Come la maggior parte delle persone
della mia generazione, tendo a dire che i miei vent’anni, francamente, sono
stati una schifezza. Ormai è opinione corrente che i 20-25enni di oggi, finito
il college, entrano in una strana adolescenza prolungata, piena “delle
contraddizioni e angosce che derivano dal fatto di essere sovra istruiti,
assunti col minimo, generalmente single e residenti in proprio”(..). Meno
chiaro è in quale momento la storia inizia a cambiare verso. Per me le cose hanno cominciato a ingranare, sul piano personale e
professionale, quando ho compiuto 29 anni. Finalmente ho trovato il coraggio di
lasciare un lavoro che odiavo da molto tempo e di andarmene da una città che mi
piaceva ancor meno. Continuavo a lavorare a ritmi molto pesanti, ma finalmente,
ma finalmente cominciavo a ottenere qualche risultato. (..). Da un po’ ho
cominciato a prendere nota di tutte le donne creative che ammiro che hanno
dimostrato quanto valevano a cavallo dei trent’anni. (..) Con ciò non voglio
dire che siete delle fallite se avete compiuto trent’anni e non avete ancora
creato la vostra accademia di danza a New York o non siete autrice di un venerato
varietà televisivo. Voglio solo sottolineare che per moltissime donne la decade
fra i 20 e i 30 è solo un periodo di
riscaldamento. E’ a trent’anni che le cose cominciano a marciare sul serio.
Secondo me c’entra il fatto che molte donne non ci provano veramente, non si
dedicano a qualcosa con tutte se stesse e non si impegnano come matte per farlo
funzionare finché non sono convinte di potercela fare. Le svolte creative e i
successi professionali richiedono una dose rilevante di fiducia in se stesse, e
per costruirla serve tempo. “La mia idea è che gli anni che vanno dai 18 ai 28 sono
psicologicamente i più difficili. E’ in quel momento che ti rendi conto che o
la va o la spacca, che non hai più la scusa della gioventù ed è ora di
diventare un’adulta: però non sei pronta”, scrive Helen Mirren nella sua
autobiografia. Mirren, nonostante tutti i suoi lifting, ha 69 anni e
probabilmente descrive le dinamiche di una generazione diversa. Ma ha ragione
quando parla della difficoltà psicologica dei vent’anni. In particolare le
donne sentono di dover fare grossi progressi nella loro carriera per non essere
ricacciate indietro se fanno figli fra i 30 e i 40 (il tutto cercando di
trovare una persona con cui farli, quei figli). Ma anche per le donne che si
rendono conto di avere ancora tantissime cose da capire, intorno ai 30 comincia
a farsi strada un sentimento di accettazione. “Ultimamente mi trovo a
fronteggiare un diluvio di pistolotti di gente più grande di me che vuol darmi
consigli su come affrontare i trent’anni”, ha scritto Megan Greenwell su Slate
l’anno scorso. (..). Sì, la transizione verso i trent’anni è una transizione
verso un nuovo insieme di aspettative e stereotipi, ma a questa età sei
diventata brava a giocare secondo le regole, oppure hai capito come dribblarle.
La scrittrice Alice Munro una volta descrisse l’inizio della decade dei trenta
come “un’età in cui a volte è difficile ammettere che quella che stai vivendo è
la tua vita”. Secondo me è difficile a ogni età, ma sospetto che a ogni decade
che passa ti diventa più facile, non confrontarti con il modo in cui altre
persone vivono le loro vite. Chi meglio della Munro può sapere che si tratta di
un’abilità che si acquisisce col tempo?
La sua prima raccolta di racconti l’ha pubblicata a 37 anni.
Ann Friedman – Donna di Repubblica – 12 settembre 2015
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