Cappello In Testa, Un
Mezzo Sorriso, lui
se ne sta appoggiato al suo bastone. Lei, piccolina, vestitino a fiori,
accucciata ai suoi piedi riflette. Poi con un fumetto annuncia: “Io medito come
far fuori i miei padri”. “Lui”, si riconosce subito, è Mario Monicelli, il
grande maestro del cinema italiano. “Lei” è la “donnina edipica” di Rap, alias
Chiara Rapaccini, pittrice, scultrice, illustratrice (per il sito web de
“L’Espresso” cura il blog di Amori Sfigati), che del maestro è stata compagna e
ora firma “Fantasmi”, singolare galleria di ritratti con cui la Biennale di
Venezia omaggerà il centenario della nascita del padre de “I soliti ignoti”.
“Tutto è iniziato un giorno in cui lo vidi trascinare un grande sacco”, racconta
la Rapaccini: “Mario buttava sempre ogni cosa e anche quella volta disse che
erano documenti del passato di nessun valore. Presi il sacco per aiutarlo e
invece dentro trovai di tutto, sceneggiature e soprattutto centinaia di foto”.
Scatti finora inediti, realizzati tra gli anni ’60 e ’90 dai più grandi
fotografi di scena, da Secchiaroli a Strizzi e Doisneau, sui set di capolavori
come “La Grande guerra”, “I compagni”, “Casanova 70”. Rap le ha recuperate,
stampate su teli di lino e lavorate con pennello, punta secca, ricamo, fumetto,
togliendo parti e inserendo nuova vita. Il risultato sono 20 grandi lenzuola
che saranno “stese” al Palazzo del Casino raccontando altrettanti ironici
dialoghi. “Lo scatto di Vittoria Amati, scelto come locandina della mostra”,
spiega l’artista: Fu realizzato in Maremma. E’ uno dei pochi in cui Mario, che
era sempre incazzato, sorride”. Ma c’è anche un Gassman statuario, con la
camicia bianca di Brancaleone. E poi Totò e la Magnani sul set di “Risate di
gioia”, Goldie Hawn e Giancarlo Giannini in “Viaggio con Anita”. Fra loro
spunta la “donnina”, a giocare e far dispetti a tanti mostri sacri e alla quale
la Rapaccini (che in quell’universo
entrò appena ventenne) fa ironicamente dire: “Vi ho amato tanto, ma mi avete
anche schiacciata. Ora voglio crescere”. Trovando così un nuovo modo per
raccontare il cinema classico attraverso l’arte contemporanea. “E un uomo
curioso come Mario”, assicura, “si sarebbe divertito moltissimo”.
Daniela Giammusso – Monicelli – Venezia 2015 – L’Espresso – 3
settembre 2015 -
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