Etichette

venerdì 31 gennaio 2020

Lo Sapevate che: SAN GIOVANNI BOSCO, STORIA DI UN PADRE E MAESTRO DELLA GIOVENTÙ


31/01/2019  Fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fu canonizzato alla chiusura dell’anno della Redenzione nel 1934. Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò «padre e maestro della gioventù». «Alla scuola di don Bosco, noi facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri», disse san Domenico Savio.

Giovanni Bosco nacque in una famiglia contadina ai Becchi, una frazione di Castelnuovo d’Asti (ora Castelnuovo Don Bosco) il 16 agosto 1815. Il padre, Francesco, che aveva sposato in seconde nozze Margherita Occhiena, morì quando lui aveva due anni e in casa non mancarono certo le difficoltà anche perché il fratellastro Antonio era contrario a far studiare il ragazzino che pure dimostrava una intelligenza non comune. A nove anni, Giovanni fece un sogno che gli svelò la missione a cui lo chiamava il Signore: si trovò in mezzo a dei ragazzi che bestemmiavano, urlavano e litigavano e mentre lui si avventava contro di loro con pugni e calci per farli desistere, vide davanti a sé un uomo dal volto luminosissimo che gli si presentò dicendo: «Io sono il Figlio di Colei che tua madre ti insegnò a salutare tre volte al giorno» e aggiunse: «Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti dunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù». Poi apparve una donna di aspetto maestoso, la Vergine Maria che, mostrandogli il campo da lavorare - «capretti, cani e parecchi altri animali» - gli disse: «Renditi umile, forte e robusto» e, posandogli la mano sul capo, concluse: «A suo tempo tutto comprenderai».
UNA STORIA FAMILIARE DIFFICILE
Già allora Giovanni alla domenica, dopo i Vespri, riuniva i suoi coetanei sul prato davanti a casa intrattenendoli con giochi vari e con acrobazie che aveva imparato dai saltimbanchi delle fiere, poi ripeteva loro la predica che aveva ascoltato in chiesa e che, essendo dotato di una memoria eccezionale, ricordava perfettamente. Dopo la prima comunione (il 26 marzo 1826) per sottrarsi alle prepotenze del fratellastro, dovette andarsene da casa, lavorando come garzone alla cascina Moglia. Lì, nel novembre 1829, di ritorno da una missione predicata a Buttigliera d’Asti, si imbatté in don Giovanni Calosso, cappellano di Morialdo il quale, saputo da dove veniva, gli chiese di dire qualcosa sulla predica che aveva ascoltato e il ragazzo gliela ripeté interamente. Il sacerdote, stupito, si impegnò ad aiutarlo negli studi dandogli le prime lezioni di latino. Purtroppo il buon prete morì improvvisamente un anno dopo e Giovanni poté riprendere a studiare soltanto nel 1831, terminando a tempi di record in quattro anni le elementari e il ginnasio. Si pagava la scuola facendo ogni sorta di mestieri: sarto, barista, falegname, calzolaio, apprendista fabbro.

L'INIZIO DELL'APOSTOLATO TRA I GIOVANI
  
Il 25 ottobre 1835, a vent’anni entrò nel seminario di Chieri rimanendovi sei anni e il 5 giugno 1841 era ordinato sacerdote. Subito dopo, su consiglio di san Giuseppe Cafasso, passò al Convitto Ecclesiastico di Torino per perfezionarsi in teologia morale e prepararsi al ministero. E nell’attigua chiesa di san Francesco d’Assisi l’8 dicembre di quello stesso anno cominciò il suo apostolato facendo amicizia con un giovane muratore, Bartolomeo Garelli, che era stato maltrattato dal sacrista perché non sapeva servire la messa. Don Bosco gli fece recitare un’Ave Maria e lo invitò a tornare da lui con i suoi amici. Nacque così l’oratorio. Inizialmente, le riunioni avvenivano nell’Ospedaletto di santa Filomena per bambine disabili, che si stava costruendo a Valdocco per iniziativa della Serva di Dio Giulia Colbert, marchesa di Barolo, perché don Bosco era stato assunto dalla marchesa come secondo cappellano del “Rifugio”, una struttura realizzata da lei per favorire il reinserimento nella società di ex detenute e per salvare dalla strada le ragazze a rischio. Una stanza dell’Ospedaletto fu trasformata in cappella e dedicata a san Francesco di Sales, di cui la marchesa aveva fatto dipingere l’immagine su una parete. L’oratorio, superate diverse traversie, trovò poi la sua sede definitiva a poche centinaia di metri, sempre a Valdocco, nell’aprile 1846: ad esso col tempo si sarebbe aggiunto un internato per studenti e artigiani, mentre nel 1852 sarebbe stata benedetta la chiesa dedicata s san Francesco di Sales. Qualche anno dopo sarebbe nata la Congregazione Salesiana al servizio della gioventù, che avrebbe raggiunto uno sviluppo incredibile in Italia e all’estero.

I LIBRI PER LA GIOVENTÙ
Nel suo instancabile apostolato educativo, il santo trovava anche il tempo di scrivere numerosi libri per la gioventù. In quegli anni furono stampati la Storia Sacra, la Storia Ecclesiastica, la Vita di Luigi Comollo, un giovane seminarista suo compagno di studi morto in concetto di santità, la Corona dei sette dolori, il Divoto dell’Angelo Custode e Il Giovane provveduto, quest’ultimo tradotto, ancora lui vivente, in francese, spagnolo e portoghese.

Nel 1853 cominciò la pubblicazione delle 
Letture Cattoliche per la preservazione della fede nel popolo, che ebbero un successo immediato. Seguirono poi opere agiografiche come la Vita di S. Giuseppe e le Vite dei Papi dei primi secoli. Nel 1877 cominciò il Bollettino Salesiano, ancora oggi diffuso nel mondo in 56 edizioni e in 26 lingue raggiungendo 135 paesi. Fu ancora lui, inoltre, a realizzare la prima tipografia come scuola grafica. Ovviamente, dato il clima anticlericale di allora, l’oratorio di Valdocco fu soggetto a visite e a ispezioni da parte del governo liberale, cui era nota la fedeltà incondizionata di Don Bosco al Papa. Tuttavia, la fama che egli si era guadagnato per la sua opera educativa tra i giovani gli consentì di fare da mediatore nei contrasti tra lo Stato italiano e Santa Sede, come ad esempio nel segnalare al governo i nomi di possibili vescovi per le chiese vacanti. Per questo egli è considerato uno degli antesignani della Conciliazione fra Stato e Chiesa.

LA DEVOZIONE A MARIA AUSILIATRICE
  
Nel 1868 era stata consacrata a Valdocco la basilica di Maria Ausiliatrice, frutto delle grazie straordinarie della Madonna e della fede del santo il quale, quattro anni dopo, ispirato all’alto, realizzava un altro monumento alla Vergine, fondando l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l’educazione della gioventù femminile dopo aver incontrato un gruppo di giovani, in qualche modo consacrate, dirette da don Domenico Pestarino e animate da santa Maria Domenica Mazzarello. Le case dei salesiani intanto si moltiplicavano e nel 1876 Don Bosco organizzò la prima spedizione missionaria, con meta la repubblica Argentina. Da allora l’espansione procedette a ritmi sempre più intensi. Nel 1880 Leone XIII affidò al santo la costruzione del tempio del S. Cuore a Roma, e per questo Don Bosco si recò questuante a Parigi suscitando ammirazione per miracoli e grazie eccezionali da lui ottenuti; nel 1886 si recò in Spagna, accolto altrettanto trionfalmente dalla popolazione. Fece appena in tempo a recarsi a Roma per l’inaugurazione della basilica del S. Cuore, mentre si aggravavano le sue condizioni di salute. Morì il 31 gennaio 1888. Fu beatificato da Pio XI nel 1929 e da lui canonizzato il giorno di Pasqua (1° aprile) del 1934.
Giovanni Paolo II lo definì «
Padre e maestro della gioventù» per la sua pedagogia, sintetizzabile nel “sistema preventivo”, che si basa su tre pilastri: religione, ragione e amorevolezza e si propone di formare buoni cristiani e onesti cittadini. Uno dei capolavori della sua pedagogia fu S. Domenico Savio. Don Bosco, uno dei santi più amati invita, è anche oggi uno dei più invocati e popolari per le grazie che si ottengono incessantemente per sua intercessione.

Speciale: Il Pesce nel piatto! ...☺♥


Riso con Vongole e Fagioli
Per 6 persone

Ingredienti:

450 gr di riso carnaroli, 800 gr di vongole veraci, 200 gr di fagioli della regina secchi, 3 spicchi d’aglio, rosmarino, un ciuffo di prezzemolo, ½ bicchiere di vino bianco, olio, sale e pepe.

Sciacquate i fagioli e metteteli a bagno in acqua tiepida salata per una notte. Sciacquarli nuovamente e fateli cuocere in acqua per 1 ora e mezza. Scolateli e lasciateli raffreddare.
Lasciate le vongole per 1 ora sotto il getto dell’acqua corrente, per eliminare i residui di terra al loro interno e poi scolatele. Mettetele in un tegame largo e basso con 2 spicchi d’aglio tagliati in quattro, il prezzemolo, un cucchiaio di olio e un dito d’acqua. Coprite il tegame e farle aprire. Sgusciarle, eliminate quelle rimaste chiuse. Filtrate il liquido di cottura con un colino coperto da una garza, e tenetelo da parte.
Tritate lo spicchio d’aglio rimasto. Passate parte dei fagioli al passaverdura. Versate in un tegame 3 cucchiai d’olio e unitevi l’aglio un cucchiaino di rosmarino tritato, fate tostare il riso, bagnarlo con vino bianco e farlo cuocere aggiungendo acqua calda all’occorrenza, per 10 minuti. Gli ultimi 5 minuti, unire i fagioli passati e quelli interi, il liquido di cottura delle vongole e fate insaporire, unite le vongole, salate e pepate. Fate cuocere sino a cottura perfetta del riso. Mescolate con delicatezza la preparazione e portate subito in tavola.


Pot-Au Feu di Pesce e Pollo, ricetta Giapponese
(pentola sul fuoco) – spiegazione in fondo alla ricetta)
Per 4 persone

Ingredienti:

12 code di gambero, 12 grosse vongole, 4 filetti di triglia, 1 petto di pollo, ½ cavolo cinese, 1 cipollotto, 10 funghi shitake, 1 tazza di salsa di soia, 5 cucchiai di sake.

Pulire e preparare gli ingredienti: lasciare le vongole a bagno in un contenitore sotto l’acqua corrente per mezz’ora, Lavare accuratamente i gusci esterni, facendo in modo che la eventuale sabbia interna fuoriesca. Tagliare a metà i filetti di triglia.
Tagliare a listerelle il cavolo e il cipollotto, ridurre il petto di pollo a cubetti. Reidratare i funghi in acqua tiepida finché siano morbidi. Tagliarli a pezzi.
Preparare la salsa: unire alla soia il sake.
Portare a bollore nella tajine un fondo di acqua e sistemarvi i pesci, la verdura e il pollo, formando con il tutto una cupola.
Mettere la tajine sul fuoco con il coperchio e lasciar cuocere sin che le verdure, il pesce e il pollo siano cotte (circa un’ora a fuoco medio). Servire con la salsa preparata.

Preparazione Di Piatti Con La Tajine

La tajine è una pentola con nome magrebino. Fatta di terracotta, dalla forma a “pagoda”, il cui coperchio è fatto apposta per facilitare il ritorno della condensa verso il basso e ha nella sommità un pomello che ne facilita la presa. La parte inferiore viene usata per portare il piatto in tavola.
I Tajine più  conosciuti sono il mqualli (pollo con limone e olive), il Kefta (polenta e pomodori), il Mrouzia (agnello con prugne  e mandorle).
Altri piatti usati sono tonno, sardine, verdure.
Le spezie principali sono cannella, zafferano, curcuma, zenzero, aglio, pepe.
In origine la cottura veniva fatta appoggiando la tajine sulla brace. Ora esistono tajine con un fondo di metallo che permettono la cottura su fornelli a gas. Cottura che viene eseguita a fuoco basso, lentamente, affinchè carne e verdura risultino tenere e aromatizzate.


Orata in forno con Verdure
Per 4 persone

Ingredienti:

Una orata di 1 kg, gr 200 carote, gr 200 porri tagliati a fettine, gr 200 di zucchine, 2 cucchiai di aceto, alcuni semi di finocchio, sale, pepe in grani

Salate e pepate l’interno dell’orata e ponetela in un recipiente da forno, disponendovi intorno le fettine di porro, le carote e le zucchine tagliate a dadini. Spolverizzate con poco sale e pepe, aggiungete i semi di finocchio e i grani di pepe, poi bagnate con mezzo bicchiere di acqua nella quale avrete mescolato l’aceto. Coprite e cuocete in forno già caldo a 180° per 40 minuti, scuotendo due o tre volte il recipiente.
Togliete dal forno, fate riposare per 5 minuti e servite.

giovedì 30 gennaio 2020

Lo Sapevate Che: India, 71 anni fa l’assassinio del Mahatma Gandhi La Grande Anima


Mohandas Karamchard Gandhi, detto il Mahatma (in sanscrito significa Grande Anima, soprannome datogli dal poeta indiano R. Tagore), è il fondatore della nonviolenza e il padre dell'indipendenza indiana.
Il nome Gandhi in lingua indiana significa 'droghiere': la sua famiglia dovette esercitare per un breve periodo un piccolo commercio di spezie.
Nato il 2 ottobre 1869 a Portbandar in India, dopo aver studiato nelle università di Ahmrdabad e Londra ed essersi laureato in giurisprudenza, esercita brevemente l'avvocatura a Bombay.
Di origini benestanti, nelle ultime generazioni la sua famiglia ricoprì alcune cariche importanti nelle corti del Kathiawar, tanto che il padre Mohandas Kaba Gandhi era stato primo ministro del principe Rajkot. I Gandhi tradizionalmente erano di religione Vaishnava; appartenevano cioè ad una setta Hindù con particolare devozione per Vishnù.
Nel 1893 si reca in Sud Africa con l'incarico di consulente legale per una ditta indiana: vi rimarrà per ventuno anni. Qui si scontra con una realtà terribile, in cui migliaia di immigrati indiani sono vittime della segregazione razziale. L'indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi connazionali (e da lui stesso) da parte delle autorità britanniche, lo spingono alla lotta politica.
Il Mahatma si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e dal 1906 lancia, a livello di massa, il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta, denominato anche Satyagraha: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita come mezzo di pressione di massa.
Gandhi giunge all'uguaglianza sociale e politica tramite le ribellioni pacifiche e le marce.
Alla fine il governo sudafricano attua importanti riforme a favore dei lavoratori indiani: eliminazione di parte delle vecchie leggi discriminatorie, riconoscimento ai nuovi immigrati della parità dei diritti e validità dei matrimoni religiosi.
Nel 1915 Gandhi torna in India dove circolano già da tempo fermenti di ribellione contro l'arroganza del dominio britannico, in particolare per la nuova legislazione agraria, che prevedeva il sequestro delle terre ai contadini in caso di scarso o mancato raccolto, e per la crisi dell'artigianato.
Diventa il leader del Partito del Congresso, partito che si batte per la liberazione dal colonialismo britannico.
Nel 1919 prende il via la prima grande campagna satyagraha di disobbedienza civile, che prevede il boicottaggio delle merci inglesi e il non-pagamento delle imposte. Il Mahatma subisce un processo ed è arrestato. Viene tenuto in carcere pochi mesi, ma una volta uscito riprende la sua battaglia con altri satyagraha. Nuovamente incarcerato e poi rilasciato, Gandhi partecipa alla Conferenza di Londra sul problema indiano, chiedendo l'indipendenza del suo paese.
Del 1930 è la terza campagna di resistenza. Organizza la marcia del sale: disobbedienza contro la tassa sul sale, la più iniqua perché colpiva soprattutto le classi povere. La campagna si allarga con il boicottaggio dei tessuti provenienti dall'estero. Gli inglesi arrestano Gandhi, sua moglie e altre 50.000 persone. Spesso incarcerato anche negli anni successivi, la "Grande Anima" risponde agli arresti con lunghissimi scioperi della fame (importante è quello che egli intraprende per richiamare l'attenzione sul problema della condizione degli intoccabili, la casta più bassa della società indiana).
All'inizio della Seconda Guerra Mondiale Gandhi decide di non sostenere l'Inghilterra se questa non garantirà all'India l'indipendenza. Il governo britannico reagisce con l'arresto di oltre 60.000 oppositori e dello stesso Mahatma, che è rilasciato dopo due anni.
Il 15 agosto 1947 l'India conquista l'indipendenza. Gandhi vive questo momento con dolore, pregando e digiunando. Il subcontinente indiano è diviso in due stati, India e Pakistan, la cui creazione sancisce la separazione fra indù e musulmani e culmina in una violenta guerra civile che costa, alla fine del 1947, quasi un milione di morti e sei milioni di profughi.
L'atteggiamento moderato di Gandhi sul problema della divisione del paese suscita l'odio di un fanatico indù che lo uccide il 30 gennaio 1948, durante un incontro di preghiera. - https://biografieonline.it/biografia-mahatma-gandh

Speciale: I Piatti del giovedì! ...☺♥


Zuppa in brodo di pollo con Riso e Pollo
Per 6 persone

Ingredienti:

5 cucchiai di riso Roma o Vialone nano, 2 lt di brodo di pollo o gallina, 4 cucchiai di succo di limone, 6 sovracosce o cosce di pollo o un petto di pollo intero, 8 rametti di menta, una cipolla, sale e pepe.

Lavate i pezzi di pollo, asciugateli e metteteli in una pentola, aggiungete la cipolla tritata fine e un pizzico di sale. Coprite col brodo e portate a ebollizione.
Proseguite la cottura per 40 minuti, regolate di sale.
Sgocciolate il pollo, disossatelo, eliminate la pelle tagliate la polpa a listerelle sottili. Unite il riso al brodo in ebollizione, lasciatelo cuocere per 20 minuti. Verso la fine unite la polpa di pollo e il succo di limone. Fate bollire qualche istante e appena tolto dal fuoco, unite le foglioline di menta spezzettate. Regolate di sale e pepe e servite.


Medaglioni di Patate con insalatina di Lattuga e Radicchio
Per 4 persone

Ingredienti:

800 gr di patate a buccia rossa, 160 gr di burro, 1 dl di panna, 100 gr di pecorino, sale e pepe.

Sbucciate le patate, mettetele sulla placca del forno foderata con carta di alluminio e fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti. Lasciate nel frattempo, ammorbidire 140 gr di burro a temperatura ambiente. Quando le patate saranno cotte, toglietele dal forno, lasciatele intiepidire e schiacciatele con una forchetta e mettetele in una terrina. Unite il burro ammorbidito, salate, pepate e amalgamate bene il composto. Modellate tanti medaglioni rotondi larghi circa 4 cm e alti 1 cm. Fate fondere 20 gr di burro in una padella e cuocetevi i medaglioni, facendoli dorare da entrambi i lati. Appoggiateli poi in una pirofila imburrata. Copriteli con la panna, spolverizzateli con il pecorino e fate gratinare a 200° per qualche minuto. Servite subito accompagnati dall’insalatina di lattuga e radicchio.


Piccoli Muffin con Yogurt e Mele
Per 6 persone (2 muffin a testa)

Ingredienti:

250 gr di farina, ½ bustina di lievito in polvere, 50 gr di zucchero, 250 gr di yogurt magro, 2 mele, 120 gr di burro. Stampini per muffin n. 12.

Mettere la farina mescolata con il lievito in una terrina, unire lo zucchero e mescolare. Con 30 gr di burro imburrare gli stampini da muffin.
Lavare, pelare, togliere il torsolo alle mele e grattugiarle. Preriscaldare il forno a 200°. In una scodella battere l’uovo con lo yogurt e il burro residuo fatto fondere prima a bagnomaria. Unirvi le mele grattugiate, mescolare bene il tutto e versare nella terrina con la farina, mescolando rapidamente.
Infornare nel forno preriscaldato per circa 20 minuti, finché siano dorati in superficie. Si possono servire sia tiepidi che caldi, accompagnandoli con salse al cioccolato o crema pasticciera o marmellata.

mercoledì 29 gennaio 2020

Lo Sapevate Che: Oscar Luigi Scalfaro il nono Presidente della Repubblica


Periodi difficili, istituzioni complesse
Oscar Luigi Scalfaro nasce a Novara il 9 settembre 1918. La formazione adolescenziale e giovanile, negli anni difficili del fascismo, si compie all'interno dei circuiti educativi confessionali, in particolare in seno all'Azione Cattolica. Da Novara, dove aveva conseguito la maturità classica si sposta a Milano per completare gli studi presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
E' questa un'altra tappa di rilievo per la sua formazione etica e civile, oltreché istruttiva e professionale. Nei chiostri e nelle aule dell'Università fondata e retta da padre Agostino Gemelli, ritrova quel clima umano e culturale estraneo - quando non addirittura ostile - ai miti e ai fasti del regime fascista, già sperimentato tra le file dell'Azione Cattolica. E, soprattutto, incontra non solamente studiosi di diritto di grande prestigio, ma anche maestri di vita cristiana e di autentica umanità, come ad esempio mons. Francesco Olgiati e lo stesso rettore padre Agostino Gemelli; e, ancora, un gruppo di giovani studiosi e professori destinati ad avere in futuro un ruolo importante nella vita del Paese: da Giuseppe Lazzati ad Amintore Fanfani, a Giuseppe Dossetti, per citare solo alcuni tra i più rappresentativi.
Laureatosi nel giugno 1941, nell'ottobre dell'anno successivo entra in magistratura e contemporaneamente si impegna nella lotta clandestina, prestando aiuto agli antifascisti carcerati e perseguitati e alle loro famiglie. Alla fine della guerra diviene Pubblico Ministero presso le Corti d'Assise speciali di Novara e di Alessandria, investite dei processi ai responsabili degli eccidi contro gli antifascisti, i gruppi partigiani e le popolazioni inermi di quelle zone. Ad allontanarlo definitivamente dalla carriera in magistratura e a spingerlo ad abbracciare l'agone politico (come nel caso di altri esponenti di rilievo del cattolicesimo italiano di quegli anni: si pensi, ad esempio, al giovane e brillante professore di diritto all'Università degli studi di Bari, Aldo Moro) contribuiranno il senso di responsabilità nei riguardi del futuro del Paese e le sollecitazioni della gerarchia ecclesiastica ad aderire e a dare il proprio sostegno all'attività del neonato partito della Democrazia Cristiana, costituito dopo l'8 settembre 1943 da Alcide De Gasperi.
Alle elezioni del 2 giugno 1946 per l'Assemblea Costituente, il giovane magistrato Scalfaro si presenta come capolista per la Democrazia Cristiana nella circoscrizione elettorale di Novara-Torino-Vercelli e risulta eletto con oltre 46 mila voti. Sarà l'inizio di una lunga e prestigiosa carriera politica e istituzionale, nel corso della quale, eletto deputato sin dalla prima Camera del 18 aprile 1948, sarà costantemente riconfermato a Montecitorio per undici legislature. Ricoprirà incarichi di governo e ruoli politici e di rappresentanza di crescente rilievo: segretario e poi vicepresidente del gruppo parlamentare e membro del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana, durante la segreteria De Gasperi (1949-1954), ha fatto parte anche della Direzione Centrale del partito.
Tra il 1954 e il 1960, è nominato più volte sottosegretario di Stato: al ministero del Lavoro e della Previdenza sociale nel primo governo Fanfani (1954); alla presidenza del Consiglio dei Ministri e allo Spettacolo nel governo Scelba (1954); al ministero di Grazia e Giustizia nel primo governo Segni (1955) e nel governo Zoli (1957); al ministero dell'Interno, infine, nel secondo governo Segni (1959),nel governo Tambroni (1960) e nel terzo governo Fanfani (1960). Dopo la breve ma significativa esperienza di vicesegretario politico della Democrazia Cristiana tra il 1965 e il 1966, Scalfaro assumerà a più riprese incarichi ministeriali. Titolare del dicastero dei Trasporti e dell'Aviazione Civile nel terzo governo Moro (1966) e nei successivi gabinetti Leone (1968) e Andreotti (1972), sarà ministro della Pubblica Istruzione nel secondo governo presieduto dallo stesso Andreotti (1972), e poi ministro dell'Interno nelle due compagini presiedute da Craxi (1983 e 1986) e nel sesto governo Fanfani (1987).
Eletto più volte, tra il 1975 e il 1979, vicepresidente della Camera dei deputati, il 10 aprile del 1987 riceverà l'incarico dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga di formare il nuovo governo: incarico poi declinato stante l'impossibilità di dar vita a un gabinetto di coalizione. Dopo avere presieduto la Commissione parlamentare d'inchiesta sugli interventi per la ricostruzione dei territori della Basilicata e della Campania colpiti dai terremoti del 1980 e del 1981, Oscar Luigi Scalfaro diviene Presidente della Camera dei deputati (24 aprile 1992). Un mese più tardi, il 25 maggio dello stesso anno, è eletto Presidente della Repubblica Italiana.
Nel corso del suo mandato presidenziale affronta una delle stagioni per molti versi più difficili e controverse dell'Italia repubblicana, segnata da una duplice crisi: quella economica, quella di natura etica?politica e istituzionale, per certi aspetti ancora più grave e destabilizzante, legata al crescente discredito e alla sostanziale delegittimazione della classe politica della Prima Repubblica, sotto i colpi dello scandalo di Tangentopoli e dei conseguenti procedimenti della magistratura. Una crisi, quest'ultima, destinata ad incrinare in modo sensibile il rapporto tra cittadini e istituzioni e a rendere persino più arduo l'indispensabile radicamento dei principi democratici e dei valori costituzionali nelle coscienze degli italiani.
Nel corso del suo mandato ha tenuto a battesimo ben sei governi, di composizione e orientamenti politici assai differenti, i quali, attraverso un percorso tutt'altro che lineare e pacifico, hanno traghettato il Paese dalla prima alla seconda Repubblica: i presidenti del Consiglio che si sono avvicendati alla guida dell'esecutivo sono Giuliano AmatoCarlo Azeglio CiampiSilvio BerlusconiLamberto DiniRomano Prodi e Massimo D'Alema.
Il suo mandato presidenziale si è concluso il 15 maggio 1999.
Oscar Luigi Scalfaro, nono Presidente della Repubblica Italiana, muore a Milano il giorno 29 gennaio 2012 all'età di 93 anni. https://biografieonline.it/biografia-oscar-luigi-scalfaro

Speciale: Piatti di Carne e Verdure con la Tajine! ...☺♥


La tajine è una pentola con nome magrebino. Fatta di terracotta, dalla forma a “pagoda”, il cui coperchio è fatto apposta per facilitare il ritorno della condensa verso il basso e ha nella sommità un pomello che ne facilita la presa. La parte inferiore viene usata per portare il piatto in tavola.
I Tajine più conosciuti sono il mqualli (pollo con limone e olive), il Kefta (polenta e pomodori), il Mrouzia (agnello con prugne e mandorle).
Altri piatti usati sono tonno, sardine, verdure.
Le spezie principali sono cannella, zafferano, curcuma, zenzero, aglio, pepe.
In origine la cottura veniva fatta appoggiando la tajine sulla brace. Ora esistono tajine con un fondo di metallo che permettono la cottura su fornelli a gas. Cottura che viene eseguita a fuoco basso, lentamente, affinché carne e verdura risultino tenere e aromatizzate.



Tajine Di Verdure
Per 6 persone

Ingredienti:

2 peperoni rossi, 2 peperoni gialli, 2 cipolle rosse, 3 etti di zucca gialla, 2 spicchi d’aglio, 2 melanzane, 3 zucchine, 1 scatola di ceci, 50 gr di polpa di pomodoro.

Per i gusti: 1 cucchiaino di coriandolo tritato, 1 bustina di zafferano, 1 cucchiaino di cumino tritato, 1 cucchiaino di zenzero in polvere, 1 cucchiaino di paprika dolce, olio sale, zucchero, pepe. Un ciuffetto di coriandolo in polvere.

Mettere tutte le spezie in una ciotola, aggiungere 1 cucchiaino di zucchero e mescolare bene.
Lavare e tagliare a piccoli pezzi tutte le verdure.
Mettere 8 cucchiai di olio evo nella tajine e iniziare a cuocere, mettendo i peperoni, le zucchine, la zucca (con la sua buccia), le melanzane. Unire tutte le spezie e quindi tutte le altre verdure mescolando con l’aiuto di un cucchiaio di legno. Aggiungere una tazza di acqua calda e continuare la cottura ancora per 10 minuti.
Quando la preparazione inizia a bollire, abbassare la fiamma, mettere il coperchio e lasciar cuocere a fuoco dolce per 40 minuti.
Si sposta in tavola direttamente nella tajine, spolverando la superficie delle verdure con foglioline di coriandolo fresco.

n.b. La preparazione si può fare anche in un capiente tegame di coccio con coperchio.



Tajine di Zucchine, Patate, carote e Pollo
Per 6-8 persone

Ingredienti:

750 gr di pollo tagliato a pezzi, 3 cipolle bionde tritate, 3 pomodori maturi privati dai semi e tagliati grossolanamente, 3 grosse zucchine tagliate a cubetti, 3 patate tagliate a cubetti, 2 carote tagliate a julienne, 150 gr di olive nere snocciolate, 2 limoni sotto sale (segue ricetta), un mazzetto di prezzemolo tritato finemente, un mazzetto di coriandolo tritato finemente, 2,5 dl di brodo di pollo (segue ricetta), un cucchiaino in polvere di cannella, 2 chiodi di garofano, olio evo, sale, pepe nero.

Scaldare il forno a 170°. In una tajine o in una pentola di coccio, mettere 3 cucchiai d’olio, unire i pezzi di pollo e farlo rosolare a fiamma vivace. Togliere il pollo dalla pentola e tenerlo da parte. Aggiungere 80 gr di olio e fare dorare le zucchine, toglierle dalla pentola e tenerle da parte. Nello stesso olio rosolare le cipolle per 5 minuti, unire i pomodori, fare cuocere per 5 minuti. Aggiungere infine il pollo e le zucchine, le olive, i limoni sotto sale, metà del prezzemolo e metà del coriandolo, il brodo di pollo caldo, i chiodi di garofano e la cannella. Regolare di sale e pepe. Coprire con il coperchio (se è un tegame normale usare della carta di alluminio) e fare cuocere in forno per 1 ora. Guarnire con il prezzemolo e il coriandolo rimasti e portare direttamente in tavola la tajine.



Tajine di Agnello e Datteri
Per 6 - 8 persone

Ingredienti:

2 kg di cosciotto di agnello disossato, tagliato a pezzetti, 1 kg di datteri naturali snocciolati, 5 cipolle bionde tagliate finemente, 2 spicchi d’aglio tritati.

Per i gusti: 1 cucchiaino di zenzero in polvere, 1 cucchiaino di curcuma in polvere, 1 cucchiaino di cannella in polvere, 1 cucchiaio di semi di sesamo tostati, 3 cucchiai di miele, olio, sale.

In una Tajine fare rosolare l’agnello con le cipolle e l’aglio in 50 gr di olio evo.
Fare cuocere a fuoco medio per 8 minuti, comunque fino a doratura, unire lo zenzero, la curcuma e salare. Versare 2,5 dl di acqua calda, coprire la pentola e fare cuocere a fuoco basso per 40 minuti, finché la carne sarà tenera. A questo punto, aggiungere i datteri, il miele e la cannella. Proseguire la cottura a fuoco basso, pentola coperta, per 12 minuti, finché il fondo di cottura si sarà ridotto. Cospargere col sesamo tostato e servire caldissimo nella tajine.

martedì 28 gennaio 2020

Lo Sapevate Che: We are the World compie 35 anni


Trentaquattro anni fa usciva We are the World, il celeberrimo brano pop scritto da Micheal Jackson e Lionel Richel e interpretato da ben 45 big della musica internazionale. Si è trattato della seconda grande superband con finalità benefiche della storia della musica, dopo l’apripista Band Aid, ideata da Bob Geldoff. Ma per We are the World la risonanza fu superiore. Il brano vinse 4 Grammy Award e per molti anni restò il singolo più venduto di sempre. Raccolse 100 milioni di dollari, che  furono destinati alla popolazione etiope, a quel tempo afflitta da un terribile carestia, e ad altre popolazioni africane.

La Storia
L’idea venne nel 1984 al cantante Henry Bellafonte. A fine anno Bellafonte contattò il potente manager Ken Kragen, ch eriuscì in breve tempo a mettere insieme una schiera popstar e rockstar di di fama internazionale.
Micheal Jackson e Lionel Richie scrissero il pezzo. Quincy Jones, il produttore di maggior successo del momento, lo produsse. Poi, con la salita a bordo di Steve Wonder, il progetto decollò. Il nomem ufficiale era USA for Africa, laddove USA stava per United Support of Artists.
In questa vicenda tutto è speciale. E così è stato anche per la registrazione del brano. Partendo da una demo guida registrata il 22 gennaio 1985 con le voci di Jackson e Richie, il successivo 28 gennaio gli altri 43 big si unirono alle registrazioni, avvenute presso gli Hollywood’s A&M Studios di Hollywood.
Perché proprio in quella data? Perché in questo modo gli ideatori potettero sfruttare il fatto che la maggior parte delle star erano già presenti in loco perché partecipavano agli World Music Awards, che si svolgevano quella stessa sera.
La registrazione avvenne infatti di notte. Il produttore Quincy Jones riuscì nella titanica impresa di dirigere 45 artisti e finire il tutto per la mattina seguente.

Speciale: Primi piatti “al baffo”! ...☺♥


Tortino di Verdure al forno
Per 6 persone

Ingredienti:

6 uova, 200 gr di ricotta, 100 gr di fagiolini, 150 gr di patate, 2 carote, 100 gr di pisellini in scatola, 2 cucchiai di pangrattato, 50 gr di parmigiano grattugiato, basilico, olio, sale e pepe.

Lavate e spuntate i fagiolini, lessateli per 10 minuti con le carote pulite. Separatamente lessate le patate per 20 minuti. Sbucciate le patate e tagliatele a dadini con le carote, tagliate i fagiolini a tocchetti di 2 cm. Rompete le uova in una ciotola, sbattetele e incorporatevi la ricotta per ottenere un composto omogeneo. Aggiungete le verdure lessate, i pisellini scolati e sciacquati, metà parmigiano, 5 foglie di basilico spezzettato con le mani, sale, pepe e amalgamate con cura. Spolverizzate con un cucchiaio di pangrattato una teglia prima unta d’olio e versatevi l’impasto. Mescolate il parmigiano e il pangrattato rimasti e cospargete in superficie. Fate cuocere il tortino in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti. Toglietelo, lasciatelo riposare per 1 minuto, quindi servitelo.


Strudel di Verdure e Ricotta
Per 6 persone

Ingredienti:

Pasta sfoglia fresca, 250 gr di ricotta, 1 uovo, un cucchiaio di parmigiano grattugiato, 20 pinoli, un cucchiaio di salsa al pesto, un cucchiaio di pangrattato, verdure miste grigliate (melanzane, peperoni, zucchine) 3 etti, origano, olio, sale.

Tagliare a dadini le verdure leggermente salate, unire i pinoli, formaggio e salsa al pesto. Sbattere l’uovo, tenendone un cucchiaio da parte per la doratura, e unirlo agli ingredienti.
Preparare la pasta sfoglia stesa a rettangolo, ungerla leggermente con qualche goccia d’olio. Fare dei fori nella pasta con una forchetta. Riempirla col composto in modo che si possa richiudere lateralmente e ai due fondi. Spennellarne la superficie col il cucchiaio di uovo, allungato con un po’ d’acqua. Cospargere con sale e origano. Infornare a 180° per 40 minuti.
Con lo stesso composto si può imburrare e infarinare una teglia, usando metà sfoglia per ricoprirla e metà per richiuderla, avendo cura di forare con la forchetta i due pezzi di pasta. Si procederà poi come per lo strudel.


Rigatoni con carciofi e Sgombro
Per 4 persone

Ingredienti:

Uno sgombro di 350 gr, 350 gr di rigatoni, 8 carciofi, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, 1 spicchio d’aglio tritato, 1 limone, 80 gr di pecorino grattugiato, olio, pepe in grani, sale, maggiorana, timo limonato.

Togliere le interiora al pesce lavarlo e sfilettarlo. Insaporirlo con maggiorana e timo limonato e un filo d’olio. Scottarlo in padella per pochi minuti e tenere da parte.
Togliere le foglie più dure ai carciofi, le punte spinose, tagliarli in due, togliere il fieno interno. Ridurli a spicchietti, metteteli a bagno in acqua acidulata perché non anneriscano. In un tegame con 4 cucchiai d’olio, fate rosolare lo spicchio d’aglio, versare i carciofi, scolati e asciugati con carta da cucina, salare e pepare, dopo 3 minuti, unire ½ bicchiere di acqua bollente. Proseguire la cottura per 8 minuti, aggiungendo, se occorre altra acqua. Nel mentre in una casseruola con abbondante acqua salata in ebollizione, cuocere la pasta al dente. Scolarla e versarla nel tegame con i carciofi, unire i filetti di sgombro a tocchetti, spolverizzare con il prezzemolo e l’aglio tritati, mescolare e cuocere per 2 minuti. Togliere dal fuoco, mescolarvi il pecorino e servire.