Etichette

mercoledì 16 settembre 2015

Lo Sapevate Che: Come in Hnger Games, a chi non è figlio delle élite restano soltanto i talent...



Che cosa significa modernizzare l’Italia? Dopo un quarto di secolo in cui questa è stata la missione dichiarata di qualsiasi governo, il grande totem di successo del berlusconismo, l’ossessione ripetuta in quasi ogni commento da prima pagina, bisognerebbe forse  chiarirsi meglio le idee su che cosa sia davvero moderno e davvero vecchio. Modernizzare significa sfruttare al meglio i progressi compiuti e saper preparare il futuro. Naturalmente molto dipende dal futuro che uno s’immagina. Se il futuro delle società è quello descritto, per esempio, dai romanzi popolari di Suzanne Collins – nazioni governate da oligarchie di ricchi nullafacenti che compaiono sfruttando masse di lavoratori  senza diritti – può darsi che l’Italia, come altri Paesi, si stia molto modernizzando. Nella Panem degli Hunger Games di Suzanne Collins il ceto medio è sparito e con esso le istituzioni le istituzioni democratiche, i giovani  non  figli dell’élite sono destinati a sopravvivere con salari da fame e l’unica possibilità di successo è vincere dei talent show dove il talento consiste nell’uccidere gli altri contendenti. Insomma, siamo sulla buona strada. Se invece si guarda al futuro con maggiore ottimismo, modernizzare un Paese dovrebbe significare saper usare i progressi tecnologici per migliorare la qualità del lavoro e della vita dei cittadini, diffondere benessere e conoscenza, ridurre gli squilibri sociali, geografici e generazionali. L’Italia sarà modernizzata quando sarà fra i primi posti e non fra gli ultimi nella tutela dell’ambiente, lotta alla povertà, equità fiscale, investimento pubblico e privato in ricerca e istruzione, occupazione e reddito giovanile, sviluppo tecnologico delle aziende, numero d’iscritti all’Università e indici di lettura, integrazione degli immigrati, dei quali un Paese con molti anziani e pochi figli ha un disperato bisogno. Dopo un ventennio di “modernizzazione” siamo invece regrediti ovunque. Non è soltanto colpa di chi ha governato, ma anche di noi dell’informazione che abbiamo raccontato una realtà che non esiste, di un Paese assediato dal crimine e invaso dagli stranieri, dove i giovani non hanno voglia di lavorare e chi lavora gode di troppe garanzie, quando sarebbe bastato leggere i rapporti dell’Istat e fare due confronti con altre nazioni europee per capire che i problemi stanno altrove. Certo, lucidare i luoghi comuni è meno impegnativo che girare l’Italia per scoprire che cosa c’è dietro la deindustrializzazione, la distruzione del territorio, il degrado delle città o il collasso dell’università e in genere della cultura. Ma da qui, prima o poi, tocca ripartire.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 11 settembre 2015 -

Nessun commento:

Posta un commento