Verrebbe Voglia di regalare un manuale di storia a
Beppe Grillo e a Matteo Salvini, così simili e affratellati nella loro vana
crociata xenofoba. Forse capirebbero, chissà, che le migrazioni degli anni
Duemila non si bloccano con i proclami, i progetti in quattro punti e nemmeno
con i manganelli e i calci in culo, buoni solo a placare cattive coscienze,
titillare pance, alimentare timori che pure sono fondati, ma che proprio per
questo meriterebbero meno superficialità. Sono uomini e donne in fuga che
cercano lavoro, pace, un futuro per i figli – come uno, due, tre secoli fa… - e
sono milioni, tanti per un’Europa che ha smesso di procreare e di crescere:
nessuno li fermerà. E se Grillo & Salvini blaterano coglionerie mentre
scafisti e criminali continuano il loro traffico di corpi, al di qua dei
Balcani, ancora una volta teatro di svolte epocali, l’Europa balbetta. Dalla
storia e da una carta geografica tratterebbero giovamento anche Angela Merkel e
François Hollande, e le cancellerie del Vecchio Continente che continuano a
innalzare inutili muri, giuridici e ideologici, o di rete e filo spinato come
quello che il premier ungherese Viktor Orban ha voluto lungo i 175 chilometri
di confine con la Serbia. Barriere che diffondono paure, riportano a stagioni
nere e che hanno l’unico scopo di rallentare un po’ un fenomeno inarrestabile.
Speriamo che l’Europa cominci a capire che il vero problema oggi è questo, e a
rendersi conto di quanta debolezza politica e istituzionale abbia mostrato
l’enfatizzazione della crisi greca. (..). Quasi Tutti Si Muovono da paesi in guerra o che violano i
più elementari diritti umani, soprattutto (60-70 per cento). Afghanistan e
Iraq. Ma in questo esodo di massa è ormai impossibile distinguere tra chi fugge
in cerca di asilo e chi solo per trovare lavoro, e sempre più spesso la
distinzione fissata nei trattati mostra tutta la sua formale insufficienza. La
stragrande maggioranza di costoro, comunque, guarda alla Germania come alla
terra promessa: qui le richieste d’asilo sono aumentate del 125 per cento, ora
sono a quota 218 mila, si stima che alla fine dell’anno possano essere
7-800mila. Non li ha fermati il filo spinato in Macedonia, poi tagliato, né la
polizia della Serbia e nemmeno il muro dell’Ungheria, prima porta verso
l’Unione. Già, La Serbia, I Balcani: eterna frontiera di migrazioni e
invasioni; storica cerniera tra Oriente e Occidente; campo di battaglia in cui
per secoli si sono consumate guerre per unire o per dividere culture diverse;
dove sono stati inseguiti sogni di unità, o dove un secolo fa si frantumò
l’Europa che c’era; dove per ritrovare un equilibrio di pace sono state
coltivate dittature capaci di comprimere divisioni, populismi, nazionalismi,
ora di nuovo esplosi dalla caduta di altri muri. Balcani che ripropongono
l’antica domanda: questa è l’Europa o no?. Di fronte a tali complesse questioni
– politiche, economiche, culturali – fa tenerezza l’esplosione di sciocchezze
di Grillo & Salvini; e inquieta che, dopo l’ennesimo vertice sottobraccio a
Hollande convocato a nome di altri che non ci sono, Merkel se la cavi con la
richiesta di qualche ufficio timbri in più. E invece stiamo parlando della
storia d’Europa, della sua sopravvivenza o della sua riscossa. Della sua capacità
di trovare forza, unità, tensione morale e politica. Finalmente.
Bruno Manfellotto – Questa Settimana www.lespresso.it
– L’Espresso – 3 settembre 2015
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