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sabato 30 settembre 2017

Speciale: Menù del Sabato!....



Pirottini di Caprino e Melagrana
Per 6 persone

250 gr di caprino, 2 cucchiai d’olio, 1 melagrana, erba cipollina secca, sale e pepe.

Sgranare il melagrana e tenere i chicchi da parte.
In una terrina lavorare il caprino con l’olio, un pizzico di sale e di pepe, amalgamare bene. Porre il composto in frigorifero per 30 minuti.
Formare delle palline leggermente più grandi di una nocciola, avvoltolarle nei chicchi di melagrana mescolati all’erba cipollina.
Disporre le palline in pirottini di carta e conservarli in frigorifero sino al momento di servirli.

Sformato di Riso alla Verza
Per 6 persone

300 gr di riso violone nano, 300 gr circa di foglie di verza, 1 porro, 1 spicchio d’aglio, 100 gr di fontina a dadini, 60 gr di parmigiano grattugiato, 50 gr di pancetta a
dadini, 2 uova, brodo vegetale, poca farina, 80 gr di burro, sale, pepe.

Conservare qualche foglia larga di verza e tagliare finemente tutto il resto del cavolo. Pulire il porro, lavarlo e tritarlo.
Schiacciare l’aglio e farlo rosolare in una casseruola con la pancetta e poco burro. Unire il porro, la verza tagliata e fare appassire per pochi minuti. Eliminare l’aglio, aggiungere il riso, tostare per 1 minuto sempre mescolando e poi coprire col brodo caldo. Proseguire la cottura per 10 minuti. Togliere dal fuoco e incorporare i formaggi. Mescolare bene e aggiungere le uova prima battute leggermente, una presa di sale e una macinata di pepe e 50 gr di burro a fiocchi.
Mischiare ancora e poi versare il composto in una pirofila rotonda, prima bene imburrata e infarinata. Fare cuocere in forno preriscaldato a 200° per 10 minuti. Nel mentre, sbollentare le foglie di verza lasciate da parte e metterle sul fondo di un piatto da portata. Cotta la torta, metterla sulle foglie di cavolo e servire. Deliziosa!

Torta di Uva e Mele, rovesciata
Per 6 persone

1 kg di mele renette, 1 grappolo di uva nera o bianca, 200 gr di farina, 160 gr di zucchero semolato, 2 bustine di lievito in polvere, 4 uova, cannella in polvere, pangrattato, latte, 100 gr di amaretti duri,  50 gr di cacao amaro, burro, zucchero vanigliato.

Lavare e asciugare le mele. Sbucciarle, poi con togliere il torsolo con il coltellino apposito. Tagliarle a fette rotonde in orizzontale. Staccare gli acini dal grappolo di uva, lavarli e asciugarli. Inciderli leggermente di lato e cercare di togliere i semini interni senza rovinare troppo l’acino.
Sbriciolare con le mani gli amaretti più finemente possibile e unirvi mischiandolo il cacao amaro.
Ungere una pirofila rotonda di circa 23 cm col burro e spolverizzarla col pangrattato. Sistemare sul fondo della pirofila uno strato di fette di mele, posizionando al centro di ognuna un chicco di uva. Spolverizzare con cannella e distribuire un po’ di composto di amaretti e cacao.
Ripetete l’operazione ancora con due strati uguali.
Separare i tuorli dagli albumi. In un pentolino fare fondere il burro 50 gr di burro e quando sarà raffreddato versarlo al centro della farina mischiata ai due lieviti e versata a fontana in una terrina. Unire anche i tuorli, ½ bicchiere di latte tiepido e lo zucchero semolato. Amalgamare bene gli ingredienti lavorandoli con una frusta. Montare gli albumi a neve fermissima e incorporarli al composto.
Versare il composto sulle mele nella tortiera facendo in modo che scorra bene dappertutto. Mettere la pirofila in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti.
Sfornare, sformare la torta rovesciandola. Lasciare intiepidire e spolverizzarla con lo zucchero vanigliato. Che bontà!...

Lo Sapevate Che: Se si è cresciuti in una comunità, non è possibile essere stranieri...



In Vista Dell’Ingresso di qualsiasi individuo in una comunità, ho sempre pensato che, più che allo ius soli, ci si dovrebbe appellare allo ius mentis. Perché in una comunità sociale, dalla famiglia allo Stato, non si entra per un barbarico o fantomatico ius sanguinis, né per il tanto oggi evocato ius soli. Affinché una qualsiasi comunità si costituisca, non è sufficiente la biologia, né la geografia: bisogna che gli individui si incontrino, si scambino sentimenti e idee, e di questo scambio facciano il nutrimento vero della coappartenenza. Qualche tempo fa, Papa Francesco ha specificato ancora meglio il diritto all’appartenenza a una stessa comunità, invocando il principio dello ius culturae; meno buoni appaiono coloro che potrebbero prendere la palla al balzo per risolvere lo ius culturae nello ius culti. Così, a voler andare per la strada del pontefice, ma dissipando ogni presuntuoso equivoco tra cultura e culto, si potrebbe fare appello fare appello al termine inequivoco e originario con cui i Greci indicavano la crescita e l’ingresso di un individuo nella comunità: paideia. Ovvero, la formazione del giovane nell’anima e nel corpo, con le letture e le conversazioni per la prima e la ginnastica per il secondo. Ecco, da qui bisogna ripartire, a cominciare dagli stessi giovani (e meno giovani!) cosiddetto italiani, per legittimare la propria italianità.   Giuseppe  Capello giuseppecapello69@bot.mail.com

Il Problema Dell’Immigrazione e dell’accoglienza può trovare più facilmente una soluzione se smantelliamo alcuni stereotipi, come la nostra presunta “identità nazionale”, enfatizzata dal fascismo che si rifaceva ai fasti dell’impero romano, dimenticando che non c’è mai stato impero tanto composito come quello: la circolazione di persone, che provenivano da ogni parte del mondo allora conosciuto, lo hanno reso un esempio di multiculturalismo ante litteram. Dopo il crollo dell’impero romano, l’Italia ha subito ininterrotte invasioni, da parte di popol che la storiografia ha definito “barbari”. Con la nascita degli Stati europei, non sono mancate le occupazioni di spagnoli, francesi, austriaci o tedeschi: hanno a tal punto mescolato usi, costumi e credenze, che parlare di “etnie” o “identità nazionali” è così arcaico, se non addirittura artificialmente ideato per respingere chi non vogliamo accogliere per motivi inconfessabili, come il timore che il suo sopraggiungere ci impoverisca. A questo punto, è inutile ribadire la nostra presunta “identità” che lo straniero, con la semplice sua presenza, concorre a rafforzare; perché questa identità da cosa è data? Dai valori di libertà, uguaglianza, fraternità proclamati dalla rivoluzione francese, ma già anticipati dal cristianesimo alle origini, quando affermava che non dovevano più esserci padroni né schiavi, che eravamo tutti figli di Dio e che dovevamo aiutarci reciprocamente, in base al comandamento dell’amore verso il prossimo? Questi valori non sono minacciati dallo straniero, perché è da tempo che vi abbiamo rinunciato, riducendo la libertà e l’uguaglianza a diritti formali, ma non sostanziali. Mentre la fraternità l’abbiamo affidata al buon cuore, quando non a losche speculazioni. (..). La soluzione che lei, caro lettore, indica è quella che ci hanno insegnato gli antichi Greci. Come ci ricorda Isocrate: “Atene ha fatto sì che il nome di elleni designi non più una stirpe (ghénos), ma un modo di pensare (diànoia). Per cui siano chiamati elleni non quelli che hanno in comune con noi il sangue, ma quelli che hanno in comune con noi una paideia”. Paideia è la capacità di apprendere, che non si eredita con il sangue, ma si impara crescendo insieme. Ora, se i bambini nati in Italia sono cresciuti insieme con i bambini italiani, hanno frequentato le stesse scuole, acquisito gli stessi insegnamenti, rispondono perfettamente al principio greco della paideia, e perciò vanno riconosciuti come italiani. Altrimenti barbari diventiamo noi, che discriminiamo non in base alla cultura, ma al colore della pelle.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di La Repubblica – 23 settembre 2017 - 

venerdì 29 settembre 2017

Speciale: Primi e Secondi piatti con Pesce!...



Branzini al cartoccio
Per 4 persone

4 branzini del peso ciascuno di circa 300 gr, 2 limoni, salvia, rosmarino secco, timo secco, maggiorana secca, 4 scalogni, olio, sale e pepe.

Squamate i branzini, eviscerateli, lavateli bene e asciugateli.
Farciteli internamente con un po’ di erbe aromatiche (lavate e tritate la salvia, unite un pizzico di rosmarino di timo e maggiorana), un pizzico di sale e di pepe. Appoggiate ogni branzino su un pezzo di carta da forno rettangolare, leggermente unto d’olio.
Sbucciate e tagliate a fettine gli scalogni. Appoggiateli sui pesci, poi aggiungete un pizzico di erbe aromatiche. Irrorate col limone, salate e pepate. Chiudete i cartocci, appoggiarli sulla placca del forno e metterli in forno preriscaldato a 220° per 15 minuti.

Coda di Pescatrice alle Erbe
Per 4 persone

800 gr di coda di pescatrice, 1 limone non trattato, 2 spicchi d’aglio, 1 panino, ½ mezzo bicchiere di vino bianco secco, maggiorana, prezzemolo, basilico, origano, timo, olio, sale, pepe.

Lavare la pescatrice, togliere la cartilagine, ma lasciare uniti i due filetti. Asciugarla. Tritare l’aglio con una manciata di erbe aromatiche e la scorza del limone grattugiata. Aggiungere sale e una macinata di pepe, un filo d’olio e mescolare bene il tutto.
Distribuire ¾ del composto sulla pescatrice, ricomporla bene facendo combaciare i due filetti e legarla con refe da cucina, come se fosse un arrosto.
Trasferirla in una pirofila, bagnarla con il vino bianco, e regolare di sale e pepe, irrorarla ancora con un filo d’olio.
Metterla in forno preriscaldato a 200° per 15 minuti, bagnandola spesso con il suo fondo di cottura.
Nel mentre, sbriciolare la mollica del panino, mescolarla al composto rimasto di erbe tritate e aggiungere un filo d’olio. Con questo impasto ricoprire il pesce e fare cuocere ancora 10 minuti. Toglierlo dal forno, metterla nel piatto di portata, slegarla e cospargerla

Fusilli al Baccalà con Pomodorini
Per 4 persone

500 gr di fusilli, 500 gr di baccalà ammollato, 200 gr di pomodorini pachino, ½ cipolla tritata, un pugnetto di capperi dissalati, un cucchiaio di prezzemolo tritato, 2 cucchiai di olive taggiasche, brodo di pesce q.b. (col dado se non si ha tempo di farlo con tutti i gusti per brodo e residui di lische e pelle di pesci. sale), olio evo, sale, pepe.

Lavare e spellare i filetti di pesce tenendo da parte la pelle. Ridurre la polpa a dadini. In un tegame capiente, far appassire la cipolla in 2 cucchiai d’olio, con i capperi e poco brodo di pesce caldo. Unire i dadini di pesce e la pelle tolta. Far cuocere per 10 minuti, mescolare con molta delicatezza. Unire i pomodorini, tagliati a metà. Unire anche le olive tritate grossolanamente. Mescolare e far cuocere ancora per mezzo minuto. Quindi eliminare la pelle del pesce.
Nel mentre Far cuocere la pasta al dente in abbondante acqua salata in ebollizione. Scolarla e aggiungerla nel tegame con sugo preparato. Cospargere col prezzemolo e pepe.
 
Maccheroni con Broccoli e Mare
Per 4 persone

450 gr di pasta maccheroni, 400 gr di vongole, 300 gr di tonno in scatola, 3 spicchi d’aglio, un ciuffo di prezzemolo, 300 gr di broccoli, olio, sale e pepe.

Lavate i broccoli, divideteli a cimette e lessateli nella vaporiera per 15 minuti.
Lavate accuratamente sotto l’acqua l’esterno delle vongole e lasciate a bagno per 40 minuti nell’acqua corrente. In una padella con un dito d’acqua, lo spicchio d’aglio e ¾ del prezzemolo tritato, mettete le vongole. Copritele e fatele cuocere per pochi minuti, sin che i gusci siano aperti. Sgusciatene la metà. Filtrate il liquido di cottura. In un tegame, fate imbiondire 2 spicchi d’aglio in 3 cucchiai d’olio, poi toglieteli. Scolate 300 gr di tonno in scatola nell’olio e fatelo cuocere a fuoco dolce qualche minuto. Unite i broccoli e fateli insaporire, aggiungete le vongole sgusciate e 3 cucchiai del sugo filtrato, salate e pepate. In una casseruola con abbondante acqua salata in ebollizione, fate cuocere al dente i maccheroni. Scolateli e trasferiteli nel tegame, fate saltare a fuoco vivo per 2 minuti, unite le vongole con il guscio e servite.