Scettico, fin dalla più tenera età, di
fantasmi, folletti e spettri, mi sono rassegnato ormai a dividere la casa con
un’invisibile creatura che in famiglia abbiamo chiamato “il fantasma del
termostato”. E’, costui, o costei, un essere incorporeo eppure dotato di
manine, che combatte contro di me per la temperatura dell’aria condizionata,
accessorio vitale in una città del profondo Sud come Washington nella quale,
fino a non molti anni or sono, i diplomatici inglesi ricevevano il soprassoldo
tropicale. Non so chi sia, il “fantasma del termostato”, anche se i sospetti da
anni si sono concentrati sulla creatura di sesso femminile con la quale vivo.
Nonostante i dinieghi sdegnati, al grido di “Io non ho toccato il termostato”,
forse per simpatia, per sintonia, per intuizione o rispettosità, quando mia
moglie gli si avvicina, ruffiano e servile com’è con chi comanda in casa, alza
la temperatura e mi fa sudare. Ho raggiunto la conclusione che anche i
termostati abbiano un sesso e il mio sia femminile, perché anche lui, anzi,
anche lei, predilige il caldo e teme il freddo. La scienza, così come
l’esperienza quotidiana, tende a darmi ragione. La Guerra dei Roses per il condizionamento è un accadimento
quotidiano, con momenti di crisi acutissima soprattutto nei luoghi di lavoro
americani, dove i maschi che controllano la temperatura di interi piani
prediligono climi artici nel loro fanatismo, mentre le femmine rabbrividiscono
armandosi di golfini, scialli, giacchine o, come si può vedere davanti ai
grandi palazzi d’uffici, scappando all’aperto per qualche minuto ogni ora per
riportare soprattutto le estremità a temperature umane. Esiste ormai un’ampia
documentazione sulla discriminazione termica. La facoltà di Medicina di Georgetown
condusse nel 2009 test con i nostri cugini pelosi, le scimmie, e l’esperimento
mostrò che, posti davanti a una stanza fredda e una calda con eguale reazione
di cibo dentro, i maschi invariabilmente sceglievano la stanza fredda e le
femmine quella calda.(..). Neppure i famosi “ormoni pigliatutto” spiegano,
visto che la guerra del termostato si prolunga per tutta la vita, anche oltre
quelle colonne d’Ercole dove la tempesta ormonale di testosterone ed estrogeni
si placa in pozzanghere stagnanti. Il quotidiano Post di Washington, città
dominata dalla vita in ufficio, ha azzardato una soluzione di buon senso, che
come tale non verrà mai adottata: che in estate, gli uomini rinuncino a
completi scuri e cravatta, mentre le donne riservino quegli abitini tanto
carini con spalline spaghetto alle serate dopo il lavoro. Il progresso tecnologico, quello che ha fra
l’altro introdotto l’infernale trovata divorzista della “doppia temperatura”,
in auto come se un grado in più a destra e uno in meno a sinistra potessero
davvero fare differenze climatiche dentro una scatola di latta, ha aggravato,
non semplificato. Termostati tele controllabili a distanza e regolatori
separati in auto scatenano quell’effetto “smanettamento” – espressione
scientifica – alla ricerca dell’impossibile compromesso fra il Sahara femminile
e l’Antartide maschile. E non entriamo neppure nella spaventosa giungla
dell’”umidità”, cara signora. Fermiamoci qui, dunque, anche perché comincio a
sudare. Il folletto del: “Ti giuro, non ho toccato niente” deve avere
smanettato di nuovo il termostato.
Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 20 agosto 2015 -
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