti -o quasi- avrebbero capito a cosa si riferiva, cosa lo avrebbe atteso.

Pensieri: Accettarsi E Amare

Diventiamo nessuno. Quando avvertiamo un conflitto, lasciamolo lì, diventiamo nessuno: se il nostro Io smette di cercare, la soluzione verrà da sé. Questo vuol dire abbandonarsi alla vita: essere nessuno, conoscere la felicità del nulla, liberarsi dalle definizioni, smettere di tormentarsi. I problemi si risolveranno da soli e ognuno troverà la propria strada.

Accettarsi per amare. Non serve che ci amiamo, serve semplicemente che amiamo, che facciamo posto all’amore e lui farà la sua parte. La vita non ci chiede di volerci bene, ma di accettare ciò che c’è dentro di noi. Soprattutto quello che non ci piace. Accettare ciò che c’è dentro di noi significa essere sé stessi. Ci vuole coraggio per farlo: vuol dire accogliere ogni giorno il proprio fango, la propria melma. Accoglierla senza alcun giudizio, come la spiaggia aspetta l’onda del mare. Non fare bilanci della tua vita, non servono, arrestano soltanto il flusso della consapevolezza. Ti portano a riflettere sul passato, ti allontanano dalla presenza di te stesso.   

Focaccine Di Uva E Ricotta


Per 6 persone

250 gr di farina, 1 uovo, 200 gr di ricotta, 1 limone, 100 gr di uvetta sultanina, ½ bustina di lievito vanigliato, ½ lt di latte, 100 gr di zucchero semolato, 50 gr di zucchero di canna, Rum, sale. Burro e farina per le formine.

Mettere a bagno l’uvetta in una ciotolina con acqua tiepida per 15 minuti. In una ciotola lavorare la ricotta con un cucchiaio di legno per ammorbidirla, aggiungervi la farina mischiata al lievito, lo zucchero semolato, un pizzico di sale. Strizzare l’uvetta, unirvi in una ciotolina con 1 dl di acqua calda e 1 bicchierino di Rum. Mescolare e unire all’impasto con la ricotta. Grattugiare la buccia del limone e unirla agli ingredienti. Mescolare accuratamente. Imburrare e infarinare 12 stampini , suddividervi l’impasto. Spennellare la loro superficie con il latte. Cospargere con lo zucchero di canna. Appoggiarli sulla placca del forno e farli cuocere in forno preriscaldato a 200° per 20 minuti, finchè la superficie sia dorata. Togliere dal forno, fare raffreddare, sformare, sistemarli su un piatto da portata e servire.


Le Buone Minestre...


Minestra Di Fagioli Alla Toscana

Per 4 persone

Gr. 300 fagioli toscanelli, 4 nidi di fettuccine di pasta secca, 3 spicchi d’aglio, gr. 200 di cotenne di maiale, il cuore di un sedano, pepe e sale.

Mettete a sbollentare le cotenne per 10 minuti, sgocciolatele e tagliuzzatele a fettine.
Fate soffriggere l’aglio in tre cucchiaiate d’olio ( possibilmente in un recipiente di terracotta ); unite anche il sedano affettato e le cotenne, e quando saranno dorati aggiungete anche i fagioli, che avrete fatto ammollare in acqua e sale tutta la notte, e poi sciacquati bene. Mescolate e coprite con abbondante acqua fredda. Salate e pepate. Fate cuocere coperto per un’ora e mezza. Poi unite le fettuccine e portate a cottura.



Minestra Di Farro

Per 4 persone:

Mettete a bagno per una notte 200 gr. di fagioli borlotti secchi, copriteli d’acqua fredda, unite un gambo di sedano un ciuffo di salvia, una carota e cuoceteli per ½ ora dall’ebollizione. Rosolate in 4 cucchiai d’olio 250 gr. di pancetta fresca, tagliata in 2 fette, poi unite una carota, uno spicchio d’aglio, una cipolla, 2 rametti di rosmarino, 5 di timo, 4 foglie di salvia e un ciuffo di prezzemolo, tutti tritati grossolanamente. Fate soffriggere 5 minuti e versate i fagioli con la loro acqua di cottura, privata degli aromi, sale e pepe. Fate riprendere il bollore e unite gr.200 di farro, cuocete per 40 minuti, aggiungendo acqua bollente salata, se la minestra si addensa troppo. Spegnete il fuoco, estraete la pancetta, tagliatela a tocchetti e rimettetela nella minestra. Condite con sale e pepe.


 

domenica 29 gennaio 2012

Lo Sapevate Che: Addio Al Presidente Oscar Luigi Scalfaro


Oscar Luigi Scalfaro, è morto questa notte a Roma.
Nato a Novara, il 9 settembre del 1918.          Scalfaro fu eletto in parlamento nel 1946, ininterrottamente deputato fino al 1992, quando da presidente della Camera, fu eletto Capo dello Stato, carica ricoperta fino al 1999. Attualmente era Senatore a vita, aderente al Partito Democratico.
Con Sergio Pertini ed Enrico De Nicola, Oscar Luigi Scalfaro ha ricoperto tutte le tre più alte cariche dello Stato, visto che fu anche provvisoriamente Presidente del Senato all’inizio della XV Legislatura, fin quando non fu eletto Franco Marini. Come dice il Presidente della Repubblica Napolitano, è stato un protagonista della vita democratica nei decenni dell’Italia Repubblicana, esempio ideale e di integrità morale.

Famoso il discorso di Scalfaro del "Non ci Stò "

Appresa la notizia, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha reso omaggio alla figura di Scalfaro: "E' con profonda commozione che rendo omaggio alla figura di Oscar Luigi Scalfaro nel momento della sua scomparsa, ricordando tutto quel che egli ha dato al servizio del Paese, e l'amicizia limpida e affettuosa che mi ha donato. E' stato un protagonista della vita politica democratica nei decenni dell'Italia repubblicana, esempio di coerenza ideale e di integrità morale".

"Si è identificato - ha proseguito Napolitano - col Parlamento, cui ha dedicato con passione la più gran parte del suo impegno. Da uomo di governo, ha lasciato l'impronta più forte nella funzione da lui sentitissima di ministro dell'Interno.

Da Presidente della Repubblica ha fronteggiato con fermezza e linearità periodi tra i più difficili della nostra storia. Da uomo di fede, da antifascista e da costruttore dello Stato democratico, ha espresso al livello più alto la tradizione dell'impegno politico dei cattolici italiani, svolgendo un ruolo peculiare nel partito della Democrazia Cristiana".

"Mai dimenticando la sua giovanile scelta di magistrato - ha concluso il capo dello Stato -, Oscar Luigi Scalfaro ha avuto sempre per supremo riferimento la legge, la Costituzione, le istituzioni repubblicane. In questa luce sarà ricordato e onorato, innanzitutto da quanti come me hanno potuto conoscere da vicino anche il calore e la schiettezza della sua umanità. Alla figlia Marianna, che gli è stata amorevolmente, ininterrottamente vicina, la mia commossa solidarietà".

Pensieri: La Vita



Chi può con la sua preoccupazione
aggiungere
un’ora sola alla
durata
della sua vita?

Luca 12:25

E Per Riscaldarci Un Pò......


Vin Brulè Alla Scandinava

Per 6 persone

250 dl d’acqua, 1 stecca di cannella, 4 baccelli di cardamomo verde, 2 chiodi di garofano, 1 cucchiaio di miele, un pezzo di stecca di vaniglia, 1 bottiglia di vino rosso amabile, 1 dl di vodka, 100 gr di mandorle dolci, 100 gr di uvetta sultanina, 1 scorza d’arancia non trattata, 60 gr di zucchero.
In un pentolino portare l’acqua a ebollizione. Aggiungere la cannella, il cardamomo, i chiodi di garofano, il miele, la vaniglia, lo zucchero, mescolare bene e lasciare sobbollire per 15 minuti. Nel frattempo scaldare a 78° il vino, onde evitare l’evaporazione dell’alcool. Aggiungere circa 1/3 della miscela zuccherata e speziata, (variando a vostro piacere la dolcezza della bevanda), le mandorle, e l’uvetta sultanina. Completare con la vodka e versare in calici dove sarà stata messa qualche buccia di arancia.



Grog

Per una persona

Scaldate  su fiamma bassa 2 cucchiai di rum e 2 cucchiai di cognac, unite un chiodo di garofano, un pezzettino di burro e un cucchiaino di zucchero, 2 cucchiaini di succo di limone e un pezzo di scorza. Mescolate, aggiungete 4 cucchiai d’acqua bollente, girate e servite.

Pesce Baccalà E Polenta


Pesce Baccalà Alla Marinara

Per 4 persone

800 gr di baccalà già ammollato, 1 cipolla, 1 spicchio d’aglio, 100 gr di lardo, 50 gr di capperi sotto sale, un ciuffo di prezzemolo, 1 limone, olio, sale e pepe.
Lavare il baccalà, asciugarlo, cercare di togliere tutte le spine, tagliarlo a tocchetti e fatelo rosolare in un tegame con il lardo tritato e 3 cucchiai d’olio. Pulire la cipolla e l’aglio, tritarli e unirli al baccalà. Spremere il limone e unirlo alla preparazione con 2 scorzette prelevate dalla sua buccia. Salate e pepate. Aggiungete ½ bicchiere di acqua calda. Cuocere a fuoco lento per 25 minuti. Sciacquate i capperi e uniteli al baccalà, continuando la cottura per 5 minuti. Servitelo ben caldo, cosparso col prezzemolo tritato. Piatto che ottimamente può essere accompagnato da una polenta morbida.



Pesce Baccalà In Guazzetto

Per 4 persone

800 gr di baccalà ammollato, una cipolla, 300 gr di polpa di pomodoro, 1 cucchiaio di uva sultanina e uno di pinoli, olio, pepe e sale.
Tritate la cipolla e fatela soffriggere in un tegame con l’olio, aggiungete la polpa di pomodoro e lasciate cuocere per 10 minuti. Mettete nel tegame il baccalà, spellato e tagliato a pezzi, i pinoli , l’uvetta precedentemente ammollata in acqua tiepida e strizzata. Spolverate con sale e pepe. Fate cuocere per ¼ d’ora. Piatto che ottimamente può essere accompagnato da una polenta morbida.

Oggi Polenta:


Polenta Alla Valtellina

Per 4 persone

400 gr. di farina di grano saraceno, gr.100 di farina gialla, lt.1,750 di acqua, ½ cucchiaio di sale grosso, gr.150 di formaggio della Valtellina, gr.150 di burro, pepe.
Fate bollire l’acqua in un paiolo o in una casseruola, scioglietevi il sale e metà della quantità di burro, poi aggiungete le due farine mescolate insieme, e procedete rimestando con un cucchiaio di legno.
Dopo circa 30 minuti, unite il burro rimasto , a pezzi e continuate la cottura, rimestando sempre, per altri 20 minuti. Quando la polenta sarà cotta, incorporatevi il formaggio tagliato a pezzi sottili e larghi e aromatizzate con un po’ di pepe. Disponete sul tagliere e servite a fette.



Polenta Alla Tirolese

Per 4 persone

200 gr. di pancetta affumicata, gr.150 di salame, gr.70 di burro, gr.500 di farina di grano saraceno, lt.1,750 di acqua, 1 cucchiaio di sale grosso, 200 gr. di salsiccia, 6 cucchiai di parmigiano grattugiato.
Mettete a soffriggere dolcemente in gr.20 di burro, la pancetta affumicata e il salame a pezzettini. Preparate la polenta, come il solito, con le due farine. A metà cottura unite il soffritto preparato. Prima di togliere la polenta dal fuoco incorporatevi 2 cucchiai di parmigiano grattugiato. Imburrate una pirofila, fate un primo strato di polenta, poi disponetegli sopra la salsiccia spellata e tagliata a tocchetti, cospargete con 2 cucchiai di parmigiano grattugiato e poi la polenta rimasta. Aggiungete il rimanente burro e mettete in forno per 30 minuti e servite caldo.



Polenta E Verza

Per 4 persone

500 gr. di farina gialla, 1 lt. e 750 gr. d’acqua, 1 cucchiaio di sale grosso, ½ bicchiere di latte, una verza media, una cipolla due spicchi d’aglio, 70 gr. di emmentahl, ½ bicchiere di vino bianco, 3 cucchiai di olio, 50 gr. di burro, sale e pepe.
Preparate la polenta normalmente, ma aggiungendo ½ bicchiere di latte per ottenerla meno densa. Soffriggete cipolla e spicchi d’aglio in 2 cucchiai d’olio, aggiungete la verza tagliata a striscioline, irroratela con il vino che lascerete evaporare. Insaporite con sale e pepe e lasciate cuocere coperta per circa 30 minuti. Incorporate la verza alla polenta, rimestando con un cucchiaio di legno, spolverizzate di emmentahl grattugiato e servite.

sabato 28 gennaio 2012

Lo Sapevate Che: Qualcosa A Cui Pensare


Non fare buoni propositi. Ti orientano sul futuro e, come tali, creano ansia. In ogni istante sei nuovo: i propositi che hai in mente adesso saranno già vecchi domani. Tutto è nuovo in ogni momento: meno progetti fai, più il tuo Sé ti mostrerà le potenzialità che non vedi.    

Sforzarsi è inutile. Noi crediamo che la vita debba essere fatta di sforzi per raggiungere un risultato. Ma fa fatica un fiore a crescere? Se non lo fa lui, non dovremmo farla nemmeno noi, ma non accettiamo che le cose vadano come devono andare e, resistendo, le complichiamo.   

E Per Stupire I Vostri Bimbi?......


Panino Con Hamburger Al Cioccolato 

Per 8 bimbi

8 panini rotondi al latte, 200 gr di cioccolato al latte, 40 gr di chicchi di grano soffiato, 100 gr di cedro candito, 150 gr di fragole mature, 1 cucchiaio di zucchero a velo, miele liquido, semi di sesamo.
Tritare grossolanamente il grano soffiato; spezzettare il cioccolato e farlo sciogliere a bagnomaria, unire il grano soffiato, mescolare bene e suddividere il composto su un foglio di carta da forno, in otto dischetti del diametro simile a quello dei panini, quindi lasciare indurire. Tagliare il cedro candito a fettine sottilissime, lavare le fragole e asciugarle, passarle un attimo nel mixer insieme alla zucchero a velo. Fare tostare i semi di sesamo in un padellino senza condimento (coprire il tegamino perché il sesamo scoppietti come si fa con i pop-corn). Tagliare a metà i panini e spennellare col miele le calottine, cospargerle poi con i semi tostati di sesamo. Farcire i panini con gli hamburger di cioccolato ormai indurito, aggiungere il cedro affettato sottilissimo (come fosse insalatina) e la salsa di fragole (come fosse ketchup). Richiuderli con le loro calottine e servire.

 
     
Piccoli Dolcetti All'Arancia


Per ½ kg di biscotti: 280 gr di farina, 2 uova, 100 gr di burro, 1 yogurt naturale intero, 120 gr di zucchero semolato, 1 bustina di vanillina, sale, la buccia grattugiata di un’arancia, gelatina all’arancia, piccoli confettini colorati di zucchero.

Lasciare ammorbidire il burro ridotto a dadini in una ciotolina a temperatura ambiente. In una terrina mettere il burro ammorbidito e lavorarlo con un cucchiaio di legno con lo zucchero, lo yogurt e la bustina di vanillina, sino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere la buccia grattugiata dell’arancia e uno alla volta le due uova. Unire la farina mescolata con un cucchiaino di sale e amalgamare con molta cura tutti gli ingredienti. Mettere l’impasto in una tasca da pasticceria con bocchetta dentellata e formare sopra la placca del forno foderata con carta da forno, tante formine a Vostro piacere, come letterine dell’alfabeto, stelline, animaletti, ecc. Fare cuocere in forno preriscaldato a 180° per 15 minuti, fin che saranno leggermente dorati. Sfornarli, staccarli e posarli su un piatto da portata in bella mostra a raffreddare. In un tegamino mettere 2 cucchiai di gelatina con 2 cucchiai d’acqua. Portare a ebollizione. Poi con un pennellino, spennellare con la gelatina i biscottini nella parte superiore. Cospargerli con la piccola granella colorata.


Dolcetti Di Frutta

Per 4 bimbi

2 banane, 100 gr di cioccolata fondente grattugiata, 2 cucchiai di latte, 60 gr di granella di nocciola e cocco mischiate.
Sbucciare le banane, tagliarle a fette di 1 cm e mezzo, infilare ciascun pezzo su uno stuzzicadenti e farle raffreddare su di un piatto in frigorifero. Fare sciogliere il cioccolato con in latte a fuoco dolcissimo e sempre mescolando. Immergervi velocemente le fettine di banane sulla stecchino e poi passarle rapidamente sulla granella mista. Queste operazioni vanno eseguite con velocità in quanto la cioccolata si solidifica quasi subito.

venerdì 27 gennaio 2012

Lo Sapevate Che: Shoah, Per Non Dimenticare


Shoah" è un termine ebraico che significa "annientamento", "sterminio".
Esso si riferisce ad una delle più vergognose vicende della storia umana, quando i regimi dittatoriali nazi-fascisti, poco più di sessant'anni fa, stabilirono, attraverso leggi razziali, di far arrestare tutti gli Ebrei e di rinchiuderli nei campi di lavoro forzato e di sterminio, per eliminare del tutto la loro "razza", ritenuta inferiore.
La stessa sorte toccò agli zingari, agli slavi, agli handicappati, ai neri, e a tutti coloro che, secondo i nazisti e i fascisti, non appartenevano alla razza bianca ariana, considerata superiore e pura.

Oggi a noi può sembrare impossibile e incredibile che possano essere successi quei fatti e che donne, uomini e bambini di un intero popolo siano stati perseguitati, torturati e uccisi nei campi di concentramento e nelle camere a gas: ma è tutto tragicamente vero e ogni uomo appena ragionevole si vergogna ancora oggi di quello che successe.
E non dobbiamo pensare che i nazisti e i fascisti fossero tutti dei pazzi: sarebbe troppo facile liquidare lo sterminio accusando uno o due pazzi responsabili. I loro capi erano persone istruite e di normale intelligenza: sapevano quello che avevano deciso di fare. Lo sapeva Hitler e chi stava al suo fianco, lo sapeva Mussolini e il re d'Italia che firmarono le leggi razziali per perseguitare gli Ebrei italiani. Lo sapevano tutti coloro che obbedirono a quelle leggi sbagliate e crudeli.

Il "Giorno Della Memoria" che viene celebrato ogni 27 gennaio, nella nazione e nelle scuole, serve proprio a non dimenticare le sofferenze di allora, per saper scegliere di evitare nuove sofferenze oggi, ad altri popoli e ad altre persone, in qualsiasi parte del mondo.

Ma la strada verso la giustizia e la pace è ancora lunga: basta guardare a quante guerre e persecuzioni sono ancora in atto in ogni continente del mondo. Occorre proprio l'impegno di tutti noi.

Disse Primo Levi a proposito di Anna Frank:
"Una singola Anne Frank detta più commozione delle miriadi che soffrirono come lei, la cui immagine è rimasta nell’ombra. Forse è necessario che sia così; se dovessimo e potessimo soffrire le sofferenze di tutti, non potremmo vivere".

( a cura di Tix )

Lo Sapevate Che: Governanti



Il governante più alto è quello della cui esistenza i sudditi si accorgono appena.
Poi viene quello che amano e stimano.
Poi quello che temono.
Infine quello che disprezzano.                                               
Lao-Tzu 630 a.C.

Riscaldiamoci Con.... Le Zuppe


Zuppa Sformato Di Porri

Per 6 persone

6 porri grossi, brodo di carne 1 dl e ½ , 1 baguette, 60 gr di parmigiano grattugiato, olio, burro, sale e pepe.
Pulire i porri dalle foglie esterne più brutte, lasciare il verde per 3 cm ed eliminare l’altro. Lavarli bene e asciugarli. Tagliarli per il lungo a fette spesse 1 cm e poi tagliare le fette a pezzi di circa 5 cm. Fare attenzione che non ci sia terra residua nell’interno. In una larga padella mettere 4 cucchiai d’olio e fare rosolare i porri mescolandoli spesso delicatamente. Quando iniziano a dorare aggiungervi il brodo bollente, salare se occorre e pepare. Fare cuocere per circa 30 minuti e comunque sino a quando toccandoli con i rebbi di una forchetta risultino teneri. Imburrare una pirofila rettangolare e versarvi la zuppa. Ridurre a fette di circa 1 cm la baguette e farle tostare in forno. Spalmare le fette con un velo di burro e appoggiarle sulla superficie della pirofila. Spolverarle con il parmigiano e infornare la pirofila a forno preriscaldato a 200 gradi per 5 minuti. Servire subito.



Zuppa Di Piselli Al Limone

Per 4 persone

400 gr di piselli freschi, sgranati, 1 lt di brodo di pollo, un gambo di sedano, una carota, 1 cucchiaio di cumino, il succo di 2 limoni, farina, burro, sale.
Tritate finemente i sedano e la carota e lessateli nel brodo di pollo, assieme ai piselli, per 30 minuti. Condite con sale, un cucchiaio di cumino e il succo di 2 limoni. In una casseruolina con 2 mestoli di brodo caldo, fate fondere 60 gr di burro, unite 50 gr di farina e mescolando, portate a ebollizione, fin che la salsa si sarà addensata. Salate. Togliete dalla zuppa 3 cucchiai di piselli dalla zuppa e frullatela, unite la salsa, amalgamatela bene per pochi minuti sul fuoco, unendo alla fine i piselli interi. Servitela calda.



Zuppa Al Vino

Per 4 persone

750 gr di buon brodo di carne, 4 tuorli d’uovo, 2 bicchieri di vino bianco secco, 200 gr di panna liquida fresca, un pizzico di cannella in polvere, sale, pepe. Crostini di pane dorati nel burro.
Mettere in una scodella i tuorli con la panna, il pizzico di cannella, salare e pepare, mescolare con l’aiuto di una frusta. Portare a ebollizione il brodo, unirvi il vino bianco ed attendere che il composto riprenda l’ebollizione. Togliere dal fuoco e incorporarvi il composto di panna e uova, sbattendo bene con una frusta per qualche minuto. Rimettere sul fuoco qualche attimo, facendo attenzione che non arrivi al bollore. Accompagnare la zuppa caldissima con i crostini fragranti fritti nel burro.



Zuppa Della Cucina Danese, Ricetta Della Danimarca

Per 6 persone      

8 patate, 1 cipolla, 2 scalogni, 1 porro, un mazzetto di erbe aromatiche fresche, 4 spicchi di aglio, 1 lt di brodo di gallina, 2,5 ml di panna liquida, 1 cucchiaio di polvere  wasabi. Burro, sale, pepe. Crostini di pane abbrustoliti, 150 gr di bacon a cubetti.        
Lavare e pelare le verdure. Tagliarle a tocchetti medi e farle cuocere a vapore, unendo il bouquet di odori lavato. Farle cuocere controllandone la cottura con i rebbi di una forchetta. Quando saranno morbide al punto giusto, eliminare il bouquet di odori e frullare le verdure con un mixer, unire  30 gr di burro prima fuso e la panna liquida. Versarvi anche il brodo di gallina caldo e senza smettere di frullare (per non smontare la zuppa) aggiungere acqua calda sino ad ottenere la consistenza desiderata. Regolare di sale e pepe. Servire la zuppa caldissima con una generosa spolverata di polvere wasabi, accompagnata da crostini di pane abbrustoliti e cubetti di bacon arrostiti prima nel padellino.

giovedì 26 gennaio 2012

Lo Sapevate Che: Guerra Ai Nostalgici



E Ora Il Sito di Saros Ricorda Ai Rumeni Chi Era Ceausescu

Se ti manca il comunismo, provalo. Almeno su internet. E’ a tutti i nostalgici dei regimi dell’est che si rivolge la fondazione di tutela dei diritti civili Soros, in collaborazione con l’Istituto rumeno per le richieste sul crimine Comunista e con la Konrad Adenauer Stiftung, realizzando il sito www.istoriacomonismului.ro (sotto, il logo) che offre un viaggio nel tempo ai molti, soprattutto giovani e giovanissimi, che vorrebbero tornare a quel periodo. L’home page riproduce il soggiorno, un po’ desolante ma dignitoso, di una famiglia media: bastano pochi click per accorgersi che il problemi non mancano e che, sebbene in quegli anni il partito garantisse lavoro per tutti, la vita quotidiano non era poi cosi semplice come potrebbe sembrare oggi, vent’anni dopo. Nel salotto virtuale della famiglia, per esempio,il televisore funzionava male e trasmette solo programmi censurati: i libri negli scaffali sono pochi e per lo più  ricavati da raccolte di ritagli di giornale. Anche il riscaldamento è incerto e il cibo scarseggia. E oltre alla miseria, nella Romania di Ceausescu riprodotta nel sito, ci sono anche violenza e paura. Un solo passo falso e gli abitanti della casa finiscono nella sezione “interrogatorio”, uno scantinato buio, a farsi torchiare da uno scagnozzo del regime e precipitare in un incubo. Insomma, una vita difficile da rimpiangere. E per i più accaniti sostenitori del fatto che “a quei tempi si stava meglio” (circa il 60 per cento della popolazione, secondo sondaggi del centro studi romeno IRES) il sito ha curato anche un’ampia sezione documentale, fitta di numeri e dati sulla repressione e sulla violenza politica del regime. Basterà però cancellare la nostalgia? (luciana grosso)



"Taglioliamo....."


Tagliatelle Soufflè

Per 4 persone

400 gr. di tagliatelle, 3 uova, dl 2,5 di latte, burro gr. 100, parmigiano grattugiato, un cucchiaino di farina, sale.
Lessate le tagliatelle in acqua salata, scolatele al dente, passatele sotto il getto dell’acqua fredda. Fate una besciamella con latte, farina e burro. Salatela e fuori dal fuoco incorporatevi parmigiano grattugiato, tuorli e albumi montati a neve.
Versate la pasta in una terrina, conditele col burro e con la besciamella. Versate il tutto in una pirofila e fate gratinare in forno caldo, finchè la preparazione sarà gonfia e dorata.


Tagliatelle Con Salsiccia, fave, carciofi

Per 4 persone

350 gr di tagliatelle fresche
Per il sugo: 6 carciofi, 300 gr. di fave, 50 gr. di salsiccia, 50 gr. di prosciutto crudo, 1 cipolla, un mazzetto di prezzemolo, un pizzico di spezie, 250 gr. di pomodori pelati, olio, sale, pepe.
Lavare accuratamente i carciofi, pulirli di spine e fieno e tritarli insieme al prosciutto, alla salsiccia spellata, alla cipolla e al prezzemolo. Fare rosolare il trito in un tegame con un po’ d’olio e dopo una decina di minuti unire le fave. Lasciare cuocere per mezz’ora a recipiente coperto aggiungendo un mestolo di acqua calda. Unire i pomodori passati al setaccio, salare, pepare, profumare con le spezie e continuare la cottura a fuoco lento mescolando di tanto in tanto. Cuocere in abbondante acqua salata le tagliatelle al dente, scolarle e passarle nel tegame col sugo, mescolare e servire subito.



Torta Di Tagliatelle

Per 4 persone

500 gr di pasta di pane, 300 gr di tagliatelle, 200 gr di prosciutto cotto, 250 gr di spinaci, un bicchiere di latte, gr 150 di burro, gr 100 di panna, una cipolla, parmigiano grattugiato, 4 uova, un dado, farina, salsa Worchester, olio, sale e pepe.
Lavate e lessate gli spinaci in poca acqua, scolateli e strizzateli. In un tegame fate fondere 40 gr di burro, unite due cucchiaini di dado vegetale sbriciolato, 50 gr di panna, il bicchiere di latte con 2 cucchiai di farina stemperati, versato poco alla volta. Mettete gli spinaci nel tegame e fateli insaporire per 10 minuti, mescolando, sino ad ottenere un composto morbido. In un altro tegame, con 40 gr di burro caldi, fate rosolare la cipolla tritata, aggiungete la panna rimasta e due cucchiaini di dado vegetale sbriciolato, spruzzate qualche goccia di salsa Worchester e fate addensare la salsa a fuoco basso. Sbattete 3 uova, salatele, pepatele e strapazzatele in un padellino, con 20 gr di burro caldo. In una casseruola con abbondante acqua salata in ebollizione, cuocetele a metà cottura. Scolatele e conditele con il burro rimanente ammorbidito a temperatura ambiente. In un’alta pirofila oliata, stendete ¾ di pasta in uno strato sottile e foderate lo stampo. Distribuite sul fondo metà dose di tagliatelle, cospargete di parmigiano grattugiato, disponete gli spinaci, il prosciutto tagliato a listerelle, le uova strapazzate e, infine la salsa a base di cipolla. Terminate con le tagliatelle rimaste e chiudete la torta con una base sottile di pasta di pane , togliendo nel centro della pasta una parte rotonda di circa 6 cm di diametro, in modo che risulti come un anello. Attorno alla torta, con i residui di pasta formate una treccia. Spennellate la torta con l’ultimo uovo sbattuto e cuocete in forno preriscaldato a 190° per 40 minuti. Lasciate riposare per 10 minuti e servite.

mercoledì 25 gennaio 2012

Lo Sapevate Che: Simpatia e Bellezza


Simpatia E Bellezza Sono Una Conquista   

Tutte le donne vorrebbero essere simpatiche e attraenti: come fare?
La simpatia non è sempre un dono innato e un aspetto attraente, quando non lo fornisce Madre Natura lo si conquista; basta avere costanza, pazienza e una dose notevole di buona volontà.




Quello che si deve fare per essere simpatiche:

E’ indispensabile saper sorridere. Niente al mondo è più piacevole del sorriso di una donna.

Imparate a mostrare un profondo interesse per le cose che stanno a cuore agli altri.

Sappiate dire al momento giusto una frase spiritosa, senza però offendere la suscettibilità degli altri.

Al momento opportuno sappiate rendervi utile.

Esprimetevi sempre con assoluta sincerità.




Quello che non si deve fare per essere simpatiche


Non datevi mai delle arie. La modestia ha maggiori probabilità di successo.

Non parlate mai dei vostri malanni o dispiaceri: agli altri non interessano e finireste per metterli in imbarazzo.

Non adulate mai nessuno: l’adulazione è un’arma che si ritorce contro chi la usa.

Non affliggere il vostro uditorio con le barzellette più o meno lecite.

Non telefonate a un amico nel cuore della notte per chiedergli se sta bene!


Verdure Speciali:


Tortine Di Patate Con Salmone Affumicato E Salsa

Per 4 persone

700 gr di patate, 2 cucchiai di erba cipollina fresca tritata, 60 gr di burro fuso, sale pepe, 8 fette di salmone affumicato, olio. Per la salsa alla senape: 2 cucchiaini di senape di Digione, zucchero, aceto bianco, olio, sale.
Riscaldare il forno a 150°. Pelare le patate e grattugiarle, lasciare scolare il loro liquido in eccesso. Mettere le patate in una ciotola e aggiungere l’erba cipollina, il burro fuso, una presa di sale e pepe. Scaldare dell’olio in una padella e per ogni tortino di patate, mettere un cucchiaio e ½ del composto al centro della padella e friggere sino a quando assume un colore dorato su entrambi i lati, girandoli una volta. Fare asciugare su carta assorbente da cucina l’olio in eccesso e metterli in caldo nel forno sino a quando siano tutti pronti. Appoggiarli sul piatto da portata e velocemente ricoprirli con fettine di salmone cospargendoli di salsa alla senape.
Salsa alla senape: 2 cucchiaini di senape di Digione, 2 cucchiaini di zucchero, ½ cucchiaio di sale, 1 cucchiaio di aceto di vino bianco, 60 ml di olio.


Cipolle Con Crema Di Avocado E Verdure 

Per 4 persone

4 cipolle bianche, possibilmente delle stesse dimensioni, 2 avocadi maturi, 4 carote, 4 zucchine, 2 dl di panna fresca, 50 gr di burro, sale e pepe.
Sbucciate le cipolle, incidetele a croce sulla sommità. Cuocetele 10 minuti in acqua salata ( o al vapore ), scolatele e lasciatele asciugare su un canovaccio. Lavate le zucchine, raschiate e lavate le carote. Tagliate il tutto a cubetti e fatele rosolare in una padella nel burro, facendo in modo che rimangano al dente. Salate e pepate. Svuotate con delicatezza le cipolle e frullate la polpa estratta, insieme alla polpa degli avocado, preventivamente pelati, e alla panna. Mescolate questa crema con le verdure e farcite le cipolle. Mettetele in una teglia oliata e passatele a forno preriscaldato a 190° per 15 minuti e poi fate ancora gratinare qualche minuti, accendendo il grill, ben caldo. Sono ottime servite sia calde che fredde.




Tatin Di Finocchi

Per 6 persone

500 gr di cuori di finocchi teneri (tenere da parte i ciuffetti verdi per la decorazione), 1 cucchiaio di semi di finocchio, la scorza non trattata di un’arancia, 1 confezione fresca di pasta sfoglia rotonda, zucchero, burro, sale, pepe.
Imburrare con 50 gr di burro uno stampo da crostata basso di circa 25 cm di diametro. Spolverare il fondo con 50 gr di zucchero. Spolverizzare con un cucchiaio di semi di finocchio e sistemare nel fondo i finocchi, lavati e accuratamente asciugati e tagliati a metà. Mettere sul fuoco lo stampo, proteggendolo con una retina spargifiamma e fare cuocere a fuoco dolcissimo, per 30 minuti, senza mai mescolare, fino a che i finocchi risultino teneri e il fondo caramellato. Togliere la tortiera dal fuoco e spolverizzare i finocchi con la scorza di arancia tritata, un pizzico di sale e una macinata di pepe. Coprire tutta la superficie con il disco di pasta sfoglia, sistemando i bordi in modo che scendano verso il fondo e avvolgano perfettamente l’interno preparato. Proseguire la cottura in forno preriscaldato a 190° per 35 minuti, finchè la sfoglia risulti dorata. Sfornare, coprire lo stampo con un piatto di misura superiore e rovesciarla con un rapido gesto. Servirla calda o tiepida, decorando con i ciuffetti verdi dei finocchi.

martedì 24 gennaio 2012

Lo Sapevate Che: Il Segreto Del Vostro Fascino



Abbiate cura della vostra persona, così come ne avete per la casa e per i figli. Non presentatevi mai al marito, alle amiche o ai parenti senza aver dato un “tocco definitivo” alla vostra bellezza.

Ogni volto di donna ha il suo fascino se è illuminato dalla luce dell’intelligenza e della dolcezza. Un trucco sobrio valorizzerà l’espressione del viso.

Essere eleganti non significa apparire eccentriche. Seguite la mosa senza lasciarvi sedurre da scelte di dubbio gusto.

Il profumo è un componente indispensabile dell’attrattiva femminile: scegliete con cura il vostro profumo.

Imparate a valorizzare le doti fisiche e a non nascondere i difetti che potrebbero risultare dei pregi. Per esempio non portate tacchi alti chilometrici se siete molto piccole: la vostra statura minima susciterà tenerezza; si dice infatti “ una bella donnina”, mai “una bella donnona”. Se siete rotondette e non avete voglia di fare la dieta, non vergognatevi e non sentitevi goffe per questo: prendetela con spirito e riuscirete ugualmente attraenti.

Oggi Crepes.....


Crepes Allo Zafferano

Per 6 persone

12 uova, 4 cucchiai di farina, un bicchiere di latte, gr 60 di burro, 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro, 2 cipolle, un pizzico di zaffano, olio, sale, pepe.
Fate imbiondire le cipolle affettate finemente, unite lo zafferano sciolto in 2 cucchiai d’acqua calda e il concentrato di pomodoro. Fate cuocere lentamente, per 12/15 minuti. Salate a cottura ultimata. Sbattete le uova in una terrina, salatele, pepatele e unitele la farina stemperata nel latte e il burro sciolto. Ungete un tegamino di circa 15 cm., scaldatelo bene e versatevi il composto a cucchiaiate, distribuendolo su tutto il fondo. Fate rosolare, quindi girate la crepe dall’altro lato. Man mano che le crêpes saranno pronte, tenetele al caldo. Mettete poi al centro di ognuna, un po’ di cipolle
allo zafferano. Ripiegatele in 4 e compilatele su un piatto da portata.


Crepes Di Provolne E Salsiccia

Per 4 persone

120 gr di farina, 2 uova, ¼ di latte, 150 gr di salsiccia, 150 gr di provolone, burro, olio, sale e pepe.
In una ciotola setacciate la farina con un pizzico di sale e unite le uova e il latte. Lavorate il tutto con una frusta, finchè il composto sarà omogeneo. Lasciatelo riposare per mezz’ora. Ungete un padellino antiaderente con una nocciolina di burro, scaldatelo bene e versatevi un mestolino di pastella, che dovrà ricoprire il fondo del padellino. Cuocete per qualche minuto e quindi giratela e cuocetela ancora per pochi minuti. Preparate 8 crêpes. Tagliate a dadini il provolone. Levate la pelle alla salsiccia, sgranatela e in un padellino con 2 cucchiai d’olio, fatela rosolare a fuoco vivace. Spegnete e mescolate i dadini di formaggio alla salsiccia. Con questo composto farcite le crêpes. Ripiegatele in quattro e disponetele in una pirofila unta con olio. Lavorate 40 gr di burro con una macinata di pepe e distribuitelo a fiocchetti sulle crêpes. Mettetele in forno preriscaldato a 200° per 5 minuti e servite.



 Crepes Di Mais Al Pepe

Per 4 persone

200 gr di farina di mais, 2 uova, 2 dl di latte, 150 gr di burro, erba cipollina, sale, pepe nero. Per accompagnare prosciutto toscano.
Incorporate a 100 gr di burro ammorbidito, un cucchiaio di erba cipollina e un pizzico di sale. Avvolgete il burro aromatizzato in un foglio di alluminio, dandogli la forma cilindrica e trasferitelo in frigorifero. Mescolate la farina con le uova leggermente battute, il latte, sale e pepe. Lavorate finchè siano amalgamati. Scaldate una nocciola di burro in un padellino e versateci un mestolino di composto, fate cuocere per qualche minuto, girate la crepe e cuocetela brevemente anche da questa parte. Tenete la crepe in caldo e continuate con lo stesso procedimento, sino ad ottenerne 12. ( il padellino si imburra solo per la prima crepe. Servite le crêpes calde con il burro all’erba cipollina e il prosciutto toscano tagliato a fette spesse.



Crepes Con Zucchine E Taleggio



Per 4 persone

2 uova, 3 cucchiai di farina di grano saraceno, 1 cucchiaio di farina normale, 2 dl di birra, 400 gr di zucchine, 400 gr di funghi freschi o congelati, 1 spicchio d’aglio, un pizzico di timo secco, 1 etto di taleggio, burro, olio, sale.
Spuntate le zucchine, lavatele, affettatele e tagliatele a rondelle sottili. Pulite con un panno bianco i funghi da residuo di terra e impurità, affettateli. In una padella con 4 cucchiai d’olio e uno spicchio d’aglio schiacciato, unite i funghi e cuoceteli a fuoco alto per 4 minuti, mescolando con un cucchiaio di legno, unite le zucchine, una presa di sale e cuocete a fuoco medio per 10 minuti. Prima di spegnere la preparazione aggiungete un pizzico di timo secco, mescolate e spegnete. Riunite in una ciotola 2 uova, 3 cucchiai di farina di grano saraceno e un cucchiaio di farina normale. Mescolate e unite a filo la birra, sbattendo con una frusta, finchè otterrete una pastella fluida, aggiungete una presa di sale e fate riposare per 30 minuti al fresco. Dopodichè fate sciogliere una nocciola di burro in un padellino del diametro di 20 cm circa, versate un mestolino di pastella, rigirate la padella per distribuire in modo uniforme la pastella sul fondo e cuocete la crepe per mezzo minuto a fuoco medio, poi rigiratela e cuocetela per ancora mezzo minuto, mettete al centro una fettina di taleggio tagliata a pezzettini, un cucchiaio di zucchine e uno di funghi trifolati, ripiegate leggermente i bordi della crepe sul ripieno e tenetela al caldo. Preparate le altre crepe allo stesso modo, fino a esaurimento degli ingredienti. Servitele calde.