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mercoledì 30 settembre 2015

Lo Sapevate Che: Beauty Vitamina...



Ormai lo dicono ricercatori, scienziati e nutrizionisti. E così, per qualche signora finora colpevolizzata per il suo indulgere ai formaggi francesi, ai tuorli d’uovo, al foie gras, ai panini imburrati e alla maionese fata in casa come tradizione comanda è finalmente arrivato un attimo di pura estasi. Tutte queste peccaminose e “scorrette” prelibatezze sarebbero infatti ricche della più misconosciuta tra le vitamine: la K2 (i laboratori ne hanno iniziato a scoprire i pregi solo a fine anni 90), che guarda caso è una delle più utili alla salute e alla bellezza femminile, soprattutto se minacciate dall’età. In sintesi, non solo la K2 (mena chinone), prodotta dai batteri intestinali e purtroppo assorbita con difficoltà, tiene alla larga rughe, pelle rilassata, fragilità ossea, colli sensibili, carie ai denti, vene varicose e problemi cardiaci, ma è anche la vera protagonista di quello che i medici hanno definito “il paradosso del calcio”. Perché un’eccessiva calcificazione delle pareti arteriose va di pari passo non solo con i rischi cardiovascolari, di demenza, Alzheimer e ictus, ma anche con la tanto temuta penuria di calcio nello scheletro. Ed ecco che la K2 gioca un ruolo fondamentale nella densità ossea, indirizzando il calcio là dove deve stare e al contempo togliendolo  là dov’è pericoloso che stia. Nel far ciò, interagisce con le “sorelle” vitamine A e D. Altro che farmaci integratori di calcio, dicono nutrizionisti olistici, naturopati e ginecologi attenti alla mezz’età. E dal momento che il cibo più fornito della preziosa (ed esclusiva) K2 è il filamentoso natto, a base di fagioli di soia fermentati – che spesso disgusta anche chi l’ha inventato e cioè i giapponesi – largo a brie, ricotta e a tutti i “latticini crudi” (latte,  burro, burro chiarificato) se derivati da animali nutriti con foraggio fresco e quindi non allevati intensivamente, al fegato d’oca, a manzo e pollo, ai tuorli di uova fresche di galline ruspanti.
E. Muritti – New – Donna di Repubblica – 19 settembre 2015

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