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martedì 16 maggio 2017

Lo Sapevate Che: Il metodo Alitalia fallisce e dai la colpa ai lavoratori...



La grandiosa tendenza culturale degli ultimi decenni è di colpevolizzare le vittime. Gli stuprati dal nuovo ordine economico se la sono cercata. I quattro miliardi di poveri dovrebbero smetterla di provocare con le proprie agonie la quarantena di super miliardari che concentra la ricchezza del Pianeta. I rifugiati si godano le guerre in casa loro, i giovani costretti a emigrare erano dei rompiscatole, quelli che non trovano lavoro in patria sono bamboccioni, gli insegnanti che si ribellano alla distruzione della scuola pubblica sono dei nostalgici passatisti, chiunque si lamenti del governo è un gufo jettatore. Era quindi ovvio che la colpa del disastro di Alitalia fosse attribuita alle principali vittime, i lavoratori i quali alla fine ne avrebbero decretato la morte votando No a un magnifico piano di tagli del personale e degli stipendi. Volendo recuperare un vecchio totem del giornalismo vintage, i fatti, non è proprio così. Il costo del lavoro è l’ultimo dei problemi dell’Alitalia, quindi l’unico sul quale siano concentrati i manager, i politici e parte dell’informazione. Mentre i vertici delle grandi compagnie europee, Lufthansa, Air France, British, studiavano i nuovi mercati, l’evoluzione del turismo internazionale e gli effetti dell’alta velocità sui mercati interni, i vertici tricolori s’impegnavano con entusiasmo a tagliare teste e stipendi. Tranne s’intende i propri, i più alti d’Europa. Il risultato finale della macelleria è che il costo medio per dipendente di Alitalia (60 mila euro) è oggi al livello delle low cost, Ryanair o Easyjet, anzi un po' meno di Vueling (65 mila) e incomparabile con British o Air France (70 mila e 89 mila). I dipendenti in dieci anni sono scesi da 21 mila a 10 mia, un quarto di British, un ottavo di Air France e un dodicesimo di Lufthansa. Nonostante questo, la compagnia ha accumulato miliardi di rosso. Senza piano industriale e alleati europei era impossibile non correre al fallimento, come avrebbe capito qualsiasi bravo studente della Bocconi, L’accordo del governo Prodi con Air France, l’ultimo treno disponibile, fu stracciato dalla retorica tricolore di Berlusconi, al costo di miliardi. Altri ne sono stati lanciati dalla finestra per sostenere l’idea demenziale di due hub internazionali, Fiumicino e Malpensa. Quindi è arrivato il governo Renzi che, pur di non fare la cosa ormai ovvia da vent’anni – ha sbandierato l’ennesima genialata di un patto con gli arabi di Etihad, già fallito. Il tutto mentre l’Italia spalancava le porte a Ryanair e Easyjet, che poi non pagano le tasse qui. Che fare? Mandare a casa i manager e provare e prendere qualcuno del mestiere? Ma no, licenziare altri lavoratori. Bravi, bene, bis.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di La Repubblica 12 maggio 2017 -

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