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venerdì 25 settembre 2015

Lo Sapevate Che: L'Università italiana esaminata caso per caso...



Roma. L’ultima novità per le università italiane sono le visite delle Commissioni di esperti dell’Agenzia nazionale per la valutazione, l’Anvur. Un ente che si occupa di fare la fotografia del sistema nazionale accademico e che è finito nel mirino dei Cobas che definiscono i criteri con cui l’Agenzia giudica i più meritevoli “studiati da serial Killers” per “distruggere l’università pubblica” e creare solo “alcuni poli di eccellenza” al Nord. Oggetto del contendere è il 65 per cento della parte premiale del Fondo ordinario – 1,3 miliardi di euro quest’anno – attribuito agli atenei in base alla valutazione dei risultati nel campo della ricerca. Una “gara” che ha seguito rigidi standard internazionali ma che gli atenei contestano chiedendo che venga considerato anche il contesto economico in cui so opera. L’Agenzia, inoltre, sta mettendo in campo nuovi strumenti, sempre più basati sulla qualitatità dei risultati ottenuti e non solo sulla quantità, per cercare di conoscere meglio le 96 Università italiane. Il direttore dell’Anvur, Roberto Torrini, prestato all’università dalla Banca d’Italia, è uno che crede fortemente alla valutazione: “Qui nessuno dà pagelle, ma cerchiamo di garantire un sistema più equo e efficiente che abbia al centro lo studente. Siamo un supporto per gli atenei, non siamo ispettori”. Come? Le visite  iniziate quest’anno sono un primo step. Un Comitato di esperti si installa per una settimana nell’università e osserva il funzionamento dell’ateneo. Certo, sarà lunga: ci vorranno 5 anni. Per adesso si è iniziato con 15 atenei, tutti autocandidati: la prima è stata l’università telematica UniNettuno e le ultime saranno – tra novembre e dicembre – la Lumsa e l’Università della Tuscia. A maggio scorso è toccato all’Università del Molise, un po’ l’emblema dei piccoli atenei che resistono in contesti difficili. Il rettore Gianmaria Palmieri è orgoglioso di essersi messo a disposizione: “Per noi è stata una settimana utile, siamo aperti al confronto e pensiamo che sia giusto, in un sistema moderno, avere un organo esterno che valuti i risultati”. Considerare il contesto, però, è essenziale: “ Nella valutazione sulla Ricerca ci siamo piazzati bene, Ma i nostri laboratori non possono offrire le stesse strutture di chi, per esempio, può permettersi costosi macchinari acquistati magari da una Azienda farmaceutica. O viene considerato questo svantaggio competitivo oppure i nostri risultati positivi devono avere maggior valore”. Anche perché i dati parlano chiaro: l’anno scorso le università hanno subito un taglio del 17 per cento, Ma a farne le spese sono stati soprattutto gli atenei delle aree interne del Paese: - 22,7 per cento.
Cinzia Gunnini – Il Venerdì di Repubblica – 18 settembre 2015

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