Fu Ernesto Rossi il
primo a dire che la Chiesa cattolica era disposta a sopportare molte critiche
sul piano dei principi da parte della cultura laica, mentre reagiva con ferocia
quando si affrontava la questione dei soldi. Ho potuto sperimentare di persona
la faccenda di due esponenti
radicali, ho condotto un’inchiesta sul rapporto economico fra lo Stato italiano
e il Vaticano. Ovvero sulla vera e propria Finanziaria di cinque miliardi, ma
qualcuno dice il doppio, che ogni anno i contribuenti italiani versano nelle
casse della Chiesa sotto varie forme, per lo più involontarie, dall’8 per mille
alle esenzioni fiscali. Un’indagine che tutto sommato scopriva l’acqua calda,
fondata su dati noti e quasi totalmente pubblici, limitando al minimo le
speculazioni sui calcoli non certi – per esempio gli aiuti di Stato alle scuole
o agli ospedali privati cattolici – e tenendo nella giusta considerazione
l’utilità sociale di alcune iniziative del volontariato cattolico, come la
Caritas o l’accoglienza agli immigrati. Nonostante tutto questo, la reazione
delle gerarchie ecclesiastiche fu davvero spropositata, con una richiesta
ufficiale del cardinal Bertone, allora segretario di Stato vaticano, di
sospendere l’indagine, un’infinita serie di interventi di vescovi e cardinali,
più un centinaio di articoli in genere insultanti e un intero libro di smentite
pubblicato dal giornale della Cei, l’Avvenire
di Boffo, che ancora non aveva sperimentato il metodo di diffamazione sulla propria pelle. E’ sbalorditivo oggi
ascoltare un Papa che condanna come concorrenza sleale e corruzione il
diffusissimo trucco di mascherare gli alberghi di proprietà ecclesiastica in
conventi e luoghi di culto per evadere l’Imu. Anche agli occhi di un ateo
convinto, questa è la prova che a volte i miracoli accadono. Ma perfino di
fronte alla condanna del Papa, in concreto non accade nulla. Non un politico o
amministratore italiano s’incarica di trarne le conseguenze e chiedere un
accertamento fiscale. Eppure, se un cardinale tuona contro le unioni civili o i
matrimoni gay, la lobby parlamentare cattolica scatta sull’attenti e blocca
all’istante le norme che l’Europa ci chiede di applicare da anni. Lo stesso
accade con la questione dei rifugiati. In Ungheria il premier Orban erige muri
di filo spinato in nome della “difesa della civiltà cristiana” e la Chiesa
ufficiale tace. Anzi, il capo dei cattolici ungheresi, il cardinal Erdo,
s’incarica di smentire il Papa, senza ovviamente nominarlo, argomentando in
un’intervista che aprire le chiese ai rifugiati rischia di assimilare i preti
ai trafficanti di essere umani. Chissà cosa intende dire Francesco quando
prevede che il suo pontificato non durerà a lungo.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 25
Settembre 2015
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