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sabato 19 settembre 2015

Lo Sapevate Che: Dopo i traumi se curi il corpo curi la mente...



I minori e le donne che soffrono di abusi e violenze domestiche, i sopravvissuti agli incidenti e i soldati che tornano dal fronte vengono da esperienze diverse, ma sono accomunati da una condizione che li tormenta: il disturbo post traumatico da stress. “E’ qualcosa che ha il potere di sottrarci alla vita, di impedirci di continuare a funzionare come normali esseri umani” spiega al Venerdì uno dei massimi esperti mondiali sul tema, Bessel van der Kolk, docente di psichiatria alla Boston University School of Medicine, fondatore del Trauma Center di Brookline  e autore del Saggio Il corpo accusa il colpo (..). “Dopo un’esperienza traumatica, il cervello si riorganizza per fare fronte al pericolo: l’effetto perverso è che il paziente rimane ostaggio del passato traumatico. Quindi fa molta fatica ad interessarsi agli altri, non riesce a divertirsi o provare piacere, e interpreta tutto ciò che percepisce alla luce del trauma subito, perché il suo cervello è reso iperattivo dalla paura che il trauma si ripeta. Questo porta ad avere reazioni sproporzionate verso gli altri: una qualsiasi parola all’interno di un discorso o un semplice sguardo possono essere interpretati dal traumatizzato come una minaccia o un’offesa. Così alla lunga ci si autoisola, e al tempo stesso si viene ostracizzati dagli altri”. Come rimediare? Van der Kolk, avendo in terapia centinaia di vittime di abusi e veterani di guerra, ha constatato che le cure basate sulla parola per descrivere il proprio disagio è utile, soprattutto nei casi come le violenze domestiche, dove chi subisce il trauma vive col proprio aguzzino ed è costretto al silenzio. Dopotutto è con le parole che si creano le relazioni con gli altri. Ma la parola, e quindi anche la terapia cognitiva, non è risolutiva, perché ciò che scatena il disagio non sono i ricordi, ma le sensazioni. Il disagio è diventato parte del corpo, e fa sì che certe sensazioni – suoni, immagini, esperienze tattili – dotate del potere di rievocare il trauma, consegnino il controllo della personalità alle parti più primitive del cervello, ossia al sistema limbico, quello delle reazioni “combatti o fuggi” davanti a un pericolo. La chiave di tutto, quindi, è il corpo. “Bisogna agire sul corpo per restituire le redini alla parte razionale del cervello, Un modo che si è rivelato efficace per neutralizzare l’effetto del trauma sul corpo è lo yoga: in uno studio abbiamo visto che è più efficace dei farmaci per il disturbo post traumatico. Un altro sistema efficace è il neuro feedback: si appoggiano elettrodi sulla fronte del paziente e si studiano in tempo reale le sue onde cerebrali mentre si parla con lui o gli si fa svolgere qualche attività, come disegnare. Quando si riscontra un’attività crescente nelle onde cerebrali caratteristiche del disagio traumatico, si rimedia “in corso d’opera”, riportando il paziente alla calma. Dopo varie sedute, il paziente trova più facile tenere a bada le sue emozioni negative”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 11 settembre 2015 -

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