L’Angela Degli
Immigrati è la nuova
patrona d’Europa. Capace di sanare la vergogna ungherese con un tocco magico.
Lezione di civiltà e leadership politica in un’Europa delle patrie e dei grandi
egoismi. Non è questione di numeri, ma di valori, sostiene ora Angela Merkel.
Con la Germania disposta ad accogliere mezzo milione di profughi all’anno, per
i prossimi 2-3 anni. Un miracolo tedesco che non ti aspetti. Già oggi la
Repubblica federale ospita oltre sei milioni di stranieri su una popolazione di
82 milioni di abitanti. La metamorfosi della Cancellieri inflessibile è
destinata a modificare ancora una volta la geopolitica del Vecchio Continente.
Appena due mesi fa la Merkel aveva spinto alle lacrime una bambina palestinese,
Reem, incontrata insieme ad altri studenti in una scuola tedesca. Un video
virale. Le aveva risposto, senza infingimenti, che la Germania non poteva
accogliere tutti quelli come lei: la piccola Reem in un tedesco perfetto aveva
raccontato di provenire con la famiglia da un campo profughi del Libano. Più
fortunata del piccolo Aylan, l’immagine del cui corpicino senza vita sulla
spiaggia di Bodrum, in Turchia, ha suscitato un’ondata emotiva come non mai. La
Germania dunque, sia pure con ritardo, ha deciso di assumere un ruolo guida
nella gestione della crisi umanitaria, con la consapevolezza di dover
affrontare non solo un’emergenza di alcune settimane, ma un fenomeno epocale,
destinato a durare nel tempo. (..) Il Nostro Paese ha fatto tanto in questi anni; solo
in prima linea sul fronte del Mediterraneo. Spesso eroici in mare nell’opera di
soccorso. Più spesso cialtroni a terra nelle pratiche di identificazione,
smistamento e assistenza. (..). Così tra sprechi, cattiva gestione, sandali si
è andato sedimentando un razzismo strisciante, specie tra i ceti più deboli
della nostra società, più esposti all’impatto con i nuovi arrivati. (..) L’Inefficienza Nell’Assistenza e nel controllo degli
immigrati è la causa principe del disagio sociale. L’accertamento dello status
di profugo, quando avviene, dura più di un anno. La stessa Unione europea ci
chiede di accorciare i tempi, L’esasperante lentezza con cui si procede
all’identificazione di chi sbarca sulle nostre coste ha un ulteriore effetto
negativo: se non abbiamo generalità e impronte digitali degli immigrati, men
che mai conosciamo quali eventuali capacitò lavorative e professionali
posseggono. Anche in questo campo la Germania, fa scuola di pragmatismo: ha
aperto le porte ai siriani in fuga, alla popolazione che, nel flusso di
disperati, si distingue per istruzione e formazione culturale. Abbiamo già
raccontato le vite parallele di due siriani scampati a un naufragio nel 2013.
Uno riuscì a entrare in Germania; studiò il tedesco come prevedono i programmi
di inserimento e. ottenuto il riconoscimento della laurea, ora esercita la
professione di medico. L’altro rimase in Italia girovagando dalla Lombardia
alla Calabria senza una prospettiva. Ecco,in questo gioco di specchi deformanti
si intravede come due sistemi nazionali diversi affrontino l’emergenza. L’uno
come opportunità collettiva, l’altro come disastro sociale. Terreno fertile per
il razzismo montante. Dal freddo pragmatismo teutonico una lezione, se non di
umanità, almeno di tutela dell’interesse nazionale.
Luigi Vicinanza – Editoriale – www.lespresso.it - @vicinanzal – L’Espresso
– 17 settembre 2015
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