Voglio ringraziarla per
aver trovato parole così esatte per descrivere l’artista. Io non so se lo sono,
nessuno sa: ma certo mi sporgo negli abissi e mi lancio nel vuoto,
continuamente, sempre in bilico. Sogno solo che un mio quadro o una mia
scultura catturino uno sguardo e comunichino quell’aldilà. Letizia Taliani letizia.taliani@libero.it
Nel suo articolo “Un
vero artista impazzisce per te” noto un errore concettuale dovuto a quell’idea
del Romanticismo che vedeva nell’artista se non un pazzo, quantomeno un
instabile, Si citano spesso come esempi Van Gogh, considerato genio ma folle,
Caravaggio, Modigliani, ecc. Ho assistito personalmente alla creazione di
un’operad’arte e le assicuro che di pazzia non ne ho vista. La creazione di
un’opera d’arte è un fatto assolutamente razionale, non di una razionalità di
comune eccezione, ma di una razionalità ben superiore a quella considerata
normale.
Paolo Nesi vyorik@virgilio.it
Non è l’irrazionalità
che produce folgoranti invenzioni, ma la razionalità, che è uno strumento di
apertura alla comprensione del mistero che ci circonda e che ci consente di
sviluppare le nostre abilità manuali, culturali, artistiche. Loredana Biacino loredana.biacino2@unina.it
Perché tanta paura della follia che ci abita, e alla quale
varrebbe la pena talvolta attingere per sostenere la nostra vita che, come è evidente
per esempio negli entusiasmi d’ampre, non si alimenta di sola razionalità? Non
dico che per essere artisti bisogna essere folli, ma semplicemente che non si
può essere artisti se non si attinge alla propria follia, con quella rigorosa
disciplina che gli artisti si impongono per poterne uscire dopo essercisi
immersi. Dal punto di vista razionale che senso avrebbe l’espressione poetica
di Leopardi che chiede alla Luna: “Dimmi, che fai tu Luna in ciel”.Sappiamo che
cosa fa la luna in cielo, ruota intorno alla Terra e soprattutto non risponde
agli interrogativi umani. to ulteriore”Qui Leopardi non sta al principio di non
contraddizione che regola la ragione, per la quale la Luna è la Luna e non
altro. Affida alla Luna un significato ulteriore, quello per esempio di un
interlocutrice capace di dare una risposta a dei vuoti di senso. Questo
“significato ulteriore” non appartiene all’ordine della ragione, da cui bisogna
in qualche modo uscire per farlo nascere. E in quell’uscita dall’ordine
razionale nasce il poetico. (..). Con la follia che ci abita è bene tenere
sempre un certo rapporto, perché ogni idea nuova, ogni espressione creativa
nasce da lì. E se restassimo chiusi esclusivamente nel cerchio ordinato della
razionalità, la nostra vita non avrebbe slanci, entusiasmi, ideazioni,
fantasie, sogni a occhi aperti e moti del cuore che la ragione a stento riesce
a governare, ma senza i quali la nostra vita perde sapore e alla fine si
spegne. Rispetto a noi, gli artisti fanno un passo in più negli abissi della follia:
qualcuno ne resta sommerso, e qualcun altro è creativo perché da tempo la
abitava. Ma anche noi, che non siamo artisti, per quel tanto che ci è concesso,
non rimuoviamola. Frequentandola con misura, la nostra follia è fonte di vita.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica 26 settembre 2015
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