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lunedì 14 settembre 2015

Lo Sapevate Che: Gli italiani se ne vanno e spesso non ritornano



E Se I Muri Ideologici, giuridici, di filo spinato che si alzano sempre più numerosi – Macedonia, Ungheria, Gran Bretagna, Austria – dovessero  fermare anche i nostri emigranti? Sì, perché gli italiani hanno ricominciato a lasciarsi alle spalle il loro Paese. Come cento, come cinquanta anni fa. Il fenomeno, di cui colpevolmente si parla troppo poco, non è nuovissimo, ma si sta ora aggravando, diventa stabile e continuo. Preoccupante. Tanto che dall’inizio dell’anno sono ormai più i connazionali che se ne vanno in cerca di fortuna degli stranieri che si fermano in Italia: questi scappano dalla fame e dalla guerra e arrivano qui, ma per la maggior parte proseguono. (..). A spingere lontano tanti italiani è, ora come allora, la mancanza di un lavoro, o un lavoro mal pagato, o un reddito che non garantisce più lo stesso tenore di vita. Ad andarsene non sono soltanto i giovani, come raccontano anche le storie dell’emigrazione che fu. Anche i Paesi di destinazione sono per lo più quelli di sempre: Stati Uniti, Brasile e Argentina; va forte l’Australia, che non ha mai ricevuto tante richieste italiane di “visto”; sempre appetibili Germania, Svizzera e Francia; ma oggi è l’Asia – in particolare Giappone, Singapore, Thailandia e soprattutto Cuna – la nuova frontiera della speranza. Comunque, è la Gran Bretagna, addirittura pronta a vietare l’ingresso a chi cerca lavoro, la terra promessa degli italiani in fuga: 71,5 per cento in più da un anno all’altro. A Londra abitano ormai 250 mila italiani, quanti ce ne sono a Verona, più che a Messina, più che a Siracusa e a Monza messe insieme. (..). Ancora. Dicono i numeri che oltre ai giovani tra i 18 e i 34 anni ( 36,2 per cento), dei quali sono uno su tre è laureato, partono gli uomini tra i 35 e i 49 anni (26,8) a conferma che la stagnazione dell’economia ha colpito molto in profondità. Del resto, la disoccupazione viaggia ancora intorno alla rispettabile cifra del 12 per cento e quella giovanile – di molto superiore al 40 – è ancora troppo alta. Tanti sono anche i minori, quasi uno su cinque, indice che a cercare una nuova vita, sono intere famiglie. In altre parole, non stiamo esportando solo futura classe dirigente – che regaliamo a Inghilterra, Stati Uniti, Germania – ma una parte consistente di popolazione caparbia, che non si rassegna, che cerca altrove riconoscimenti e soddisfazioni che qui non ha. Un campanello d’allarme. Da non sottovalutare. Per molti dei nostri nuovi emigranti, l’Italia ha significato negli ultimi vent’anni potere delle caste, corruzione, inquinamento criminale, scarso riconoscimento del merito, vere cause di mancanze di lavoro o di lavori marginali e umilianti. Per ribellarci al triste destino dello zero virgola e per ricostruire un solido tessuto morale, insomma per ritrovare la forza dell’ottimismo, bisognerà impegnarsi ancora molto. Per chi va via e per chi resta.
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it – L’Espresso  - 10 settembre – 2015

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