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domenica 21 maggio 2017

Lo Sapevate Che: Barack Obama e la sua nuova carriera stellata...



Siccome Da Corrispondente di Repubblica negli Stati Uniti sono l’unico italiano ad avere intervistato due volte Barack Obama, c’è chi si è fatto l’idea che io faccia parte di una sorta di “cerchia allargata” dell’ex presidente. Naturalmente è falso. Ma questa reputazione infondata ha delle conseguenze. Dall’Italia mi chiamano personaggi autorevoli, dalla politica alla cultura, dal business ai media, perché io metta “una buona parola”. Tutti vogliono invitarlo per conferenze, eventi. Alcuni sembrano quei finti amici d’infanzia che non si fanno vivi per vent’anni, poi si ricordano di te perché gli serve un favore, una raccomandazione, Altri mi colpiscono per una certa faciloneria, italica, tra dilettantismo e superficialità: non hanno la più pallida idea di come funziona il mondo. Mi rendo di certo antipatico perché la mia risposta è freddina, deludente. Anzitutto sono costretto a rivelare che non mi alleno a Central Park con Obama né prendiamo insieme il caffè la mattina leggendo gli ultimi titoloni su Trump. Spiego che i miei contatti con lui seguivano perlopiù le vie istituzionali, cioè con lo staff del presidente degli Stati Uniti. Infine passo alle questioni pratiche. Lo sapete qual è stata la parcella per la prima conferenza pubblica del beneamato? 400mila dollari. Lo riscrivo in lettere: quattrocentomila. Ha battuto Bill e Hillary Clinton che pure usano lo stesso agente, scommetto che i coniugi hanno avuto un travaso di bile. E questo è, per così dire, il compenso netto, la ciliegina sulla torta. Se uno pensa seriamente di invitare Obama deve aggiungerci la logistica. Uno o due assistenti. La scorta del Secret Service, dai quattro agli otto bodyguard a seconda che la manifestazione si svolga all’aperto, se c’è pure Michelle, e così via. Questi agenti hanno lo stipendio pagato dal Tesoro degli Stati Uniti, cioè dai contribuenti americani, però voli, alberghi e pasti sono a carico di chi invita l’ex presidente. Per sicurezza Obama non può volare su una linea passeggeri. Oplà, aggiungete il costo di un jet privato. Insomma, se fate i conti sulla punta delle dita l’onorario di qui sopra raddoppia rapidamente. Lo scrivo qui, nero su bianco, sperando di ridurre le chiamate che arrivano al sottoscritto, ma so che non accadrà. Conosco i miei connazionali, per quanto le cifre siano dissuasive ci sarà sempre chi mi chiederà “un favore, per amicizia, mettici una buona parola, in certe circostanze sarà possibile che lui venga gratis, per amore dell’Italia, per simpatia verso Tizio o Caio, ecc.ecc.”. (Mentre scrivo Obama sarà già stato in Italia una volta da ex presidente, per partecipare a n evento del business alimentare. Io non c’entro niente, il merito è solo del portafoglio capiente di chi lo ha ingaggiato). Per quanto trovi importune le insistenze di chi lo vorrebbe “gratis per amicizia”, non sono convinto che Obama stia facendo bene. Da un lato lo capisco: è il modo più semplice, automatico, efficiente, per selezionare fra le migliaia di inviti e proposte che gli stanno arrivando da quando ha lasciato la Casa Bianca. Qualsiasi ex capo di Stato diventa un trofeo ambito nel business dei convegni: fissare na tariffa altissima evita d’inflazionarti l’agenda, di sequestrare la tua vita. Inoltre sono certo che gran parte del ricavato finirà in beneficienza. D’altro lato però Obama scivola nel vizio di tutti i leader di sinistra che lo hanno preceduto, dal Clinton a Tony Blair. Appena ha smesso di governare l’America lo abbiamo visto in vacanza sugli yacht dei miliardari. Poi ha firmato un contratto da svariate decine di milioni per il primo libro. Poi per aprire bocca chiede l’assegno da 400mila. Le prediche dei progressisti sui conflitti d’interesse del magnate Trump, ai metalmeccanici che lo hanno votato, suonano un po' ipocrite.
Federico Rampini – Opinioni – Donna di La Repubblica 13 Maggio 2017 -

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