Miope Far Finta di niente e dire: passerà anche
Jeremy Corbyn. Troppo facile cavarsela pensando che tanto i laburisti,
inguaiati come sono, non vinceranno nemmeno stavolta. meglio, forse, cercare di
capire perché oggi si imponga proprio un veterano dell0Old Labour, antitutto,
verde e no global, insomma perché la sinistra senta la necessità di guardare
ancora una volta indietro invece che avanti. E poi, se siamo certi che i
laburisti non riusciranno a battere Cameron, perché se ne parla tanto? Dovendo
scegliere un leader dopo i disastri dei fratelli Miliband, i post blairiani
hanno riportato le lancette dell’orologio a prima del 1983 quando Neil Kinnock
ricostruì il partito dopo un decennio tatcheriano, reso possibile proprio dalla
vecchiezza dell’opposizione. La sua carta vincente? Fare piazza pulita degli
antichi slogan. Ma adesso si ricomincia proprio da quelle stesse parole
d’ordine mandate in soffitta. Lo hanno deciso giovani, sindacalisti, professori,,
impiegati statali – il nocciolo duro del partito – che alle primarie hanno
regalato a Corbyn il 60 per cento dei consensi. (..). Questa voglia di far
saltare il banco è spinta dalla più lunga crisi economica del dopoguerra e dal
modo in cui i governi l’anno arginata. Perché se è vero che l’Europa si è
salvata dal default adottando drastiche misure di austerità secondo i canoni
tradizionali della scuola liberista: è altrettanto vero che questa amara medicina
ha acuito diseguaglianze, redistribuito il reddito alla rovescia, creato nuove
esclusioni, ridotto occasioni di lavoro,
aumentato ingiustizie sociali, e in Inghilterra smantellato i trasporti
pubblici e il welfare state, orgoglio della democrazia britannica. (..) Piaccia o No,
questo è il mood diffuso e poco ci si può fare. Del resto, c’è chi pensa alla
politica come a uno strumento di conquista del potere (peraltro, senza potere
come si possono realizzare le cose in cui si crede?); e chi, invece, come a
protesta, testimonianza, ma anche – perché no – passione. sogno, nessuna voglia
di vendere l’anima al diavolo. .Per molti anni la sinistra ha pencolato di più
verso la prima delle due scuole di pensiero nella convinzione che per governare
fosse necessario conquistare il centro dello schieramento. A tutti i costi e
con ogni mezzo . Lo pensava Tony Blair, lo pensa Matteo Renzi, ma lo teorizzava
anche Massimo D’Alema che per anni ci ha ripetuto – citando Togliatti,
nientemeno – che la sinistra ha vinto solo quando si è alleata con il centro di
Dini, di Mastella o di Cossiga, pagando anche il prezzo (di sinistra, di
centro, di destra?) della guerra in Kosovo, e poi meno male che c’è Cuccia, le
banche non si toccano, i sindacati poveri noi….(..)Alla Fine, Forse, è proprio qui il problema. La
sinistra non sfonda fuori del suo alveo storico perché non riesce a rinnovarsi
per rispondere alla società che cambia: così, o si avventura senza rete nella
terra ignota del libero mercato, o si aggrappa al passato, dimostrandosi
comunque incapace di elaborare un programma proprio, riformista e non liberista,
realizzabile e non parolaio, buono a raccogliere consensi, non solo facili
proteste. Speriamo che il ciclone Corbyn spinga non a schierarsi di qua o di
là, ma a cercare un’alternativa al pensiero dominante. Vera, concreta e
percorribile. Se davvero c’è. Auguri a tutti.
Questa settimana www.lespresso.it
- @bmanfellotto – L’Espresso – 24 settembre 2015
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