Se Il Fantasma di Metternich s’aggirasse oggi per
l’Europa dovrebbe modificare la sua celebre definizione: non l’Italia, ma il
Mezzogiorno è solo “un’espressione geografica”. Tale è lo stato di deriva di
queste aree del paese per quanto scrive il rapporto Svimez sul quale sono
piovute una gragnola di commenti ostili. Conviene attendere il programma che il
presidente Renzi annuncerà per il Mezzogiorno, confortato dai dati positivi sul
mercato del lavoro alla luce dei dati dell’Inps. Ma nel Mezzogiorno e in
particolare in Sicilia tale crescita è di molto inferiore ad altre parti del
paese. Era nell’ordine delle cose, è inevitabile che la macchina dello sviluppo
si muova più rapidamente lì dove essa è già solida. Ma ciò non lenisce il dato
di fatto che la lunga crisi del paese ha ulteriormente allargatola forbice tra
Nord e Sud. Questione secolare, male endemico della storia d’Italia, che fa
impallidire i governi della Repubblica: dopo il crollo del muro di Berlino la
Germania Federale seppe risolvere la distanza che la separava da quella
dell’est con un’efficienza e un coraggio politico che ancora oggi desta
ammirazione. Il Masterplan di Renzi non dovrà dimenticare questa lezione per
dare una svolta al divario tra le due Italie. Mi permetto di segnalare solo
quelle che a me paiono due priorità assolute per il Sud. La prima delle piaghe
del Mezzogiorno è costituita dallo stato di abbandono del territorio. Già i
disastri d’agosto in Calabria e in Campania hanno dato l’allarme. Non ci vuole
la Sibilla cumana per dire che in autunno si verificheranno piogge copiose che
faranno impazzire fiumi e torrenti sgretolando l’Appennino e le aree montuose
del paese arrecando danni ingenti e falciando vite umane. Città comprese. Per
risolvere questo problema ci vorranno decenni, ma l’avvio risoluto di una
politica di risanamento ambientale sarebbe una formidabile spinta
all’occupazione a basso costo per addetti: solo in tal modo il Mezzogiorno
potrà divenire un territorio sicuro, condizione indispensabile ad ogni ripresa
economica e sociale. Il turismo è una risorsa del Sud dicono tutti. La Reggia
di Caserta e le residenze borboniche, sono parte di un piano che fa capo al
Ministero dei Beni culturali, ci auguriamo che decolli. Ma metà
dell’appartamento reale della Reggia è ancora in mano all’Alta Scuola della
Pubblica Amministrazione che fa capo alla presidenza del Consiglio e sfugge a ogni controllo del
Mibac con danni immensi (ne scrissi
diffusamente, il 4 luglio del 2014, su “Repubblica”). Sarebbe immaginabile alla
Reggia di Versailles qualcosa di simile? Domani stesso Renzi, senza spendere un
euro, può varare un provvedimento che restituisca alla Reggia borbonica la sua
integrità monumentale, pesantemente lesa da una lobby che nessuno ha osato rimuovere:
sarebbe un segno, non certo risolutivo ma altamente simbolico per il rispetto
del patrimonio d’arte del paese e il rilancio del turismo.
Cesare de Seta – www.lespresso.it
– L’Espresso 10 settembre 2015
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