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domenica 13 settembre 2015

Lo Sapevate Che: In memoria di Anatolij Karol...



E Poi C’è La Non Notizia. La non notizia è la storia edificante. La non notizia è la buona novella, quella che tutto sommato non sposta niente perché il mondo in cui vogliamo vivere – fingendo invece di rifuggirlo, di volerlo diverso, di odiarlo – è un mondo fatto di sfiducia, di farabutti da temere, di lucchetti da chiudere e non di porte da aprire e di braccia da tendere. Camminiamo a spalle strette temendo di essere depredati, derubati, persino scacciati dal nostro stesso Paese. Morto Gheddafi e seppellito l’infame accordo siglato con Silvia Berlusconi ad agosto del 2008, un accordo dal nome rassicurante, “Trattato di amicizia e cooperazione”, è divenuta di nuovo pressante la necessità di preservare, addirittura “difendere” le nostre coste e i nostri mari (nostri? come se una terra o un mare possano avere padroni) da chi fugge l’inferno e per anni ne ha trovato un altro, nei lager che l’Italia aveva commissionato alla Libia, dietro compenso (circa 5 miliardi di dollari in 20 anni, spacciati per risarcimento all’ex colonia). Luoghi dove si infrangevano sogni, luoghi di tortura. In cui i detenuti non erano trattati da esseri umani, prova che la memoria dell’uomo è fin troppo labile e che l’unica vera leva che tutto muove è l’opportunismo. (..). A Parlare Sono I Numeri. Ad agosto del 2008 viene firmato a Bengasi il trattato tra Italia e Libia e nel 2010 il numero di clandestini  che raggiungono le coste italiane diminuisce sensibilmente. Secondo i dati forniti da Frontex, dal 2008 al 2009 gli sbarchi sono diminuiti del 74 per cento. (..). E come le storie edificanti non incontrano i favori dei grandi media, anche quelle che ci sbattono in faccia la nostra meschinità hanno scarsa attenzione: la capacità aberrante di dimenticare la storia e di reiterare sofferenze, finisce per diventare, in fondo, non notizia. E invece io questa notizia voglio raccontarla e mi piacerebbe che venisse ripetuta ogni qual volta degli stranieri, di chi viene da Paesi che non appartengono alla comunità europea, si narrano gesta infami. E’ una notizia triste e in fondo non fa notizia perché racconta una verità fin troppo ovvia che conviene ignorare: non esistono persone buone o persone buone o persone cattive, non esistono categorie di persone che agiscono nel bene e altre che non lo fanno. (..). Anatolij Karol, era ucraino ed è morto a 38 anni mentre in un supermercato di Castello di Cisterna, in provincia di Napoli, ha voluto sventare una rapina. Non è stato un caso, l’ha proprio voluto perché era con sua figlia di un anno e mezzo e aveva già finito di fare la spesa. Stava andando via quando si accorge che due uomini arrivati a bordo di una motocicletta avevano fatto irruzione. Anatolij ha messo in salvo sua figlia ed è tornato indietro. Ha immobilizzato un rapinatore ma l’altro gli ha sparato. Su di lui poi hanno infierito con diversi colpi alla nuca forse procurati non con un coltello ma addirittura con una penna, brandita con rabbia cieca. Questa Ha Fatto Notizia nei media tradizionali solo dopo che i socialnetwork ne avevano diffuso il racconto ma nessun commento importante da parte del governo. Anatolij era ucraino. Fosse stato italiano e il suo assassino uno straniero, oggi su questo caso avremmo avuto attenzione, raccolte firme, cortei. Fino a che i quotidiani sbatteranno in prima pagina il mostro straniero, magari sospettato e non ancora condannato, non ci sarà spazio per altro e saremo destinati a vivere nella paura del diverso. Piuttosto che crederci arricchiti da quanti con noi creano ormai una comunità e più di noi muoiono per difenderla.
Roberto Saviano – L’antitaliano www.lespresso.it –  10 settembre 2015 -

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