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mercoledì 31 ottobre 2012

Pensieri: Saluto

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Felice giornata e nottata prossima....

Lo Sapevate Che: Regioni, Sì o No?


Regioni, Sì o No?
Dipende Dall’Onestà
Dei Cittadini

Le regioni (cioè l’ordinamento regionale del nostro Stato) sono all’ordine del giorno, e vorrei fare qualche osservazione
Sul tema. In origine, dunque, c’era lo Stato unitario. Sul modello della Francia. Perché no? In Francia funziona piuttosto bene. Da noi tuttavia, tanto bene non ha funzionato: c’erano le particolarità locali, le tendenze centrifughe, e i legislatori hanno pensato che sarebbe stato preferibile un ordinamento regionale. E si poteva dire, ancora una volta: perché no? Negli Stati Uniti la federazione funziona benissimo. In Germania ci sono i Lander: bene anche quelli. Perché non dare un po’ di respiro alle varie componenti di questo nostro Stato italiano, così travagliato?
Si sono dunque fatte le regioni (previste per altro dalla costituzione), dopo molte esitazioni e false partenze, come di solito succede da noi. Si è addirittura inventata la definizione di governatore per il presidente di ogni regione: dire che la Polverini era governatore, o governatrice, del Lazio non vi fa ridere? A me sembra ridicolo oltre ogni dire. Bene.
Si credeva, con le regioni, di fare un passo avanti. Adesso ci si accorge che si è fatto invece un passo indietro: le regioni sono fonte di dissipazione, con i difetti dello Stato unitario moltiplicati per venti, e si cerca, con l’acqua alla gola, di fare marcia indietro.
Conclusione? In ogni formula politica e costituzionale contano gli ingredienti, più che la struttura. Lo ripeto spesso per quel che riguarda il sistema elettorale. Se gli ingredienti (cioè i cittadini) hanno una certa caratura, sono buoni tutti i sistemi, quello uninominale e quello proporzionale, più i derivati. E viceversa. Lo dico adesso quando si contrappongono lo Stato unitario e lo Stato federale. Se gli ingredienti (cioè i cittadini) hanno un certo livello, l’uno e l’altro funzionano. Se gli ingredienti lasciano o desiderare, gli stessi difetti continueranno a emergere, quale che sia l’ordinamento prescelto: senza remissione.
Piero Ottone . Venerdì di Repubblica – 26-10-12

Speciale ricorrenza Ognissanti e dei morti


 Carpaccio di Pesce Spada con la Bagna Caoda 

Per 6 persone

6 etti di pesce spada freschissimo tagliato a fettine sottili ( si possono usare anche altri tipi di pesce, tipo salmone, pescatrice ecc.), 1 vasetto di acciughe sott’olio da 200 gr, 50 gr di panna liquida, olio evo, 2 spicchi d’aglio, 1 limone.

Mettere a marinare il pesce in due cucchiai d’olio e il limone spremuto. Far sciogliere le acciughe in un pentolino con 8 cucchiai d’olio e due spicchi d’aglio tagliati a fettine (se non si gradisce mangiare l’aglio lasciarlo intero). Girare continuamente la preparazione, facendo cuocere a fuoco bassissimo- Quando tutto sarà sciolto, formando una cremina, tenere al caldo (se rimasto intero, togliere l’aglio).
Far grigliare le fette di pesce spada da entrambi i lati, disporre le fette in una larga pirofila, una accanto all’altra. Ricoprirle con la salsina preparata. Lasciare riposare la preparazione per mezz’ora, perché si insaporisca. Al momento di servire, riscaldare in forno per pochi minuti.


Fagiano al Forno con Castagne

Per 4 persone

1 fagiano di 1 kg, 2 fette di pancetta, 300 gr di uva bianca, 200 gr di castagne sbucciate e bollite, 2 cucchiai di cognac , ¼ di lt di brodo di pollo, 1 bicchiere di panna da montare, 100 gr di burro, sale e pepe.

Lavare il fagiano in acqua fredda ed asciugarlo con carta da cucina. Pennellare la superficie con un po’ di burro, insaporire con sale e pepe e posare la pancetta sul petto, fermandola con refe da cucina. In un tegame sciogliere il rimanente burro e rosolare il fagiano da tutte le parti. Nel mentre lavate l’uva, tagliare gli acini a metà e togliere i semi. Aggiungere nel tegame le castagne e il cognac. Cuocere coperto per 30 minuti e girarlo una volta. Aggiungere l’uva 10 minuti prima di fine cottura. Levare il fagiano dalla casseruola, tagliarlo a pezzi e tenerlo al caldo. Scaldare il fondo della casseruola, unirvi la panna e far cuocere pochi minuti. Sistemare il fagiano sul piatto di portata e coprirlo con fondo preparato.


Buns

Caratteristici pasticcini nella cui sommità è disegnata una croce (tradizionali anglosassoni per la festa dei santi).

500 gr di farina, 1 panetto di lievito di birra, un pizzico di sale, 50 gr di burro, 60 gr di zucchero semolato, 1 cucchiaino di cannella in polvere, 1 cucchiaino di zenzero in polvere, 100 gr di uvetta, la scorza grattugiata di un arancio o limone , non trattati, 200 ml di latte tiepido, 100 ml di acqua tiepida, 1 uovo battuto.
Per la glassa: 2 cucchiai di zucchero semolato, 2 cucchiai di latte.
Per le croci: 2 cucchiai di farina.
Sciogliere il lievito in poca acqua tiepida con 3 cucchiai di farina. Lasciar riposare per 15 minuti in una capiente terrina, aggiungere il sale alla farina e il burro a pezzettini. Lavorare con le punta delle dita. Aggiungere il lievito, lo zucchero, le spezie, l’uvetta e la scorza dell’agrume.
Lavorare l’impasto con energia per almeno 10 minuti, fino a quando risulterà elastico e non incollerà alle dita. Fare lievitare per due ore coprendo la terrina con un canovaccio. Foderare con carta da forno la teglia del forno: Ricavare dall’impasto delle palline di circa 60 gr e adagiare le palline sulla teglia ben distanziate fra di loro. Lasciare lievitare ancora per 1 ora (coprire con un canovaccio). Nel mentre riscaldare il forno a 190°. Spennellare i buns con una miscela  composta da 2 cucchiai di zucchero con 2 cucchiai di latte.
Per le croci: Fare una pastella con poca acqua e farina. Con un sac à poche e il composto preparato disegnare una croce su ciascun buns.
Infornare per 20 minuti. Si mangiano caldi, con burro e marmellata.

martedì 30 ottobre 2012

Pensieri: saluto


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Un caro saluto a tutti i miei amici

Pensieri: Saluto




Felice martedì a tutti!

Lo Sapevate Che: Tango-terapia....


 “Ballare il tango per un anno migliora la funzione motoria nel Parkinson”. Questo è quanto è emerso dall’esperienza terapeutica promossa dal prof: Alessandro Mauro e dal dr. Giovanni Albani dell’Istituto Auxologico di Piancavallo in accordo con l’Associazione Parkinsoniani del Lago Maggiore e con la partecipazione dei maestri di Tango Monica e Giorgio Proserpio.
Il tango argentino è un colloquio fra i due partner, una comunicazione continua delle varianti che l’uomo propone alla donna. Si potrebbe definire quindi, a tutti gli effetti, una lingua, ovviamente non parlata, ma comunicata con il corpo attraverso spostamenti di peso, torsioni del busto e, in minima parte, contatto dei piedi
Di conseguenza la concentrazione deve raggiungere livelli altissimi, perché il ballerino e la partner possano l’uno comunicare, l’altra recepire i movimenti da eseguire. Questa particolarità rende adatto il tango ad un uso sperimentale in malattie motorie, come il Parkinson, che richiedono il recupero di automatismi motori perduti. La mancanza di schematicità di questa danza così libera impone una forte istintività motoria, sulla quale si andranno a innestare continue varianti attraverso cui si svilupperà il dialogo della coppia.
Non dobbiamo sottovalutare l’imprinting dato dalla musica, fortemente caratterizzata da un ritmo di base intenso, ideale per accompagnare e stimolare la continuità e fluidità nel movimento, elemento assai importante nella malattia di Parkinson.
Infine, la relazione della coppia e delle coppie con le quali si condivide un’esperienza e una passione, trae un grosso beneficio relazionale che migliora la salute del singolo oltre che sotto il profilo motorio anche sotto quello psicologico.
L’importanza motivazionale della pratica del tango argentino sul rapporto di coppia  ci è stata confermata da molti  amici parkinsoniani che hanno vissuto questa esperienza con regolarità, stabilendo un buon avvicinamento tra malato e caregiver.
Con queste premesse, abbiamo deciso con il contributo del VSSP (Volontariato, Sviluppo, Solidarietà in Piemonte), di cimentarci anche noi, qui a Torino, nei locali della succursale AIP di Corso Cincinnato 233/A, con un ciclo di 15 lezioni di Tango Argentino sotto la guida proprio dei maestri di Tango, Monica e Giorgio Proserpio. Inizieremo il prossimo primo di ottobre pomeriggio e termineremo, al ritmo di una lezione alla settimana, all’inizio del 2013. Parteciperanno una decina di coppie, cui chiederemo impegno e assiduità.
Ci interessa non solo riuscire a garantire da parte delle coppie iscritte la continuità di presenza per tutte le quindici lezioni del corso, ma anche a far sì che, terminata questa prima fase, si possa pensare di poter vedere all’opera anche successivamente il nostro “nucleo tango”. Desideriamo che un gruppetto di appassionati di questo ballo, provati i benefici per il fisico e per lo spirito, continuino a praticarlo dentro e fuori dall’associazione, partecipando ad eventi e esibizioni, incoraggiando e accogliendo nuovi adepti.
Inoltre, abbiamo pensato che un segnale
Forte di impegno in questa direzione potrebbe essere rappresentato addirittura dall’attenzione ad un accessorio non banale per questa disciplina: le scarpe da ballo!
Questo elemento rappresenterebbe un segnale di considerazione e rispetto, per gli stessi frequentatori, nei confronti della tangoterapia e della nostra bella succursale con parquet. Guardando ai nostri futuri tangonauti si è coniato un motto augurale: per un Tango Argentino da Protagonisti!
Pier Giorgio Gili – Presidente Associazione Parkinsoniani

Per Ricordare i Nostri Cari Defunti


Fave dei Morti

Per 6 persone

150 gr di zucchero, 300 gr di mandorle, gr 170 di farina, gr 30 di burro, 1 cucchiaio di grappa, un pizzico di cannella, gr 50 di pinoli, la scorza grattugiata di ½ limone, 2 uova.

Scottate le mandorle in acqua bollente, pelatele e tritatele grossolanamente. Unite alle mandorle lo zucchero, 150 gr di farina, la scorza di ½ limone, i pinoli, i tuorli, la grappa, la cannella e mescolate bene. Dividete l’impasto in rotolini del diametro di circa 1 cm. e tagliateli in tanti pezzetti, praticando al centro di ognuno una fossetta non molto profonda. Disporre le fave sulla placca del forno precedentemente imburrata e infarinata con la farina rimasta. Spennellate poi i dolcetti con gli albumi sbattuti. Mettete in forno preriscaldato a 200° per circa 30 minuti.

Legumi e verdure, tante e meravigliose vitamine e sali minerali!


Insalata di Spinaci e Ceci

Per 4 persone

Spinaci novelli 200 gr, una scatola di ceci, una mozzarella di bufala da 200 gr, 3 fettine di pancarrè, 1 cucchiaino di senape forte, 1 cucchiaio di aceto rosso, 1 cucchiaio di semi di cumino pestati, olio, sale e pepe.

Lavate accuratamente le foglie degli spinaci. Sgocciolatele e asciugatele. Tagliate la mozzarella a dadini. Riducete in polvere i semi di cumino e mescolateli energicamente con la senape, l’olio e l’aceto rosso. Aggiustate di sale e insaporite con un po’ di pepe nero. Unite un cucchiaio d’acqua per ottenere un composto omogeneo. Condite gli spinaci e mescolateli bene. Unite i ceci scolati e i dadini di mozzarella. Mescolate nuovamente. Aggiungete dei dadini di pancarrè, fritti nell’olio.


Polpettine di Ceci e Verdure

Per 20 polpettine: 1 scatola di ceci lessati (o la stessa quantità fatta cuocere in casa), 1 falda di peperone rosso, ½ zucchina, 1 carota, la parte bianca di un porro, 1 spicchio d’aglio, 2 uova, pangrattato, olio, sale.

Riducete le verdure, mondate, a dadini piccolissimi. In una padella con 3 cucchiai d’olio, soffriggete lo spicchio d’aglio, pelato e tagliato in due parti. Quando è dorato, toglietelo e unitevi i dadini di verdure. Lasciare cuocere a fuoco moderato per 10 minuti, mescolando ogni tanto. Passate i ceci al passaverdura e raccogliere la purea in una ciotola. In una ciotola sbattete le uova. Unite 2 cucchiai di uova sbattuto nella ciotola dei ceci. Salate leggermente e aggiungete le verdure. Mescolate e unite 3 cucchiai di pane grattugiato, dovrete ottenere un impasto abbastanza consistente. (se fosse ancora troppo morbido aggiungere ancora pane grattugiato). Passate le polpettine, che dovranno essere grandi come noci, prima nell’uovo sbattuto e poi nel pangrattato. Fatele friggere in una padella con abbondante olio in ebollizione. Scolatele e mettetele a perdere l’olio in eccesso su carta assorbente da cucina.


Lenticchie al Vino Rosso

Per 4 persone

200 gr di lenticchie di Castelluccio messe a bagno in acqua tiepida salata per 3 ore, 500 cl di vino, 4 scalogni tritati finemente, brodo vegetale, burro, sale pepe.

Fare bollire il vino con gli scalogni affettati sino a che il liquido si riduca della metà. Nel mentre lavare le lenticchie e scolarle bene. Farle soffriggere in 40 gr di burro le lenticchie e aggiungerle al vino e agli scalogni. Aggiungere anche 2 dl di brodo caldo e fare cuocere a fuoco medio per 30 minuti, aggiungendo in caso di necessità altro brodo. Verso fine cottura salare e pepare.

lunedì 29 ottobre 2012

Pensieri: Saluto




Buona ed allegra serata!

Pensieri: Saluto


La vita è un treno che corre, con un'unica fermata, La tua.

Buon inizio settimana a tutti!

Lo Sapevate Che: Modi di dire....


Spesso per aggiungere un tocco di ricercatezza al discorso cadiamo in atti di pura ripetizione mnemonica, talvolta senza sapere esattamente il significato di ciò che diciamo; diventa quindi un’inerzia linguistica, che può tuttavia avere il pregio di far sorridere e divertire.
Riflettiamo si questo modo di dire:
“Se non vado errato”. Molti dicono invece:
“Se non vado errando”. Qual è più giusto?
Le forme possono ritenersi entrambe corrette, ma vanno usate facendo attenzione ai diversi significati che assumono.
La prima significa: “Se non mi sbaglio”, la seconda significa: “Se non sto girando come un vagabondo”. Ma potrebbe  anche significare : “Se non vado sbagliando”.
Bisogna rilevare che l’uso del gerundio “errando” crea ambiguità nel significato e per questo se intendo dire”se non sbaglio” è preferibile l’uso del participio “errato” quindi: “Se non vado errato”.
Claudio Ozella

Lo Sapevate Che: Per Avere l'Acqua....


Per Avere L’Acqua Adesso I Navajo
Puntano Sul Sole

Nell’Arizona devastata dalla siccità un nativo americano ha ideato un impianto di pompaggio e desalinizzazione che funziona a energia fotovoltaica efficace ed economico

I Navajo scendono sul sentiero di guerra per combattere la terribile siccità che da venti anni colpisce le loro terre in Arizona. Lo fanno senza arco e frecce, ma muniti di energia solare. Quasi tutte le sorgenti superficiali delle riserve navajo si sono seccate e la falda acquifera sotto di esse è scesa a 120 metri di profondità, contaminandosi con uranio e arsenico e diventando troppo salata per essere potabile. Ottantamila famiglie di nativi americani, in media molto povere, devono così andare a rifornirsi di acqua potabile nelle città, spendendo buona parte del loro reddito.
Per questo è nato il mega progetto idraulico Navajo-Gallup, che, con una rete di condotte lunga 500 chilometri, dovrebbe portare acqua dal fiume San Juan nelle terre indiane. Completarlo richiederà però decenni e un costo di diversi miliardi di dollari, dei quali, per ora, sono stati messi sul tavolo solo una decina di milioni.
Forse, però, la soluzione al problema potrebbe arrivare molto più velocemente e a costi ben inferiori. Kevin Black, un navajo consulente in affari indiani per il governo Usa, collaborando con l’ingegnere Wendell Ela dell’Università dell’Arizona, ha infatti ideato un sistema di desalinizzazione a energia solare.
Il prototipo è stato già testato a Tucson, e il primo impianto da quattromila litri al giorno è in via di costruzione in una riserva. Pannelli solari fotovoltaici produrranno l’elettricità necessaria a pompare l’acqua della falda, farla bollire e poi spingere il vapore attraverso membrane che tratterranno ogni contaminante. Il vapore verrà poi fatto condensare con un flusso di aria, e la depressione risultante faciliterà la risalita in superficie dell’acqua sotterranea. Ogni impianto, semplice, robusto e automatico, costerà solo centomila dollari e dovrebbe dimezzare l’attuale costo dell’acqua per i Navajo.
Alessandro Codegoni – Venerdì di Repubblica – 19-10-12

Scaldiamoci un Po'!


Gnocchetti di Pane al Sugo di Carne

Per 4 persone

Pane raffermo gr.250, farina gr. 250,1 uovo, maggiorana, carne tritata per sugo gr. 150, burro, una cipolla, 1 carota, 1 costola di sedano, passata di pomodoro, mezzo dado, parmigiano, sale, pepe.

Mettete il pane raffermo a rinvenire in acqua calda, poi strizzatelo e passatelo al passaverdura. Incorporatevi l’uovo, la farina, un pizzico di maggiorana, sale, pepe. Con le mani infarinate, formate con questo impasto, dopo averlo amalgamato e lasciato riposare per una ventina di minuti, tanti gnocchetti rotondi come noci.
Mentre l’impasto riposa, affettate finemente la cipolla e fatela imbiondire in un tegame con una noce di burro, aggiungetevi le verdure sminuzzate. Insaporite con il mezzo dado, un po’ di pepe, poi aggiungete 4 cucchiaiate di passato di pomodoro e un po’ d’acqua bollente. Fate sobbollire il sugo dolcemente e intanto mettete a bollire l’acqua per gli gnocchi. Quando bolle, salatela leggermente, poi aggiungete gli gnocchi. Lasciateli cuocere p


Polenta alla Tirolese

Per 4 persone

200 gr. di pancetta affumicata, gr.150 di salame, gr.70 di burro, gr.500 di farina di grano saraceno, lt.1,750 di acqua, 1 cucchiaio di sale grosso, 200 gr. di salsiccia, 6 cucchiai di parmigiano grattugiato.

Mettete a soffriggere dolcemente in gr.20 di burro, la pancetta affumicata e il salame a pezzettini. Preparate la polenta, come il solito, con le due farine. A metà cottura unite il soffritto preparato. Prima di togliere la polenta dal fuoco incorporatevi 2 cucchiai di parmigiano grattugiato. Imburrate una pirofila, fate un primo strato di polenta, poi disponetegli sopra la salsiccia spellata e tagliata a tocchetti, cospargete con 2 cucchiai di parmigiano grattugiato e poi la polenta rimasta. Aggiungete il rimanente burro e mettete in forno per 30 minuti e servite caldo.

 

domenica 28 ottobre 2012

Pensieri: Saluto


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Buona serata a tutti!

Pensieri: Saluto


<3 BUONGIORNO 
<3 SERENA DOMENICA <3

<3 QUESTA ROSA E' PER TE <3 :-)
TI <3 VOGLIO <3 BENE <3

Buona Domenica a tutti!

Lo Sapevate che: La Tecnologia ci Incanta.....


La Tecnologia Ci Incanta Con Il Suo Magic Touch

Più la nostra tecnologia diventa avanzata più ci sembra magica. Maneggiamo
Strumenti potentissimi in cui però ci sfuggono i nessi causa-effetto. E quando una cosa supera le capacità di capirne fino in fondo il funzionamento finisce per assumere le sembianze della magia.
Lo diceva alla fine dell’Ottocento James George Frazer, il padre dell’antropologia moderna. E lo ripetono oggi i guru dell’informatica per illustrare la fascinazione esercitata da oggetti come tablet, smartphone e clouds. Che sta anche nel sorprendente scarto tra l’esiguità dei supporti e la loro incredibile potenza. Un tutto virtuale in un nulla materiale. Basta sfiorarli, come la lampada di Aladino, per avere a nostra disposizione funzioni da mille e una notte.
Che non si limitano a soddisfare i nostri desideri ma li precedono: E li prevengono. Come se ci leggessero nel pensiero. Sfere di cristallo che aprono infinite finestre sul mondo. Dalle quali è possibile guardare nel passato e proiettarvi nel futuro. Volare nel tempo e nello spazio. Su questi specchi incantati tutto può apparire, tutto può venire a noi. Proprio come gli eidola del mondo antico, visioni create dalla fantasia degli uomini che prendevano corpo illusionisticamente. Come avatar soprannaturali. Così i due estremi della storia finiscono per combaciare. E’ il paradosso del digitale, che materializza le immagini e smaterializza se stesso- Riducendosi a un tocco impalpabile. The magic touch.
Marino Niola – Venerdì di Repubblica – 21-9-12


Lo Sapevate Che: Come Il Sale


C’era una volta un re che rispondeva al nobile nome di Enrico il Saggio. Aveva tre figlie che si chiamavano Alba, Bettina e Carlotta. In segreto, il re preferiva Carlotta. Tuttavia, dovendo  designare una sola di esse per la successione al trono, le fece chiamare tutte e tre e domandò loro: “Mie care figlie, come mi amate?”.
La più grande rispose: Padre, io ti amo come la luce del giorno, come il sole che dona la vita alle piante. Sei tu la mia luce!”.
Soddisfatto, il re fece sedere Alba alla sua destra, poi chiamò la seconda figlia. Bettina dichiarò: “Padre, io ti amo come il più grosso tesoro del mondo, la tua saggezza vale più dell’oro e delle pietre preziose. Sei tu la  mia ricchezza!”.
Lusingato e cullato da questo filiale elogio, il re fece sedere Bettina alla sua sinistra. Poi chiamò Carlotta. “E tu, piccola mia, come mi ami?”, chiese teneramente. La ragazza lo guardò fisso negli occhi e rispose senza esitare: “Padre, io ti amo come il sale da cucina!”.
Il re rimase interdetto: “Che cosa hai detto?”.
“Padre, io ti amo come il sale da cucina”.
La collera del re tuonò terribile!: “Insolente! Come osi, tu, luce dei miei occhi, trattarmi così? Vattene! Sei esiliata e diseredata!”.
La povera Carlotta, piangendo tutte le sue lacrime, lasciò il castello e il regno di suo padre. Trovò un posto nelle cucine del re vicino e, siccome era bella, buona e brava, divenne in breve la capocuoca del re.
Un giorno arrivò al palazzo il re Enrico. Tutti dicevano che era triste e solo. Aveva avuto tre figlie ma la prima era fuggita con un chitarrista californiano, la seconda era andata in Australia ad allevare canguri e la più piccola l’aveva l’aveva cacciata via lui…..
Carlotta riconobbe subito suo padre. Si mise ai fornelli e preparò i suoi
piatti migliori. Ma invece del sale usò lo zucchero. Il pranzo divenne il festival delle smorfie: tutti assaggiavano e sputavano poco educatamente nel tovagliolo.
La dolce Carlotta arrivò e soavemente disse:
“Tempo fa, mio padre mi cacciò perché avevo detto che lo amavo come il sale da cucina che dà gusto a tutti i cibi. Così, per non dargli un altro dispiacere, ho sostituito il sale importuno con lo zucchero”
Il re Enrico si alzò con le lacrime agli occhi: “E’ il sale della saggezza che parla per bocca tua, figlia mia. Perdonami e accetta la mia corona”.
Si fece una gran festa e tutti versarono lacrime di gioia: erano tutte salate, assicurano le cronache del tempo.

“Voi siete il sale della terra” (Matteo 5,13)

B.F. Bollettino Salesiano-luglio-agosto 2012

Delizia del Palato!


Pan di Nocciole e Fichi

Per 6 persone

300 gr di farina bianca, 1 uovo, ½ bustina di lievito in polvere, 1 cucchiaino di bicarbonato di soda, 150 gr di nocciole sgusciate, tostate e tritate grossolanamente, 250 gr di fichi secchi morbidi bianchi a semi piccoli, 60 gr di burro, sale. Burro e farina per lo stampo.

In una ciotolina fare ammorbidire il burro a temperatura ambiente, ridotto a cubetti.
Tritare grossolanamente i fichi. Portare a ebollizione 3 bicchieri di acqua in una casseruolina. Togliere dal fuoco e unirvi le nocciole e i fichi secchi. Unire il bicarbonato di soda, mescolare delicatamente e lasciar raffreddare. In una terrina mettere il burro ammorbidito, lo zucchero e mescolare sino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere l’uovo leggermente battuto, un pizzico di sale, il composto di frutta secca con il liquido e la farina con incorporato il lievito. Amalgamare bene tutti gli ingredienti e versare il composto in uno stampo da plum-cake prima imburrato e infarinato. Livellare la superficie e fare cuocere in forno preriscaldato a 180° per 45 minuti. Sfornare e sformare il dolce su un piatto di portata. Fare raffreddare prima di servire.

Crostini, Speciali Crostini della Festa!



Crostini di Pane di Zucca con Crema di Noci

Per 4 persone

300 gr di farina, 100 gr di zucca, 150 gr di latte, 20 gr di lievito di birra, 250 gr di ricotta. 50 gr di noci sgusciate, erba cipollina, 50 gr di burro, sale, pepe q.b.

Fare cuocere il pezzo di zucca o a vapore o in poca acqua bollente. Ridurla in purea.

In una terrina mettere 150 gr di farina e unirvi 100 gr di latte caldo in cui avrete sciolto i 20 gr di lievito di birra e la purea di zucca, impastare bene il tutto. Aggiungere il rimanente della farina, il burro ridotto a pezzettini e il sale. Se l’impasto risultasse troppo morbido, aggiungere ancora un po’ di farina. Lasciare riposare per un’ora in luogo tiepido. Lavorare la pasta, formando uno sfilatino di pane dal diametro di circa 4 cm, posarlo su una piastra del forno foderata con carta da cucina unta d’olio e lasciarlo riposare ancora per mezz’ora. Infornare a forno preriscaldato a 160° per 40 minuti. Sfornare e lasciare raffreddare. Tagliare a fettine lo sfilatino, così da ottenere dei crostini, su cui si metterà la crema di noci seguente.
Per la crema di noci: tritare finemente le noci, unirle alla ricotta e aggiungere il sale e il pepe. Amalgamare bene, con un cucchiaio di legno, aggiungendo a filo i 50 gr di latte, sino ad ottenere una soffice spuma, a cui aggiungerete una manciatina di erba cipollina. Farcire con il composto i crostini di pane di zucca.


Crostini con Funghi Porcini e Fonduta

Per 6 persone

6 fette di pancarré, 1 spicchio d’aglio, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, ½ kilo di funghi porcini congelati  o freschi (o altri funghi), ½ bicchiere di vino bianco secco, 2 bicchieri di latte, 1 etto di fontina, 1 etto di gruviera 60 gr di burro, 1 cucchiaio di maizena, olio, sale.

In una piccola casseruola mettere i 2  bicchiere di latte , 30 gr di burro e i due formaggi tagliati a piccoli dadini , 1 cucchiaio di maizena, mescolare delicatamente e lasciare in fusione. Sgelare leggermente i funghi per poterli tagliare a fettine sottili, se sono freschi pulite il gambo dai residui di terra, e con un panno umido il resto del fungo, poi tagliateli a fettine. In una padella con 30 gr di burro e 3 cucchiai d’olio, fare dorare l’aglio, toglierlo e aggiungere il prezzemolo, mescolare delicatamente il fondo e unire i funghi, salare. Dopo pochi minuti di cottura a fuoco vivace, sfumare con il vino, abbassare la fiamma e cuocere ancora per 5 minuti. Spegnere il fuoco e tenere da parte la preparazione. Tagliare a triangolo le fette di pancarré, farle tostare in forno. Mescolare la preparazione dei formaggi nella casseruola e metterla sul fuoco dolce, sempre mescolando sin quando il composto diventi liscio e filante (pochi minuti). Tenere al caldo. Sistemare i crostini su di un piatto di portata, ricoprirli con i funghi e mettere sopra ogni crostino due cucchiai di fonduta. Servire subito

sabato 27 ottobre 2012

Pensieri: Saluto


BUON SABATO ANIME BELLE<3<3<3

BUONGIORNO  e Buon Sabato a tutti!

Lo Sapevate Che: Dal Ventre dei Capodogli....


Dal Ventre Dei Capodogli
Perle Di Ambra Grigia
Più’ Preziose Del Caviale

Richiestissima in profumeria per la fragranza e la proprietà di fissare gli odori, usata anche in omeopatia e in cucina questa sostanza vale venti dollari il grammo, la metà dell’oro

Fra i regali preziosi che la natura fa all’uomo non ci sono solo il caviale o il tartufo, ma anche l’”ambra grigia” prodotta dai capidogli. Nell’agosto scorso un bambino di otto anni, Charlie Naysmith, ne ha raccolto nel Dorset, in Gran Bretagna, una “pepita” di 600 grammi che è stata quotata decine di migliaia di euro. La notizia ha fatto il giro del mondo e Charlie ha dichiarato di voler usare il denaro per costruire un rifugio per animali.
L’ambra grigia vale dunque oro e Floating Gold (oro che galleggia) è infatti anche uno dei nomi con cui è conosciuta nonché il titolo di un libro della University Press in cui il biologo molecolare e giornalista Christopher Kemp ha raccolto notizie storiche e scientifiche su questa sostanza.
Venduta a un minimo di 20 dollari il grammo, è da sempre un ingrediente dei profumi, e non solo per la sua singolare fragranza (ricorda un po’ il muschio bianco, un po’ il
tabacco), ma anche per la proprietà chimica di fissare gli odori.
In realtà la sua origine è tutt’altro che nobile: L’ambra grigia è infatti una secrezione dell’intestino dei capidogli. “”Un po’ come avviene nel processo di formazione delle perle, l’ambra grigia è il risultato della difesa dell’organismo dei cetacei dalle parti cornee (e quindi non digeribili) dei calamari giganti e dagli altri cefalopoli che costituiscono gran parte della loro dieta” spiega Monica Carosi, docente di etologia dell’Università Roma 3.
Una volta espulsa (attraverso le feci o il vomito, a seconda delle dimensioni), l’ambra grigia si secca, si ossida e “matura” a contatto con mare, sole e aria, prendendo col ra non è tempo quell’odore per cui è famosa, senza perdere le sue caratteristiche, alcune benefiche per l’uomo. “Questa sostanza viene infatti impiegata in campo omeopatico, per esempio per curare disturbi dell’apparato digerente” dice Carosi. In passato era ritenuta un potente afrodisiaco, oggi si usa anche per aromatizzare i cibi ed esaltarne i sapori.
Trovarla in natura non è affatto facile: questi sassi cerosi galleggianti vengono trasportati sulle coste o dalle maree o dagli stessi mammiferi piaggiati, che un tempo infatti venivano cacciati e “aperti” dai balenieri per estrarne l’ingrediente. Oggi questo, per fortuna, non si può più fare perché i capidogli sono specie protetta, e i chimici hanno cercato di riprodurre in laboratorio la ricercata sostanza, ma con scarso successo.
Uno dei più grandi blocchi di ambra grigia è stato trovato nel 1914. Pesava quasi cinquecento chili (455), quasi quanto un capodoglio appena nato: un adulto femmina pesa 25 tonnellate, un maschio fino a 50.
Claudia Nuzzarello – Venerdì di Repubblica – 12-10-12

Lo Sapevate Che: Le Bistecche d'Erba.....




Il Cibo Del Futuro? Bistecche d’Erba

L’Olanda cerca alternative al consumo massiccio di carne da allevamento e ha già riprodotto in vitro cellule muscolari bovine per fare Hamburger sintetici. Adesso prova a estrarre Proteine dai prati

Chiunque abbia un prato da tenere rasato sa che l’erba ha una capacità di resistere agli stress, rigenerarsi e crescere, superiore a quella di ortaggi e cereali. Perché allora non mangiarla? L’Idea è venuta a un imprenditore agricolo olandese, Gjialt de Hanne, alle prese ogni anno con montagne di erba da smaltire. De Hanne ha chiesto aiuto ai ricercatori di agro tecnologia dell’Università di Wageningen, e questi hanno concluso che l’erba, contenendo tutti gli aminoacidi e i componenti delle proteine di cui abbiamo bisogno, sarebbe un ottimo cibo per l’uomo….se solo potessimo digerirla. Ora stanno cercando un sistema per isolare le proteine dell’erba dalla cellulosa, puntando in particolare a estrarre l’abbondante RuBisCo, un enzima chiave per la fotosintesi clorofilliana, che ha qualità nutritive superiori a quelle della soia. Se ci riuscissimo, le “bistecche d’erba” potrebbero arrivare sui nostri piatti. In realtà, noi avremmo già degli straordinari convertitori di erba in alimenti proteici: si chiamano mucche.
“Solo che oggi” spiega Andrea Ghiselli, nutrizionista dell’Istituto nazionale per la ricerca su alimenti e nutrizione, “per massimizzare la loro produttività, le nutriamo con cereali e soia, e questo fa sì che un quarto di tutti i raccolti mondiali finisca in mangimi. Un lusso che in futuro non potremo più permetterci, sia perché l’aumento di popolazione richiederà un uso più razionale dei prodotti agricoli, sia perché l’allevamento è una delle maggiori fonti di gas che alterano il clima”. Per questo in Olanda, Paese dell’industria agroalimentare ipertecnologica, si cercano sostituti della carne.
Alcuni mesi fa ricercatori dell’Università di Maastricht hanno ottenuto in vitro strisce di cellule muscolari bovine, che potrebbero già essere trasformate in hamburger. Peccato che questa “carne coltivata” abbia la consistenza e il sapore della gelatina, mancando di sangue e tessuto connettivo. Scarse probabilità di successo sembra avere anche un altro progetto olandese, quello di promuovere l’uso alimentare degli insetti. Nel mondo si consumano 1400 specie di artropodi terrestri, nutrienti e facili da allevare. Ma è difficile che gli occidentali arrivino ad apprezzarli.
Secondo la ricercatrice Morgaine Gaye, per convincerci a mangiarli, basterebbe chiamarli “micro bestiame”. Sarà…..
“Ma le proteine dei vegetali oggi coltivati sarebbero già più che sufficienti per tutti” dice Ghiselli, “basterebbe sprecare meno e diminuire il consumo di prodotti animali. Potremmo usare gli insetti per produrre, per esempio, mangimi per i pesci allevati, riducendo la pressione della pesca sui mari”. Se poi vogliamo proprio una fonte innovativa di proteine, forse la strada migliore sono le alghe, che non hanno bisogno di terra: composta al 65 per cento di proteine (nella carne sono il 25 per cento) e ricca anche di vitamine, omega 3 e minerali, stanno già aiutando a risolvere i problemi di malnutrizione locali.
Alex Saragosa – Venerdì di Repubblica 19-10-12

Delizia del Palato!


Stracciatella

Per 4 – 6 persone

Panna da montare gr 250, 2 uova intere, zucchero 100 gr, cioccolato da grattugiare gr 100.

Montare la panna in un recipiente alto. Lavorare le 2 uova assieme allo zucchero e quando saranno gonfie e ben montate, incorporatevi la panna, facendo molta attenzione perché non smonti. Grattugiate il cioccolato e unitelo al composto. Foderate con un foglio di alluminio o altra carta per alimenti uno stampo di forma rettangolare e versatevi il composto, battendolo perché  si assesti bene nello stampo. Coprite sempre con altra carta e mettetelo nel freezer per almeno tre ore.

Con le Verdure, Piatti Speciali!...


Flan di Patate e Zucca con Salsiccia

Per 4 persone

800 gr di patate a pasta gialla, 300 gr di zucca già pulita, 100 gr di panna fresca, 60 gr di emmenthal, 2 uova, 2 cucchiai di farina, salvia, 250 gr di salsiccia, 1 cucchiaio di semi di finocchio, noce moscata, burro, sale pepe

Pelare mezzo kg di patate e tagliarle a tocchetti. Ridurre a tocchetti anche la zucca e fare cuocere il tutto a vapore per 30 minuti. Passare dallo schiacciapatate facendo cadere la purea in una terrina. Unire alla purea 25 gr di burro, la farina, l’emmenthal grattugiato, la panna, le uova battute, una grattata di noce moscata, un pizzico di sale e pepe. Foderare una pirofila rotonda con carta da forno lavata strizzata e ben imburrata. Rivestire le pareti con le patate rimaste ( lasciarne delle fettine da posare sulla superficie della torta), sbucciate e tagliate a fettine sottilissime. Versare nella pirofila il composto preparato e ricoprirlo con le patate residue. Condire in superficie con 40 gr di burro fuso aromatizzato con qualche foglia di salvia. Mettere in forno preriscaldato a 180° per 30 minuti. Poi alzare la temperatura a 0° e tenere il flan ancora in forno per 15 minuti. Nel mentre spellare e sbriciolare la salsiccia. Farla rosolare in un tegame con 10 gr di burro e i semi di finocchio. Sfornare il flan e servirlo a fette, accompagnandolo con la salsiccia ben calda cosparsa sopra.



Carote Crumble

Per 6 persone

1 kg di carote novelle, curry, latte, sale e pepe. Per la copertura del crumble: 60 gr di farina, 60 gr di pangrattato, 90 gr di pistacchi tostati, salati e tritati grossolanamente, 3 cucchiaini di curry, 100 gr di burro, sale e pepe.

Grattare le carote, lavarle e ridurle a rondelle sottili. Farle cuocere a vapore per 10 minuti. Metterle in una terrina, insaporirle con 2 cucchiaini di curry, sale e pepe. Aggiungere qualche cucchiaio di latte e mescolare bene dolcemente gli ingredienti. In una terrina mettere la farina, il pangrattato, i pistacchi, 2 cucchiaini di cumino, 70 gr di burro ammorbidito a piccoli tocchetti, un pizzico di sale e pepe. Lavorare il tutto con le punta delle dita al fine di ottenere una pasta granulosa. Imburrare con il burro residuo una pirofila. Mettere sul fondo le carote e ricoprirle con la pasta sbriciolata. Fare cuocere in forno preriscaldato a 200° per 30 minuti. Dovesse colorire troppo, coprire la pirofila con un foglio di carta argentata e abbassare il calore del forno a 190°. Servire nella pirofila in tavola.

venerdì 26 ottobre 2012

Pensieri: Saluto


Foto

Buon Venerdì a tutti!

Lo Sapevate Che: Sorridendo....


La Bella Gigogin

“Aveva un bavero color zafferano e la marsina color ciclamino, andava a piedi da Lodi a Milano, per incontrare la bella Gigogin”.
Valeria canticchiava mentalmente questo antico motivetto mentre si esercitava a camminare senza appoggi nel parco adiacente al mausoleo della Bella Rosina.
Le sembrava di ricordare che quei versi fossero dedicati proprio all’amante prediletta di Vittorio Emanuele, anzi la moglie morganatica, che gli aveva dato due figli.
Queste riflessioni la distraevano dalle sofferenze subite di recente. Un fe
more rotto durante uno spaventoso incidente, ore di operazione e sfinente fisioterapia.
“Certo che potevi trovare un posto migliore in cui portarmi – disse ad un tratto a Luigi, il suo compagno – qui c’è una tomba vuota e l’ambiente è un po’ sinistro, una volta ci facevano le messe nere”.
In realtà Valeria si sentiva contenta, nata e vissuta a Mirafiori, era orgogliosa delle sue origini di periferia. Nei locali vicini al mausoleo ora sorgeva una piccola biblioteca e l’intera struttura ospitava mostre e dibattiti.
“L’ho scelto apposta per il tuo passato dark e il tuo amore per i film gotici di Tim Burton” – rispose Luigi facendole l’occhiolino. “Tim Burton, il regista che parla con sensibilità e poesia dei diversi – pensò la giovane donna – farebbe volentieri un film qui”.
Rosina era un’esclusa, in quanto moglie non ufficiale e anche Mirafiori Sud lo è stata per molto tempo nei confronti di Torino.
Quartiere ghetto, dormitorio, lo definivano così. Ma, come il suo femore, era cambiato, si era rafforzato. Le gambe di Valeria e la realtà di quel quartiere erano tornate forti ed in grado di evolversi verso livelli sempre più soddisfacenti di vita e convivenza civile.
Non per niente, dentro il mausoleo, qualcuno voleva realizzare un planetario.
Noria Nalli

Lo Sapevate Che: L'Austerità in Italia...


L’Austerità In Italia?
Due Pesi e Due Misure

Nelle scuole materne si lesina alle maestre il ghiaccio
Sintetico che serve
Per le contusioni. E  nei posti di pronto soccorso il personale paramedico è costretto a risparmiare gli aghi a farfalla per le flebo. E’ la testimonianza drammatica di due ascoltatrici di Prima pagina, la rassegna stampa mattutina di Radio3. Che fa capire, meglio di mille ragionamenti, gli effetti della politica dei tagli quando viene applicata a settori vitali come la sanità e la scuola.
Affiora un’idea dell’austerità quasi etologica, addirittura evoluzionista.
Forte con i deboli e debole con i forti. Rimette in discussione diritti e garanzie fondamentali, ma non chiede conto al ceto politico dei fiumi di denaro sprecati. Gettati letteralmente in faccia al Paese.
Questo spread tra i due pesi e le due misure adottate è la cartina di tornasole di una degenerazione che è antropologica prima ancora che politica. Perché fotografa l’immagine di un’Italia in guerra con se stessa. In preda a una sorta di delirio senile, che non esita a mangiarsi l’avvenire dei propri figli. Senza mettere minimamente in discussione l’idea di economia e di sviluppo che ha portato a tutto questo. Lo ha spiegato benissimo Ariangton Huffington, fondatrice dell’Huffington Post. L’austerity applicata in Europa coincide perfettamente con la definizione clinica della follia: ripeti all’infinito lo stesso errore, sperando che il risultato sia diverso. Come dire curare la malattia uccidendo il malato.
Marino Niola – Venerdì di Repubblica 12-10-12


Delizia del Palato!


Cake al Cioccolato, Uvetta e Mandorle

Per 6 persone

150 gr di burro, 150 gr cioccolato fondente, 150 gr di zucchero, 4 uova, 90 gr di farina, 2 cucchiai di latte, 1 cucchiaino di lievito per dolci, 50 gr di mandorle, 100 gr di uvetta secca.

Far fondere il cioccolato a pezzettini in due cucchiai di latte a bagnomaria. Aggiungere il burro e mescolare. Mettere in una ciotola le uova intere e lo zucchero. Sbattere con la frusta. Poi incorporare la farina, il lievito e il composto di burro e cioccolato, le mandorle a pezzi e l’uvetta ammollata in un po’ d’acqua tiepida e poi ben strizzata. Farlo cuocere in forno preriscaldato a 190°per 40 minuti, non aprendo il forno prima di 30 minuti.

Pesce Mediterraneo, senza colesterolo!


Bucatini con le Sarde e Mollica all'Olio

Per 4 persone

500 gr di bucatini, 800 gr di sarde pulite, 3 mazzi di finocchietto di montagna selvatico, 100 gr di passata di pomodoro, 1 cipolla bianca, 4 acciughe salate pulite e diliscate, 1 cucchiaio di pinoli, 1 cucchiaio di uva sultanina, 1 cucchiaino di zafferano a fili, mollica di pane, ½ bicchiere di vino bianco, olio, sale, pepe.

Pulire il finocchietto, lavarlo e farlo lessare in acqua salata per 30 minuti. Scolare il finocchietto e tenere da parte l’acqua di cottura. Tagliare grossolanamente il finocchietto e farlo soffriggere con 2 cucchiai d’olio in un padellino. Dorare a parte in un tegame con 2 cucchiai di olio la cipolla tritata finemente. Aggiungere le acciughe, il passato di pomodoro. Sfumare col vino bianco. Unire quindi metà delle sarde diliscate, il finocchietto, l’uva passa, i pinoli e lo zafferano. Fare cuocere a fuoco dolce per mezz’ora. Bagnare di tanto in tanto con un poco dell’acqua del finocchietto. A parte soffriggere in una padella con olio in ebollizione le sarde residue. Prelevarle con un mestolo forato e fare assorbire l’olio in eccesso su carta assorbente da cucina. Lessare i bucatini in una casseruola con l’acqua in ebollizione del finocchietto ed eventualmente altra acqua. Farli cuocere al dente. Scolarli e unirli al sugo del tegame. Mescolare delicatamente . A parte far tostare la mollica inumidita con poco olio in una padella. Servire i bucatini con le sarde fritte a parte e ogni commensale verserà sopra la mollica di gradimento.


Insalata di Agrumi e Acciughe

Per 4 persone

400 gr di acciughe fresche, 2 limoni non trattati, 20 gr di pinoli, un mazzetto di rucola, 30 gr di olive nere liguri, olio, sale.

Spremete un’arancia e 2 limoni, raccogliete il succo in una terrina, pulite e spinate le acciughe e mettetele a marinare nella terrina al fresco per circa 2 ore. Sbucciate al vivo un’arancia, tagliatela a fette sottili e suddividetela in 4 piatti insieme alla rucola, alle olive e ai pinoli. Scolate le acciughe dalla marinata , suddividetele nei piatti e conditele con un cucchiaio della marinata, emulsionato con 4 cucchiai d’olio, una presa di sale e una d’origano.

giovedì 25 ottobre 2012

Pensieri: Saluto


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Buona e felice giornata a tutti!

Lo Sapevate Che: Con il Box-Robot.....


Con il Box-Robot
Per i Bambini Prematuri
Crescere E’ Un Gioco

“ Caretoy”, creato dai bioingegneri del Sant’Anna di Pisa
Stimola i piccoli per prevenire e ridurre eventuali danni cerebrali
Ma potrebbe servire anche a individuarli molto precocemente

Quando un bambino nasce prematuro – e solo in Italia ne nascono circa trentamila ogni anno – c’è sempre il rischio che il suo sviluppo neuropsichico non si completi come dovrebbe.
Purtroppo la certezza di eventuali danni la si raggiunge solo quando il bambino ha due-tre anni di età, mentre sarebbe importante intervenire fin dal primo anno, quando il cervello ha il massimo della plasticità e può compensare il deficit in un’area usandone altre.
Un terapista può compiere una stimolazione precoce del cervello in quel periodo, attraverso giochi ed esercizi, per prevenire e ridurre eventuali danni, ma forse un robot potrebbe fare addirittura di più e a costi inferiori. Almeno così pensano i bioingegneri della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, che, coordinando vari gruppi di ricerca – fra cui quello diretto da Giovanni Cioni, direttore scientifico della fondazione per la ricerca e riabilitazione Stella Maris di Pisa, e quello del Centro di neuroscienze riabilitative danese Helen Elsass – hanno creato Care Toy, una sorta di superbox per lattanti, in grado di proporre ai prematuri una serie di giochi stimolanti, usando una rande combinazione di suoni, colori, immagini, luci e movimenti. “Il Care Toy può essere programmato in base alle possibilità e alle esigenze individuali” spiega Paolo Dario, docente di bioingegneria del Sant’Anna, “e quindi in base a ciò che si vuole valutare, stimolare o recuperare nel piccolo. E il programma non è statico, ma evolve, adattandosi ai progressi fatti dal bambino. Inoltre il fondo del box e i giocattoli morbidi da manipolare contengono sensori di pressione, movimento e forza, che inviano a una memoria i dati sui parametri fisici e motori del bambino, mentre una telecamera lo riprende.
Così gli specialisti possono vedere, sotto forma di dati, grafici e video, proposti, e i progressi nel tempo”.
Dei primi otto superbox, due saranno dati agli istituti di riabilitazione e sei a famiglie danesi e italiane.
Gli operatori programmeranno i giochi e riceveranno i dati, via internet. “In due anni contiamo di testare i Care Toy su un centinaio di casi”. Ma la riabilitazione è solo uno degli obiettivi dei Care Toy. “Altrettanto importante sarà vedere se i dati raccolti possano servire a fare diagnosi precoci dei problemi neurologici, prima che i medici possano accorgersene con i consueti strumenti diagnostici”. In futuro Care Toy potrebbe inoltre diventare una specie di Mind Training per ogni lattante. “E stiamo anche valutando un dispositivo simile, ma destinato alla stimolazione mentale degli anziani”.
Alex Saragosa – Venerdì di Repubblica – 12-10-12




Delizia del Palato!...


Caldarroste Flambes

Per 6 persone

1 kg di castagne, un bicchierino di grappa, 5 cucchiai di zucchero, burro.

Praticate delle incisioni nella buccia delle castagne con un coltello affilato, poi arrostitele nella padella apposita bucata. Quando saranno cotte avvolgetele per 5 minuti in un canovaccio pulito e ben inumidito. Poi sbucciatele, mettetele in una padella ben calda dove avrete fatto fondere 30 gr di burro, cospargetele con lo zucchero, irroratele con la grappa riscaldata. Date fuoco alla grappa e servite.

Parlando di "Arrosto!"....


Fracosta di Vitello (arrosto con costine)

Per 8 persone

2 kg di fracosta di vitello, 100 gr di pancetta tesa in una fetta, 3 spicchi d’aglio, rosmarino, timo, alloro, cannella, succo di limone, chiodi di garofano pestati, paprika, brodo, 1 dl di vino bianco, 1 cucchiaio di aceto, burro, olio, sale e pepe.

Tritate 2 rametti di rosmarino con uno di timo, passatevi la pancetta a pezzetti. Incidete la carne e infilatevi la pancetta. Fate la marinata: tritate 1 rametto di rosmarino, 1 dl di timo e mescolateli alle spezie, al vino, all’aceto, al succo di mezzo limone e a uno spicchio d’aglio. Versatela sulla carne e lasciate in frigorifero per 8 ore, girandola un paio di volte. Scolate la carne e asciugatela. Preriscaldate il forno a 220°. Legate alla carne 2 rametti di rosmarino con del refe da cucina e fasciate le ossa delle costine con carta di alluminio. Appoggiatela su una placca da forno, spennellatela con olio e cuocete per 25 minuti. Poi appoggiatela su una pirofila, aggiungete l’aglio e l’alloro e cuocete per un’ora, bagnandola con la marinata filtrata e riscaldata. Dopo 20 minuti, abbassate la temperatura a 180°. Salate e pepate. Togliete la carne dalla pirofila e avvolgetela in carta di alluminio. Trasferite la carne in un’altra pirofila. Copritela con un telo e tenetela a forno spento, semiaperto per 45 minuti. Deglassate il fondo di cottura e fatelo restringere, aggiungendo qualche goccia di limone. Fate fondere 30 gr di burro, unite del rosmarino tritato e insaporite per 5 minuti. Con un coltello affilato tagliate a fette le costine della fracosta. Spennellatele con il burro al rosmarino e ricomponete le costine su un piatto da portata. Servite col fondo di cottura.


Arrosto di Vitello al Latte

Per 6 persone

Un arrosto di vitello di circa 1,2 kg, 1 lt di latte intero, 2 rametti di salvia, burro, sale pepe.

Mescolare 40 gr di burro ammorbidito a temperatura ambiente con due pizzichi di sale e una macinata di pepe. Spalmare l’arrosto con la crema, metterlo in una casseruola e farlo rosolare da tutti i lati. Trasferirlo in una pirofila da forno con tutto il suo fondo di cottura, aggiungere metà del latte e la salvia e metterlo in forno preriscaldato a 180°. Farlo cuocere per 1 ora finchè la carne sia ben cotta, girandola una volta sola. Eliminare dalla carne la pellicola formatasi in superficie e trasferire l’arrosto al caldo. Addensare il fondo di cottura sul fuoco (mettendo in caso di pirofila di vetro lo spargifiamma sotto la pirofila) a calore vivace. Filtrare la salsa e servirla con l’arrosto preventivamente filtrato.

mercoledì 24 ottobre 2012

Pensieri: Saluto


buongiorno <3

Buona giornata a tutti!

Lo Sapevate che: E se con i Sindacati.....


E Se Con I Sindacati
Avesse Visto Giusto
Il Vecchio Agnelli?

Leggo che il senatore Giovanni Agnelli, il primo
della stirpe, vedeva di buon occhio la possibilità
di fare della Fiat,
della sua amata Fiat, una cooperativa con la partecipazione dei sindacati operai. Una prova di più che era un personaggio di prim’ordine. Il nipote, Gianni, non ha mai pensato, che io sappia, a progetti così audaci, ma quando è venuto il suo turno alla guida della società si rendeva conto a sua volta che un buon rapporto col sindacato era essenziale: e lui riuscì a instaurarlo con Luciano Lama, che dirigeva il sindacato più importante. Meno illuminata fu la linea scelta da Vittorio Valletta, che tentò di indebolire il sindacato più combattivo invece di indurlo alla collaborazione. In un modo o nell’altro, comunque, la grande industria deve coprirsi sul fronte sindacale.
I tedeschi sono, da questo punto di vista, i più bravi. La strada della Mitbestimmung è a un passo dalla cooperativa: presuppone la collaborazione (la co-determinazione, per essere precisi) fra capitale e lavoro. E gli americani, quando l’industria automobilistica è entrata in crisi, hanno cercato l’intesa coi sindacati. Il che non significa che i sindacati tedeschi o americani abbiano perso la loro autonomia. Sanno fare sciopero anche loro, quando occorre. Ma la buona salute dell’industria è condizione sine qua non per assicurare la crescita, quindi posti di lavoro; capitale e lavoro, pertanto, devono collaborare.
Si dice che in Italia l’ostacolo, quando si vogliono instaurare buoni rapporti, è a sinistra. E il discorso è lungo, come si suol dire. Dopo la guerra erano molto forti i comunisti, è vero, e i comunisti erano battaglieri. Ma è giusto chiedersi se l’intransigenza della sinistra non fosse dovuta, in buona parte, alle chiusure del padronato. Chi ha più potere deve fare il primo passo verso l’intesa, e il capitale ha più potere del lavoro. IIl vecchio Agnelli così pensava, probabilmente, quando proponeva una cooperativa. Lo si pensa, a Torino, anche adesso?
Piero Ottone – Venerdì di Repubblica – 19-10-12

Lo Sapevate Che: In Ricordo del Cardinale Carlo Maria Martini


Ma Tu Stai Alla Mia Porta

Ma se io, Signore,
tendo l’orecchio ed imparo a discernere
i segni dei tempi,
distintamente odo i segnali
della tua rassicurante presenza alla mia porta.
E quando ti apro e ti accolgo
come ospite gradito della mia casa
il tempo che passiamo insieme mi rinfranca.

Alla tua mensa divido con te
il pane della tenerezza e della forza,
il vino della letizia e del sacrificio.
La parola di sapienza e della promessa, la preghiera
del ringraziamento
e dell’abbandono nelle mani del Padre.

E ritorno alla fatica del vivere
con indistruttibile pace.
Il tempo che è passato con te
sia che mangiamo sia che beviamo
è sottratto alla morte.
Adesso,
anche se è lei a bussare.
Io so che sarai tu ad entrare;
il tempo della morte è finito.
Abbiamo tutto il tempo che vogliamo
per esplorare danzando
le iridescenti tracce della Sapienza dei mondi.
E infiniti sguardi d’intesa
per assaporare la Bellezza.

Carlo Maria Martini

Delizia del Palato!


Dolce al cucchiaio di Mele e Fiocchi D'Avena 

Per 6 persone

400 gr di fiocchi d’avena, 250 gr d zucchero di canna integrale, 4 mele renette, 80 gr di burro.

Portare il forno a 200°. Imburrare una tortiera rotonda di circa 25 cm di diametro. Lavare, pelare e tagliare le mele a fettine non troppo sottili. A parte in una ciotola mischiare all’avena il burro precedentemente fuso. Versare il composto preparato sulle mele e livellare la superficie. Coprire con fiocchetti di burro e infornare per circa 20-25 minuti. Si serve tiepido o freddo, in coppette.